MAXI-RETATA PER LE TANGENTI DEL MOSE Arrestati il sindaco di Venezia Orsoni e l'assessore regionale Chisso. Richiesta di arresto per Galan

Maxi-operazione della Procura di Venezia: 35 persone sono state arrestate a vario titolo nell'ambito dell'inchiesta sull'ex ad della Mantovani Baita. Tra loro il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, l'assessore regionale Renato Chisso e l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. Secondo l'accusa il Consorzio Venezia Nuova "stipendiava" politici, militari e magistrati. Zaia sospende tre dipendenti e revoca l'assessorato a Chisso. Tutte le reazioni politiche  
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 12.10.2013.- Alzo Portelloni MOSE a Porto Lido.-
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 12.10.2013.- Alzo Portelloni MOSE a Porto Lido.-

VENEZIA. Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni è stato arrestato nell'inchiesta per corruzione, concussione e riciclaggio, della Procura di Venezia nell'ambito delle indagini sull'ex ad della Mantovani Giorgio Baita e gli appalti per il Mose. In manette anche l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso.

Secondo fonti della Procura veneziana, a vario titolo, sono finite in manette 35 persone complessivamente ed un altro centinaio sarebbero gli indagati. Tra le persone arrestate anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo nonchè il generale in pensione Emilio Spaziante. La Procura avrebbe chiesto l'arresto anche dell'ex governatore e ministro e Giancarlo Galan attualmente parlamentare e per il quale è necessario il via libera dell'apposita commissione.

Tutti i nomi degli arrestati. Ecco i nomi degli arrestati nell'ambito dell'inchiesta: Andrea Agostinone, Giovanni Artico, Stefano Boscolo Bacheto, Gianfranco (detto Flavio) Boscolo Contadin, Maria Brotto, Enzo Casarin, Gino Chiarini, Renato Chisso, Patrizio Cuccioletta, Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol, Giancarlo Galan (parlamentare, per ora solo richiesta di arresto), Francesco Giordano, Vincenzo Manganaro, Manuele Marazzi, Giampietro Marchese, Alessandro Mazzi, Roberto Meneguzzo, Franco Morbiolo, Luciano Neri, Maria Giovanna Piva, Emilio Spaziante, Federico Sutto, Stefano Tomarelli, Paolo Venuti. Ai domiciliari Lino Brentan, Alessandro Cicero, Corrado Crialese, Nicola Falconi, Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, Giorgio Orsoni, Andrea Rismondo, Amalia Sartori (europarlamentare uscente, provvedimento sospeso), Danilo Turato.

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La diretta con gli aggiornamenti minuto per minuto

Ore 21 Moretti: "Mai avuto dubbi su Orsoni" «Mai avuto dubbi sul sindaco di Venezia e non abbiamo dubbi oggi sull'amministrazione della città. Le responsabilità vanno distinte, il sindaco Orsoni è accusato di finanziamento illecito mentre a Galan si contesta un vero e proprio sistema». Lo ha detto la neo eurodeputata del Pd Alessandra Moretti a Otto e mezzo, su La7.

Ore 19.30. Quagliarello (Ncd): "Meglio che operazione sia arrivata dopo il voto". «In un momento in cui l'attualità sempre più spesso sollecita riflessioni non scontate sul funzionamento degli uffici di Procura, sulla conciliazione tra esercizio dell'azione penale e valutazione delle conseguenze delle iniziative giudiziarie e della loro tempistica su altri beni costituzionalmente protetti, sulla necessità di un nuovo corso nel rapporto tra giustizia e spazio pubblico, il fatto che per interventi a così alto impatto si sia evitata la sovrapposizione con importanti scadenze elettorali nazionali va a tutto vantaggio della credibilità e dell'autorevolezza dell'attività giudiziaria». Lo afferma Gaetano Quagliariello, senatore Ncd, in merito all'inchiesta Mose. «Se non si vuole scadere nell'ipocrisia, è evidente che autonomia e indipendenza reciproca fra giustizia e politica non significano separatezza fra universi paralleli. Tanto l'esercizio dell'azione penale quanto lo svolgimento di una consultazione democratica sono momenti costituzionalmente rilevanti: ferme restando eventuali esigenze indifferibili, il rispetto reciproco fra le due sfere è un valore da sottolineare. Non sappiamo se la mancata sovrapposizione tra l'iniziativa giudiziaria di Venezia e le elezioni europee sia un caso o il frutto di una consapevole valutazione. In ogni caso quando questo accade è un bene per tutti: per la politica e per la giustizia», continua il senatore e coordinatore nazionale di Ncd. Quindi Quagliariello conclude: «come in ogni altra occasione, per il Nuovo Centrodestra valgono i principi del garantismo, vale il rispetto per il lavoro della magistratura che deve fare il suo corso, e vale l'esigenza che eventuali responsabilità individuali non fermino la realizzazione di importanti opere».

