Maxi truffa: ecco i cinque veneziani coinvolti
Dall'intromettitore di piazza al direttore sportivo, De Silvestro già nei guai in una vicenda di ’ndrangheta
DE POLO - TOMMASELLA - PORTOGRUARO - ABITAZIONE DI DOZZI DARIO (è quella NON sulla strada, ma quella interna dove c'è la macchina)
VENEZIA. Ci sono l’intromettitore di piazza, il direttore sportivo di una squadra di calcio a cinque, il consulente fiscale e l’ex dipendente di un’azienda che gestisce una darsena. Sono i veneziani finiti nell’inchiesta denominata “Scarica Barile” della Guardia di Finanza e della Procura di Padova che ha consentito di scoprire una frode da 25 milioni di euro. Tutti i veneziani coinvolti nella vicenda sono accomunati dal fatto di essere prestanome in società cartiere che avevano il compito di produrre delle fatture false, allo scopo di coprire evasione fiscale e soldi in nero che poi finivano all’estero.
Raffaele Costa, 47 anni, padovano di nascita, ma residente a Sottomarina in via Tirreno. Ora si trova agli arresti domiciliari. Figura importante nell’organizzazione creata dai padovani Gianni Mingardo e Luigi Scudella, si è prestato, attraverso l’uso del suo nome, a gestire la società di infortunistica attorno alla quale è stata creata la maxi frode. Raffaele Costa ha sempre esercitato, con varie fortune, l’attività di imprenditore. Figlio di un meccanico di macchine agricole. Costa ha due figli ed è appassionato di auto di lusso. Infatti, quando la Guardia di Finanza si è presentata alla sua porta ieri mattina per notificare l’arresto e quindi la detenzione ai domiciliari, gli sono state anche sequestrate una Bmw e una moto d’epoca. Diplomato all’Istituto Tecnico Commerciale “Cestari” di Chioggia, ha lavorato in passato anche presso la darsena Marina di Brondolo. Negli ultimi tempi esercitava la sua attività principalmente a Padova ed è per questo che a Chioggia molti lo hanno perso di vista e altri non lo conoscono affatto.
DE POLO - TOMMASELLA - PORTOGRUARO - ABITAZIONE DI DOZZI DARIO (è quella NON sulla strada, ma quella interna dove c'è la macchina)
Massimo De Silvestro, 49 anni, veneziano di Santa Maria di Sala. Anche lui agli arresti domiciliari. Per lo più ha fatto il prestanome per l’associazione. Del resto, non è la prima volta che finisce nei guai per una vicenda simile. Nel 2017 era stato indagato dalla Procura Antimafia di Venezia che portò in carcere due calabresi vicini alle cosche della ’ndrangheta. Tanto e tale era il vortice di truffe messo in piedi dall’associazione per delinquere guidata da Michelangelo Garruzzo e Antonio Anello, per rilevare aziende in difficoltà nel Veneziano; fare acquisti di ogni tipo per milioni di euro, non saldando mai i conti ai fornitori; portare vongole, carne, frutta, carburante in Calabria e poi far fallire le imprese veneziane, che trovare tante “teste di legno” alle quali intestare le società e capaci di reggere il gioco non era sempre facile. Lunedì sera De Silvestro era al palazzetto dello sport di Quarto d’Altino, che ormai è diventato la sua seconda casa. Ha guardato allenarsi gli atleti dell’Annia Serenissima di Calcio a 5 giocare, la squadra di cui è direttore sportivo da due anni. Una passione grande per lo sport la sua, per il calcio soprattutto. Lunedì fino alle 22,30 si è intrattenuto con allenatori, dirigenti, come faceva sempre. Ha discusso dei piani per la prossima stagione, di giocatori, di tattiche e tecniche. Una persona normalissima e insospettabile. «Non è mai apparso preoccupato», spiegano dall’ambiente sportivo, «mai lasciato trasparire un problema, nulla di tutto ciò».
Dario Dozzi, 46 anni, di Portogruaro, consulente fiscale con studio a Venezia. Prestanome per l’associazione e “spallone” per portare i soldi della truffa all’estero. Ha l’obbligo della dimora. Non è certo una persona che passa inosservata Dario Dozzi: biondo, fisico palestrato, è conosciuto sul litorale anche perché ha ereditato l’attività del padre, pure lui consulente fiscale. Non ha mai nascosto il suo tenero di vita elevato e chi lo conosce sostiene essere legato ai successi lavorativi. A Portogruaro non lo si vede quasi mai, se non a tarda ora, quando rientra dal lavoro. Un tempo faceva la spola tra Portogruaro e Caorle come rappresentante. Ma da quando gestisce la contabilità del mercato ittico di Venezia le sue uscite sul litorale si sono fatte più rare.
Ra Sfriso, veneziano, 40 anni, residente a Marcon. Lavora come intromettitore in Piazza San Marco a Venezia. Ha l’obbligo di dimora. Ha fatto lo “spallone” del denaro in nero da portare all’estero e in particolare in Slovenia. Oltre a questo è stato prestanome per conto di di Mingardo e Scudella. Come il padre, è un intromettitore e invia turisti stranieri verso le varie vetrerie di Murano da cui viene pagato. Con vezzo sulla sua pagina Facebook ha scritto che fa il “personal shopper” e manager del turismo. In Piazza San Marco lo conoscono tutti anche per la sua giovialità.
Pietro Papes, 55 anni, residente a Mirano. Piccoli precedenti reati contro la persona ed è stato in passato denunciato dalla madre per maltrattamenti. È originario di Conegliano. Ha fatto da prestanome per l’associazione. —
hanno collaborato:
Marta Artico;
Rosario Padovano;
e Daniele Zennaro
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