Maxifurto all’ospedale «Serve più sicurezza»

San Donà. Ignorata una lettera dei dipendenti che sollevava il problema Il governatore Zaia invoca tolleranza zero. Le indagini dei carabinieri

Un colpo annunciato. All’indomani del furto di farmaci all’ospedale si accende la polemica all’interno della struttura in cui i dipendenti si sentono da tempo esposti a ladri, vandali e persone pericolose che possono liberamente entrare e uscire senza particolari controlli se non chiamando le forze di polizia sul posto. Anche il presidente della Regione Luca Zaia è intervenuto, parlando di tolleranza zero e invocando la massima collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine per trovare i colpevoli. I dipendenti dell’ospedale avevano scritto una lettera indirizzata ai vertici dell’Asl 10 e ai sindacati per denunciare una situazione di profonda insicurezza della struttura sanitaria di via Nazario Sauro. Lettera rimasta nei cassetti, in cui venivano denunciate tutte le lacune rilevate sulla sorveglianza dell’ospedale. La presenza costante di nomadi che si servivano dei servizi igienici e pasteggiavano alle macchinette del caffè, quindi tossicodipendenti più volte segnalati tra i corridoi, senzatetto che dormono regolarmente nella struttura.

Il furto di costosi farmaci dal caveau dell'ospedale, dunque, è maturato in un clima di profonda tensione e paura da parte di chi lavora all’ospedale tutti i giorni e conosce bene le sue frequentazioni più pericolose. Sono stati trafugati 200 mila euro di farmaci, per lo più antitumorali, selezionati accuratamente dai ladri che sono svaniti nel nulla senza trovare particolari ostacoli nel loro cammino. Le indagini dei carabinieri della compagnia di San Donà sono ancora in corso e seguono una pista che potrebbe portare anche allìestero, dove quasi certamente i farmaci sono stati portati per essere rivenduti.

Ora la questione sicurezza torna alla ribalta, dopo che anche il vice sindaco Oliviero Leo ha invocato il consolidamento di un nuovo sistema di protezione. «Simili furti di farmaci oggi non sono una rarità», ha spiegato Leo, «esistono organizzazioni che li rubano per poi rivenderli all'estero dove non si trovano e hanno un fiorente mercato».

Sembra che l'assicurazione per i farmaci non possa coprire l’intero ingente importo, mentre il caveau non risulta fosse protetto da un impianto di allarme. A questo punto ci sono varie alternative. Potranno essere presi in considerazione nuovi e sofisticati sistemi di allarme, porte bilndate e non ultima una sorveglianza privata con una presenza fissa all'interno degli ospdali dell’Asl 10 che ricordiamo sono tre, a San Donà, Portogruaro e Jesolo. Ma i costi per garantire la sicurezza sarebbero molto elevati.

Giovanni Cagnassi

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