Ore 19.00. Finanziamenti a Marchese e alla Marcianum. È coinvolto nell'inchiesta Mose per un finanziamento di 33mila euro, per la campagna delle regionali 2010, il consigliere veneto del Pd Giampietro Marchese, uno degli arrestati dalla Guardia di Finanza. Secondo quanto si apprende, il finanziamento a Marchese è confermato negli interrogatori da uno degli indagati della prima tranche dell'inchiesta, Pio Savioli, consigliere del Consorzio Venezia Nuova e consulente della cooperativa "Coveco", nella cui contabilità è stato rintracciato il passaggio di denaro. Finanziamento "ufficiale" (cioè con relativa fattura) si difendono gli indagati, in realtà, per l'accusa, frutto dei pagamenti del CvN sulla base di false fatturazioni Coveco. Nelle carte dell'inchiesta compare anche la riproduzione di un appunto cartaceo scritto a mano, sequestrato nel luglio 2013 ad una dipendente del Coveco, con le "erogazioni" effettuate dalla coop fino all'11 ottobre 2011. In esso si leggono i nomi di Marchese, ma anche quelli del consigliere regionale del Pd Lucio Tiozzo (33mila euro), della Fondazione Marcianum (100mila euro), il polo pedagogico-accademico fondato a Venezia dall'allora patriarca Angelo Scola, il Pd provinciale di Venezia (33mila) e il Premio Galileo a
Padova (15mila euro). In proposito, il consigliere del Pd Lucio Tiozzo ha dichiarato di aver ricevuto il finanziamento in modo lecito, e di averlo dichiarato ufficialmente al Consiglio Veneto, per i successivi adempimenti, in occasione delle regionali 2010.

Ore 18.45. Tosi (sindaco Verona): "I sindaci del Pd sono schizofrenici". C'è una schizofrenia nelle dichiarazioni dei sindaci del Pd». Così il sindaco di Verona, Flavio Tosi, commentando la raffica di arresti nell'indagine sugli appalti per il Mose, che ha coinvolto anche il primo cittadino di Venezia, Giorgio Orsoni. «Alcuni sindaci importanti - ha spiegato Tosi - portano solidarietà umana al collega Orsoni, in altri casi quando qualcuno ha portato solidarietà umana a chi è stato coinvolto in vicende simili è stato accusato di complicità o altro». «E tutti sanno a cosa mi riferisco» ha aggiunto Tosi parlando, senza nominarlo, della vicenda del suo ex vice, Vito Giacino, in carcere dal 17 febbraio scorso con l'accusa di concussione. Tosi ha poi evidenziato che «dare la colpa alle norme, come ha fatto qualche esponente del Pd, non ha senso. In realtà la disonestà è un fatto individuale, come anche la responsabilità penale è legata alle singole persone». «Quindi - ha continuato - non si può imputare alle norme di emergenza il fatto che ci sia la corruzione, ammesso che ci sia perchè vale la presunzione d'innocenza, finchè non ci sarà l'esito definitivo del processo penale». «Poi - ha concluso - è paradossale tirare in ballo il governatore Zaia, che non c'entra assolutamente nulla in questa vicenda. Dare la colpa a Zaia è veramente assurdo».

Ore 18.30. Il ministro Galletti: "Cambiare procedure anti-corruzione". «La questione dell’inchiesta sul Mose che ha portato a molti arresti, è un fatto rilevante che riguarda l’ambiente ma soprattutto la magistratura che deve poter fare il suo corso senza interferenze»: così Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, ha commentato oggi ad Ancona - all’inizio della sua intervista pubblica nel contesto della manifestazione «Panorama d’Italia - i fatti di Venezia». Da parte del governo c’è la massima fiducia nella magistratura e massima disponibilità e trasparenza verso il lavoro dei giudici. Anche recentemente, quando altre inchieste ancora la scorsa settimana hanno toccato il mio ministero, l’input politico è stato questo. Trasparenza e collaborazione è l’atteggiamento giusto anche a vantaggio degli indagati che vogliano e possano provare la loro innocenza, e proprio a vantaggio della presunzione d’innocenza». «Mi ha impressionato la vastità dell’iniziativa«, ha aggiunto Galletti. «Se il quadro fosse confermato saremmo di fronte a un fenomeno molto grave. Ma soprattutto rilevo che ogni volta che in questo Paese c’è un’opera pubblica di grandi dimensioni, dalla magistratura ci si passa. Qui c’è qualcosa che non va. Credo che il comitato anticorruzione abbia proprio come primo compito di partire da questo dato preoccupante. Le procedure, così come sono formulate, non funzionano fino in fondo».

Ore 18.05. Stipendio anche per un magistrato della Corte dei Conti. Uno "stipendio" di 300-400mila euro all'anno, che nel 2005 e 2006 è arrivato a 600mila euro: è quanto avrebbe percepito il magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone, indagato nell'inchiesta sul Mose per aver «compiuto atti contrari ai suoi doveri». Lo scrive il Gip Alberto Scaramuzza nell'ordinanza di custodia cautelare.

 

Ore 17.55. Zaia: io dimettermi? Non devo espiare nulla. «Mi sono assunto la responsabilità di applicare una procedura di legge che prevede ci sia facoltà per il presidente regionale di impugnare i contratti di lavoro». Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, a proposito del coinvolgimento nell’inchiesta sul Mose di dipendenti regionali. «Non ricoprono più quella funzione», ha aggiunto Zaia. «Sono riuscito a firmare i provvedimenti di sospensione dei dipendenti della Regione dei due dirigenti Artico e Fasiol, oltre a Casarini»

Ore 17.45. Zaia sospende tre dipendenti coinvolti e revoca Chisso. Il presidente ha dato notizia di aver firmato la sospensione di tre dipendenti coinvolti (Artico, Fasiol e Casarin) e di aver revocato le deleghe a Chisso.

