Mazzacurati spa, c’è anche un resort

Fermi i lavori del megaprogetto in Toscana firmato dall’architetto Alberto Cecchetto con grand hotel e centro congressi
Giovanni Mazzacurati, a destra, con l'avvocato Giovanni Battista Tomaioli
Giovanni Mazzacurati, a destra, con l'avvocato Giovanni Battista Tomaioli

VENEZIA. Un Grand hotel a 5 stelle nella campagna toscana. C’è anche questo nell’infinita storia del Mose e del suo padre padrone, oggi supertestimone nell’inchiesta, Giovanni Mazzacurati. Una storia interrotta di colpo il 4 giugno del 2014, con gli arresti e l’inchiesta sulle tangenti e i finanziamenti illeciti. Interrotta come il megaprogetto del “Wine & Olive oil Resort Bolgheri hotel 5 stelle” in località l’Aione a Bibbona, provincia di Livorno.

Un progetto faronico, 250 camere di lusso, centro congressi, ottomila metri quadrati di terreno con parcheggi, coltivazioni, verde. Dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni, il progetto firmato dall’architetto Alberto Cecchetto, lo stesso che ha restaurato le Tese dell’Arsenale e la sede del Consorzio, si è fermato. L’avevano presentato nel 2012 Mazzacurati, in qualità di presidente di una società padovana, la Assia srl, insieme alla figlia Giovannella, amministratore delegato. Poco più in là l’altra figlia, Elena, gestisce un’azienda agricola. Una delle tante attività dell’ingegnere, per molti anni presidente e direttore del Consorzio. La sua liquidazione di 7 milioni di euro gli è stata in parte bloccata adesso dai tre commissari che guidano il Consorzio dopo lo scandalo, Luigi Magistro, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo. Il Cvn gli ha trattenuto un milione e 100 mila euro, in attesa di eventuali risarcimenti, per coprire il debito che Mazzacurati aveva contratto acquistando 320 mila euro di azioni Tethis mai pagate.

La piantina del progetto del mega Resort
La piantina del progetto del mega Resort

Adesso Mazzacurati, il padre padrone del Consorzio ora supertestimone del processo Mose, è nella sua casa in California. Difficilmente verrà a testimoniare contro gli imputati. Negli ultimi dieci anni ha gestito un fiume di denaro. Finito non sempre nei lavori del Mose, ma in finanziamenti, consulenze, regalìe.

I sondaggi. Due milioni e mezzo di euro sono stati impiegati dal Consorzio per commissionare sondaggi a istituti di ricerca, quasi sempre alla Tolomeo studi e ricerche, società di Paolo Feltrin. Negli anni d’oro del governo Galan, Mazzacurati finanziava ricerche che nulla avevano a che vedere con l’attività di salvaguardia della laguna, scopo per cui lo Stato finanziava il Consorzio. Fra i temi il Passante di Mestre, la portualità veneziana, l’evoluzione demografica del Veneto. «La comprensione degli umori dell’opinione pubblica», scriveva Mazzacurati, «è fondamentale per un corretto inserimento delle opere nel contesto socio economico».

Contributi a pioggia. Decine di milioni di euro i contributi versati ogni anno dal Consorzio Venezia Nuova a enti e istituzioni veneziane. Ma anche a singoli professionisti, alle aziende e al Comune per l’organizzazione di eventi, alla Fenice e al Patriarcato allora guidato da Angelo Scola. Fondi su cui si è appuntata l’attenzione della Guardia di Finanza per stabilirne la provenienza. La Curia aveva anche ottenuto un finanziamento di 50 milioni di euro (destinati al disinquinamento) dalla Regione di Giancarlo Galan per il restauro del palazzo Patriarcale e del Seminario. Negli anni dal 2005 al 2013 il Consorzio ha finanziato il teatro La Fenice per singole opere con un milione 796 mila euro. Tra i beneficiati anche la Venice Fundation di Franca Coin, che riceve in sette anni 716 mila euro per attività culturali.

È un periodo in cui il Consorzio distribuisce finanziamenti a pioggia alle istituzioni culturali veneziane. 175 mila euro all’Ateneo veneto, 210 mila alla Querini stampalia, 200 mila alla Biennale, 75 mila alla Fondazione Cini, 175 mila all’associazione “Venezia&Venice”, 423 mila al Fai, 19 mila alla Fondazione Pellicani, 60 mila all’Avogaria, 50 mila a Italia Futuro di Enrico Letta. Non mancano i contributi alla politica, con 107 mila per la Provincia, 170 mila per l’Apt, 104 mila per lo Iuav, 297 mila per l’Accademia di Scienze ambientali di Antonino Abrami.

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