Ore 17.42 Zaia: mi hanno svegliato alle 7 con questo tsunami. La conferenza stampa del governatore: "Incondizionata fiducia nella magistratura, spero che in tempi brevi tutti possano chiarire la loro posizione nell'interesse loro e di tutti i veneti". Il presidente: "L'ordinanza sono 730 pagine, ne viene fuori un quadro che, ove confermato, sarebbe assolutamente nuovo. Si legge di stipendi di un milione a politici, cose cui noi comuni mortali non siamo abituati".

Ore 17.30. Serracchiani (Pd): "Strappare costume corruzione". «La scoperta di un giro di corruzione connesso alla realizzazione del Mose è un colpo doloroso, soprattutto per il tessuto sano della politica e dell'amministrazione, che inevitabilmente subisce il riflesso di questi atti indegni». Lo ha affermato la vicesegretaria del Pd e presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. «In casi come questi, affidarci con fiducia alla magistratura è doveroso - ha proseguito - ma altrettanto imperativo è attuare tutte le misure, anche legislative, necessarie a impedire che si creino spazi in cui il malaffare possa ancora infilarsi e prosperare». Per Serracchiani, «bene ha fatto il presidente del Consiglio a chiamare Raffaele Cantone alla guida dell'authority anticorruzione, esprimendo una chiara volontà di andare nella direzione di una legislazione snella ed efficace, che disponga l'attuazione di controlli preventivi e trasparenza». «Per uscire dalla crisi, la vecchia politica deve strapparsi di dosso i suoi sporchi costumi - ha aggiunto - non solo perchè il crimine è sempre inaccettabile, ma anche perchè la corruzione rappresenta una spaventosa tassa aggiuntiva che pesa sull'economia e sui cittadini». «Non serve demonizzare le grandi opere di cui il Paese ha bisogno, ma affinchè generino vera crescita occorre che alle loro fondamenta ci sia la legalità. In particolare, il nostro nordest ha capacità enormi di creare ricchezza, e certo - ha concluso Serracchiani - non merita di essere soffocato e umiliato da scandali come questo»

Ore 17.00. Italia Nostra: "Dighe mobili inutili". Italia Nostra coglie l'occasione di una lettera di un anno fa dell'ex presidente della sezione di Venezia Gherardo Ortalli, per ricordare le contestazioni fatte al progetto delle dighe mobili alle bocche di porto della città lagunare, «mentre è in corso la bufera riguardo alle indagini e agli arresti legati alla costruzione del Mose che coinvolgono personaggi di primo piano della politica e del Consorzio concessionario dei lavori del Mose». La lettera scritta da Ortalli all'epoca - ricorda Italia Nostra - «ripercorre rapidamente le tappe principali del lungo percorso, durante il quale molte volte Italia Nostra si è trovata ad essere assolutamente sola oppositrice - spesso nella derisione generale - di forze preponderanti sul piano economico e politico». «Italia Nostra - conclude la nota - denuncia oggi che le stesse modalità con cui è stato approvato il Mose si stanno riproducendo nella scelta per un percorso alternativo alle grandi navi crocieristiche in laguna, scelta che si vuole fare con urgenza e senza valutare tutte le alternative. E soprattutto non considerando che il crocierismo in Laguna porta benefici economici per pochi e danni all'intera collettività, all'ambiente e alla salute delle persone»

 

Ore 16.45. Galan: "Chiedo di essere ascoltato, ho le prove della mia estraneità". L'ex governatore del Veneto e attualmente deputato di Forza Italia ha diffuso una nota. «Dalle prime informazioni che ho assunto e da quanto leggo sui mezzi d’informazione - si legge -, nel dichiararmi totalmente estraneo alle accuse che mi sono mosse, accuse che si appalesano del tutto generiche e inverosimili, per di più, provenienti da persone che hanno già goduto di miti trattamenti giudiziari e che hanno chiaramente evitato una nuova custodia cautelare, mi riprometto, dopo approfondita disamina degli atti con il mio collegio di difesa, di difendermi a tutto campo nelle sedi opportune, con la serenità e il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita». «Spiace - continua Galan - non essere stato ascoltato prima, dato che sono molti mesi che si indaga intorno a questa vicenda e mi sono sempre dichiarato più che disponibile a fornire le informazioni necessarie nella trasparenza più assoluta. Chiederò di essere ascoltato il prima possibile con la certezza di poter fornire prove inoppugnabili della mia estraneità».

 

Ore 16.30. De Poli (Udc): "Serve massima trasparenza". "Serve massima trasparenza negli appalti pubblici che dovrebbero essere come una 'casa di vetro'. Le opere pubbliche sono pagate dalla collettività e ciascun cittadino ha il diritto di sapere come vengono spesi i soldi fino all'ultimo centesimo. La corruzione è un cancro che va contrastato con forza dalla classe politica con lo strumento della trasparenza e riducendo, ad esempio, il numero eccessivo e sproporzionato di stazione appaltanti". Lo afferma in una nota il senatore Udc e vicesegretario vicario del partito Antonio De Poli. "Nell'inchiesta sul Mose di Venezia - aggiunge De Poli - i fatti contestati sono gravi se confermati. Abbiamo piena fiducia nella magistratura: ora si accerti la verità ma no al fango mediatico nei confronti di arrestati e indagati". "Al di la di tutto, per il Veneto e per Venezia è un giorno triste", conclude De Poli.

Ore 16.25. Civati (Pd): "Selezionare classe dirigente". Il sindaco di Venezia Orsoni del PD è stato posto ai domiciliari per la vicenda Mose. Cosa ne pensa il suo collega di partito Pippo Civati? «Io spero che tutti siano innocenti, ma è importante capire se ci sono gli strumenti e se si possa fare una selezione della classe dirigente per cui vengano premiati coloro che hanno potere e che portano i propri interessi ma anche coloro che abbiano un margine di libertà maggiore». Civati lo ha affermato a "Un Giorno da Pecora", il programma di Rai Radio2.

Ore 16.20. Puppato (Pd): "Il Pd ha già voltato pagina". «Dall’inchiesta sul Mose viene fuori la parte peggiore della politica del passato», mentre «noi con Renzi stiamo voltando pagina da tutto questo». A sostenerlo è la senatrice Pd Laura Puppato. «Quello che ho sempre contestato, fin da quando ero capogruppo del Pd nel consiglio regionale del Veneto, è che per i lavori in Italia si sia sempre agito o in emergenza o comunque, come con la legge obiettivo, in deroga alle normative, creando un’area opaca in cui venivano a mancare trasparenza e garanzie e in cui potevano purtroppo proliferare meglio corruzione e infiltrazioni di ogni tipo», ha aggiunto. «Quel che mi stupisce - prosegue Laura Puppato -  è che tra le figure coinvolte ci sia il sindaco Orsoni, sulla cui moralità non avevo dubbi e sul quale sospendo il giudizio e mi riservo di approfondire. Il fatto che siano coinvolti anche esponenti del Pd è purtroppo una diretta conseguenza delle dinamiche della vecchia politica, strettamente legata agli affari. Noi rappresentiamo il nuovo e diciamo che la politica deve essere indipendente e ben distinta dagli affari, deve recuperare i suoi valori e la sua funzione. E tanto per cominciare, nessuna opera o intervento devono essere effettuati attraverso scorciatoie, ma nella massima trasparenza e con tutti i controlli del caso. Bisogna accelerare i tempi delle procedure ed essere più efficienti, non derogare alle normative e creare aree di intervento in cui chi amministra e chi decide è al di fuori e al di sopra della legge e può lasciarsi trascinare nel vortice».

Ore 16.10. Dai M5S mozione per le dimissioni di Orsoni. Il Movimento 5 Stelle ha stilato «una mozione con la richiesta di dimissioni del sindaco che si propone di raccogliere le firme di altri 18 consiglieri per portarla così al voto in Consiglio comunale». Ad annunciarlo il consigliere comunale pentastellato Gianluigi Placella, secondo cui, «oltre che un atto doveroso verso la città che rappresentiamo», sarà anche «l’occasione per verificare il reale posizionamento delle singole formazioni politiche nei confronti della giunta». «L’arresto di Orsoni, coinvolto nell’inchiesta delle tangenti per il Mose assieme all’assessore regionale Renato Chisso e la richiesta  di arresto per l’ex governatore del Veneto Galan, confermano i nostri sospetti di mala gestione locale», ha aggiunto Placella. «Non vogliamo esprimere condanne prima che si sia svolto un giusto processo», continua il consigliere 5 Stelle «ma questa vicenda conferma che avevamo ragione ad avere dei dubbi e a chiedere chiarimenti sul modo in cui funzionano gli appalti nella nostra città e in generale nel Veneto».

Ore 16.00. Simionato: "L'amministrazione va avanti".  L’attuale amministrazione comunale di
Venezia nelle prossime ore farà il punto su come continuare la propria esperienza, usando l’ultimo anno di mandato per chiudere le partite aperte. Lo ha garantito, in una conferenza stampa dopo l’arresto del sindaco Giorgio Orsoni, il suo vice, Sandro Simionato. «Con uno sforzo comune e collettivo di responsabilità verso la nostra città continuiamo a lavorare con la massima serietà e alacrità, anche e soprattutto in questo momento critico», ha detto. «Dove c’è da far chiarezza, si faccia chiarezza e in questo senso la Magistratura, giustamente, farà il suo dovere. Ma noi abbiamo assunto degli impegni con questa città, ci sono delle scadenze importanti che intendiamo rispettare. Abbiamo quattro anni di lavoro intenso alle spalle e un altro anno di lavoro davanti per chiudere le partite che abbiamo aperte e intendiamo proseguire con impegno su questa strada. Nelle prossime ore faremo il punto su come continuare questa esperienza, dando il tempo anche ai partiti della coalizione di fare le proprie riflessioni», ha aggiunto Simionato, ricordando anche che il Comune ha più volte sollevato il tema del mandatario unico per un’opera delle dimensioni del Mose. Il vicesindaco ha anche poi espresso la sua solidarietà a Orsoni; «noi conosciamo un altro Giorgio Orsoni - ha chiosato - che pensiamo sia la persona giusta, uno che ha fatto della trasparenza e della coerenza amministrativa uno degli stili distintivi di questa Amministrazione. A lui e a tutta la sua famiglia esprimo la mia vicinanza personale e umana, fiducioso comunque che la Magistratura possa risolvere al più presto la situazione». «Venezia è una città a cui tutto il mondo guarda con ammirazione, una città che merita, ancora di più adesso, un’assunzione piena di responsabilità da parte dei suoi amministratori. Un’Amministrazione che si auto elimina sarebbe in questo momento un suicidio per la città», ha aggiunto. Simionato, poi, ha specificato che al momento la gestione amministrativa rimane quella consueta, che vede il vicesindaco sostituire temporaneamente il sindaco in caso di sua assenza. Nel caso in cui la Procura dovesse inviare al sindaco una comunicazione di sospensione temporanea, il vicesindaco assumerebbe ufficialmente pro tempore le funzioni di sindaco. Se poi il sindaco, fatte le sue valutazioni, decidesse di rassegnare le dimissioni, l’attuale Amministrazione, scaduti i venti giorni successivi previsti per legge, concluderebbe la sua esperienza di governo in città.

Ore 15.55. Gli inquirenti: "Orsoni consapevole del finanziamento illecito". Gli inquirenti sono certi di poter dimostrare come il sindaco Giorgio Orsoni fosse pienamente consapevole della provenienza del denaro e dunque "dell'illiceità del finanziamento".

Ore 15.50. Indagato anche Milanese, il consigliere di Tremoni. Marco Milanese, il consigliere politico dell'ex ministro Giulio Tremonti ed ex parlamentare del Pdl è indagato nell'inchiesta della Procura di Venezia sugli appalti per il Mose. Da quanto si legge nel provvedimento di arresto i pm hanno poi revocato la richiesta di custodia cautelare nei confronti di Milanese che «al fine di influire sulla concessione di finanziamenti del Mose» avrebbe ricevuto dal presidente del Consorzio Venezia Nuova la somma di 500 mila euro.

Ore 15.45. Deputati veneziani del Pd: "Fatti che indignano". «Come tutti i veneziani siamo molto sconcertati per quanto è successo: i fatti che stanno emergendo disorientano ed indignano una città intera, il Veneto ed un intero Paese. Siamo anche stupiti per il coinvolgimento del sindaco di Venezia, ed amareggiati dal punto di vista umano e personale. Lo affermano i parlamentari veneziani del Partito Democratico, Pier Paolo Baretta, Andrea Martella, Michele Mognato, Sara Moretto, Delia Murer e Davide Zoggia in merito all'inchiesta Mose.

Ore 15.40. Zuccato (Confindustria Veneto): "Stop scandali, completate le opere". Si affida a due riflessioni per commentare gli sviluppi dell'inchiesta sul Mose il presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato. «La prima - sottolinea - è che come Paese non possiamo più permetterci scandali e figure come questa di fronte al mondo. Non è possibile che in Italia tutti i più grandi appalti abbiano lati oscuri che emergono solo anni dopo. È necessaria una profonda opera di pulizia nella politica ma anche nell'imprenditoria: chi ruba e chi corrompe altera il libero mercato e fa il male dell'Italia, e quindi di tutti noi». «La seconda - prosegue Zuccato - è che la logica dell'emergenza porta sempre allo sfascio: nel nostro Paese ritardi e burocrazia costringono a fare le cose con iter poco chiari, che spesso seguono percorsi non lineari. Serve una rivoluzione su questo fronte: meno norme, tempi certi, responsabilità chiare e riconoscibili per ciascun atto». Zuccato invoca ora chiarezza. «Chi ha sbagliato - precisa - e verrà condannato in via definitiva paghi davvero e soprattutto sia tenuto definitivamente distante dalla gestione della cosa pubblica. Aggiungo un'ultima considerazione: la costruzione del Mose vada avanti spedita. Siamo arrivati all'87% e serve finirla il prima possibile, è una grande opera di ingegneria che tutto il mondo ammira. Non cadiamo in un altro tipico errore italiano: confondere i fenomeni corruttivi con l'utilità di un'opera o di un evento, come fatto da qualcuno anche con Expo. Gli errori vanno puniti ma le opere necessarie vanno portare a termine»

Ore 15.30. Emiliano (sindaco Bari): "Il Pd deve denunciare ogni illecito". «Il Pd deve denunciare ogni possibile illecito: sono un sindaco che ha denunciato e fatto condannare suo assessore per millantato credito». Così Michele Emiliano, ex sindaco di Bari e magistrato antimafia, dopo le notizie sul Mose di
Venezia.

Ore 15.00. Il Consorzio Venezia Nuova: "Siamo parte offesa, opera non va fermata". Conferma la propria estraneità, si iscrive tra le parti offese e si appella affinchè il Mose non vada fermato il Consorzio
Venezia Nuova (Cvn) concessionario dei lavori della grande struttura oggetto dell'inchiesta che oggi ha portato all'arresto di 35 persone. In una nota il Cvn ricorda «la discontinuità rispetto alla governance precedente già pienamente realizzata lo scorso anno» e che «si tratta del proseguimento del lavoro svolto dalla Procura di Venezia». Il Cvn «auspica che saranno tenute distinte in tutto dall'opera eventuali responsabilità personali» e ribadisce che quale esecutore del Mose ha come sua unica mission consegnare in tempi certi, e a prezzo chiuso, rimasto invariato dal 2005, l'opera che salverà
Venezia dalle acque alte». Secondo il Consorzio «deve essere respinto qualunque tentativo di fermare il Mose, un'opera che ad oggi ha superato l'80% del suo completamento, ed è ormai totalmente finanziata».

Ore 14.00. Il ministro Lupi: "Finire l'opera nella più totale trasparenza". «Sul Mose sono il primo ad avere interesse che l’indagine in corso accerti le eventuali responsabilità di singoli, che se acclarate vanno punite con la severità prevista dalla legge. Tutti diano la massima collaborazione in tale senso. Il totale rinnovamento dei vertici del Consorzio Venezia Nuova relega eventuali colpe a gestioni del passato che non devono rallentare o compromettere l’ultimazione dell’opera. Il Mose è realizzato all’85%, è completamente finanziato, va finito, nella più totale trasparenza, entro i tempi previsti e senza aumento dei costi. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha collaborato in questi mesi per portare avanti l’attività di costruzione del Mose, continuerà a farlo. Io sono ovviamente pronto a riferire al Parlamento sullo stato dell’opera». Così il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, in una nota.

Ore 13.45. De Menech (segr. reg. Pd): "Fare chiarezza subito". «Quanto si apprende dall'inchiesta sul Mose è un duro colpo per la buona politica, i fatti ripetono quello che è successo vent'anni fa, in un momento in cui stiamo facendo uno sforzo enorme per cambiare radicalmente il verso al nostro paese». Lo afferma il segretario regionale del Pd Roger De Menech, commentando gli arresti. «Nel pieno rispetto del lavoro della Magistratura e della sua indipendenza, e nel rispetto delle singole persone coinvolte - aggiunge -, va sottolineato che se qualcuno ha sbagliato deve pagare. Un ricambio nei modi e nelle persone del sistema di gestione veneta non è solo auspicabile, ma appare indispensabile antidoto al malaffare dilagante». «Da troppo tempo - continua De Menech - si profila un sistema veneto che coinvolge tutti i soggetti che da 20 anni hanno le mani sulle prospettive di sviluppo della nostra regione. Questo sistema, che coinvolge tutti, non è accettabile ed è necessario che si intervenga in modo assolutamente radicale sulla gestione degli appalti e della cosa pubblica».

Ore 13.40. Nardella (sindaco Firenze): "I sindaci troppo esposti". Al sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sul Mose, «va la mia solidarietà umana». Lo ha detto, nella conferenza stampa di presentazione della sua giunta, il nuovo sindaco di Firenze Dario Nardella. «Ovviamente la solidarietà umana non ha niente a che vedere con il giudizio sulle vicende giudiziarie - ha aggiunto Nardella - la mia solidarietà nasce dal fatto che i sindaci sono i politici che rischiano più di tutti. Da questo nasce la mia solidarietà. Per il resto, non è mio compito dare giudizi».

Ore 13.30 L'accusa a Orsoni: finanziamento illecito alla campagna 2010. Stando al capo di imputazione del'ordinanza di custodia cautelare, l'accusa al sindaco di Venezia è quella di aver percepito finanziamenti illeciti alla campagna elettorale del 2010 per il sindaco di Venezia

Ore 13.20 Rossi (sindaco Padova): la vicenda Mose ci deve fare riflettere sul sistema politica-affari. Il candidato sindaco del Pd alle comunali di Padova ospite in redazione al mattino: "La mia giunta non è mai stata nemmeno sfiorata da sospetti di questo genere. Vorrei ricordare che la tangentopoli padovana è nata negli anni Novanta da un mio esposto".

Ore 13.15 L'accusa: a Galan uno stipendio di un milione all'anno. Nell'ordinanza figura questa accusa: il Consorzio Venezia Nuova pagava uno stipendio di un milione di euro all'anno al governatore di allora, Giancarlo Galan, attraverso i fondi neri creati con il Mose. A Chisso uno stipendio di 250 mila euro l'anno.

 

Ore 13.05 Angeletti: colpire corrotti, non fermare le opere. Combattere la corruzione ma senza bloccare le opere da realizzare. È quanto chiede il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, commentando le ultime vicende legate al Mose di Venezia. «Bisogna trovare le norme che colpiscono gli imprenditori che corrompono e gli amministratori che si fanno corrompere, ma non fermare i lavori che sono un bene di tutti - ha detto Angeletti, a margine di una tavola rotonda sul Patto di Roma - non capisco perchè tutti gli italiani devono pagare la corruzione di pochi».

 

Ore 13 Si riunisce la Giunta per le autorizzazioni della Camera. La riunione, viene sottolineato, era già in calendario e ha all’ordine del giorno le comunicazioni del presidente, Ignazio La Russa, sulla cancellazione dell’odg di domanda di deliberazione in materia di insindacabilità nel procedimento penale a carico di Silvio Berlusconi, deputato all’epoca dei fatti, pendente presso il giudice di pace della Maddalena. Non è escluso, però, che il presidente La Russa dia comunicazione alla Giunta dell’arrivo della richiesta di custodia cautelare avanzata nei confronti di Giancarlo Galan (FI), nell’ambito dell’inchiesta veneta sugli appalti per il Mose. Il fascicolo della procura, viene ancora riferito, sarebbe composto da oltre 700 pagine.

Ore 12.50 Nordio: una nuova tangentopoli, più sofisticata Una nuova Tangentopoli, anzi peggio. Lo ha affermato oggi in Procura a Venezia il procuratore aggiunto Carlo Nordio che assieme al procuratore capo Luigi Delpino ha illustrato l’ordinanza che ha portato a 35 arresti in laguna nell’ambito dell’inchiesta sul Mose avviata da verifiche fiscali nel 2009. «Abbiamo individuato - ha detto Nordio - un sistema molto simile alla vecchia Tangentopoli, con personaggi tra l’altro già coinvolti anche all’epoca, ma molto più complesso e sofisticato».

Ore 12,30 La Finanza: sequestrati beni per 40 mln. Quattro le regioni in cui sono state eseguite stamattina le ordinanze di custodia cautelare: Veneto, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna. Sequestrati beni per 40 milioni di euro. Si tratta di beni accumulati secondo l’accusa tramite l’utilizzo di «fondi neri» creati da società che fanno capo al Consorzio Venezia Nuova, l’ente che dirige i lavori per la costruzione del Mose. Oggi nella conferenza stampa in Procura a Venezia, il generale della Finanza Bruno Buratti ha puntualizzato: «Abbiamo individuato fondi neri di aziende collegate al Cvn, ottenuti mediante sovrafatturazioni per circa 25 milioni di euro. Sono state fatte operazioni inesistenti tramite società create all’estero, in Svizzera e a San Marino».

Ore 12,20 Zaia annuncia conferenza stampa per le 17,30 Il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha annunciato una conferenza stampa per oggi pomeriggio alle ore 17,30.

Ore 12.15 Bonanni: ridurre stazioni appaltanti. In Italia ci sono 30mila stazioni appaltanti contro il centinaio della Francia: è impossibile controllarle tutte. Questa l’opinione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo cui le ultime vicende di tangenti legate al Mose dimostra non solo che vi è una «condizione morale scadente ma anche un meccanismo sbagliato».

Ore 12.10 Fassino: Orsoni persona corretta. «Chiunque conosca Giorgio Orsoni e la sua storia personale e professionale, non può dubitare della sua correttezza e della sua onestà». Lo ha detto il sindaco di Torino e presidente dell'Anci Piero Fassino.

Ore 12.05 Alfano: pm corretti, arresti dopo elezioni. «Sono arresti che per i partiti che li hanno subìti hanno avuto il privilegio» di arrivare dopo le elezioni. Così il ministro dell'Interno e leader di Ncd Angelino Alfano rispondendo ai giornalisti sugli arresti per l'inchiesta Mose, a margine di un evento alla Selex Es a Chieti Scalo. «Ad altre formazioni politiche - afferma Alfano, facendo implicito riferimento al caso del presidente del Consiglio regionale della Campania Paolo Romano, del suo partito - in piena campagna elettorale a qualche giorno dal voto non è stato riservato lo stesso privilegio. Credo che istituzionalmente la Procura di Venezia sia stata davvero molto corretta».

Ore 12.04 Manildo: preoccupante intreccio. È «sconcertato» il sindaco di Treviso Manildo per gli sviluppi dell'inchiesta sul Mose. «L'indagine della Procura di Venezia - spiega in una nota - delinea un preoccupante intreccio tra potere politico, anministrativo ed economico. Per quanto riguarda poi il coinvolgimento della Regione credo che siamo davanti ad un sistema e a un funzionamento che devono certamente cambiare».

Ore 12 Grasso. massima severità in caso di danno erariale. «È necessaria la massima severità nei casi in cui la Corte accerti il danno erariale». Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, alla presentazione del Rapporto della Corte dei Conti per il 2014 proprio nel giorno in cui sono scattati arresti tra vari amministratori in Veneto nell'inchiesta sul Mose.

Ore 11.35 Galan non commenta. Il deputato per ora non rilascia dichiarazioni e dice di non aver ancora ricevuto gli atti con la richiesta di custodia cautelare.

Ore 11.20. Zaccariotto: "Sono esterrefatta". La presidente della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, è «esterrefatta» dai risultati dell’inchiesta sul Mose nel cui ambito stamattina il sindaco del capoluogo veneto, Giorgio Orsoni, è finito ai domiciliari e in cui sono state arrestate 35 persone, e auspica che si possa arrivare presto a un chiarimento. «Sono rimasta esterrefatta per quanto accaduto, e prendo atto che c’è un’indagine in corso. Mi colpisce soprattutto da un punto di vista umano, perchè si tratta di persone che conosco bene, e mi auguro che tutto si possa risolvere nel migliore dei modi per loro e per le loro famiglie, e anche nell’interesse dei cittadini e della città di Venezia».

Ore 11.05. Fassino: "Orsoni è una persona corretta". «Chiunque conosca Giorgio Orsoni e la sua storia personale e professionale, non può dubitare della sua correttezza e della sua onestà». Questo il primo commento del presidente Anci Piero Fassino alla notizia dell’arresto del primo cittadino di Venezia, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il Mose. «Siamo sicuri - aggiunge Fassino - che la magistratura, nel compiere gli accertamenti successivi, giungerà rapidamente a stabilire la verità dei fatti, consentendo così ad Orsoni di ritornare alla sua funzione di Sindaco di Venezia».

Ore 11.00. Perquisizioni in uffici di Orsoni e Chisso. Perquisizioni sono state compiute da parte della Guardia di Finanza negli uffici del sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, posto agli arresti domiciliari, e dell'assessore regionale Renato Chisso nel quadro della cosiddetta inchiesta Mose. Secondo quanto si è appreso, analoghi accertamenti sono stati compiuti in altre realtà di pertinenza di Orsoni.

Ore 10.55. Di Maio (M5S): "Larghe intese in manette". «Inchiesta Baita-Mose: arrestato sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni del Partito Democratico ed altri politici. In manette anche l’assessore regionale alle infrastrutture Renato Chisso di Forza Italia. Il MoVimento 5 Stelle si occupa del Mose da quando è nato, su quell’opera abbiamo sempre mostrato preoccupazioni in merito ad utilità e meccanismi d’appalti. Come per l’Expo e la Tav. Cos’altro devono fare questi partiti per non meritare più il voto dei cittadini italiani?». Lo scrive Luigi Di Maio (M5S), vicepresidente alla Camera, sul blog di Grillo. Il titolo del post non lascia spazio a dubbi: «Larghe intese in manette».

 


Ore 10.50. Deputati M5S: "Sì all'arresto di Galan". "Auspicando che il Parlamento si esprima quanto prima per dare l'autorizzazione a procedere all'arresto nei confronti dell'ex ministro Galan chiediamo che il ministro Lupi riferisca in tempi rapidi sull'attuale stato delle commesse degli appalti veneti». Lo affermano i deputati M5S, commentando l'inchiesta sui fondi neri per la realizzazione del Mose a Venezia.

 

Ore 10.45. Gli albergatori: "Giorno triste per la città". «Premesso che bisogna sempre attendere la condanna definitiva perchè in Italia esiste la presunzione di innocenza, oggi è un giorno triste per tutta la città il cui nome esce infangato». Lo afferma in una nota il direttore dell'Associazione Veneziana Albergatori, Claudio Scarpa, commentando gli arresti effettuati in seguito all'inchiesta Mose. «È il momento in cui la classe dirigente politica locale - aggiunge - deve prendere atto di un cambiamento e procedere ad un rinnovamento che salvaguardi quanto di buono è stato fatto fino ad ora, ma che rinnovi profondamente il modo di governare la città». «Necessitiamo di volti nuovi, onesti e puliti - conclude Scarpa -, ma soprattutto che abbiano già dimostrato la loro competenza. Niente avventurismi, niente salti nel vuoto. Sono convinto che tutti insieme riusciremo ad uscire dal fango che ha ricoperto la nostra Venezia».

Ore 10.30. Salvini: "Non è un'inchiesta a orologeria". «È terribile, l’inchiesta riguarda non solo politici ma anche ex uomini della Questura, della Guardia di finanza oltre a cooperative e imprenditori, cioè quasi un "pacchetto completo"». Così Matteo Salvini in diretta ad Agorà, su Rai3. Il segretario federale ed europarlamentare di Lega nord commenta così gli arresti per corruzione, concussione e riciclaggio ordinati dalla Procura di Venezia sugli appalti per il Mose. «Gli appetiti non si fermano mai - sostiene Salvini -. La mia piccola consolazione è che nella vicenda Expo non c’è nessun leghista e in questa del Mose metto la mano sul fuoco sull’estraneità di Luca Zaia, presidente di Regione del Veneto. Non penso comunque sia un’inchiesta a orologeria, perché quando si arrestano 35 persone ci saranno elementi certi. Nessuno poi ha pensato che il Nord fosse immune da episodi del genere: questa gente va dove ci sono i soldi, e quindi dove c’è il Mose, le paratie sul lago di Como, la Tav e i quattrini. Bisogna allora essere assolutamente impietosi: se è vero quello che viene rilevato, tutti devono essere mandati via».

Ore 10.20. Cacciari: "Stupito da coinvolgimento Orsoni". «Sì, ammetto, sono stupito. Ho sempre contestato le procedure assunte per dare il via ai lavori del Mose, ma non pensavo certo a provvedimenti della magistratura nei confronti dell’attuale sindaco». Così l’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, intervistato da Radio Città Futura dopo i 35 arresti per presunte tangenti sul Mose. «Le mie posizioni - ha aggiunto Cacciari - sono da molto tempo conosciute, agli atti. Da sindaco, durante i governi Prodi e Berlusconi avviai un processo di discussione e verifica ed in tanti passaggi ebbi modo di ripetere che le procedure assunte non permettevano alcun controllo da parte degli enti locali e che il Mose si poteva fare a condizioni piùvantaggiose. L’ho ripetuto milioni di volte, ma senza essere ascoltato. Negli anni del governo Prodi, all’ultima riunione del comitatone, che diede il via libera al proseguimento dei lavori del Mose - ha ricordato Cacciari - fui l’unico a votare contro, con il solo sostegno di una parte del centrosinistra. Da allora non me ne sono più interessato».

Ore 10.15. Variati: "Inquietante sistema di corruzione". L'inchiesta Mose delinea un inquietante sistema di intrecci e corruzione». È il commento del sindaco di Vicenza Achille Variati riguardo all'inchiesta della procura lagunare che ha portato all'arresto, tra gli altri, del sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e dell'assessore regionale Renato Chisso. «Questa è una delle molte ragioni per cui dopo vent'anni è evidente la necessità di cambiare il governo della regione».

Ore 10.10. Legali Orsoni: "Accuse poco credibili". Un tempestivo chiarimento della posizione di Giorgio Orsoni, posto ai domiciliari nella cosiddetta inchiesta Mose, è l'auspicio espresso dal collegio di difesa del sindaco di Venezia, formato dagli avvocati Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo, che definiscono poco credibili le vicende contestate. «La difesa del prof. Orsoni - rilevano i legali - esprime preoccupazione per l'iniziativa assunta e confida in un tempestivo chiarimento della posizione dello stesso sul piano umano, professionale e istituzionale. Le circostanze contestate nel provvedimento notificato paiono poco credibili, gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. Le dichiarazioni di accusa vengono da soggetti già sottoposti ad indagini, nei confronti dei quali verranno assunte le dovute iniziative».

Ore 10.00. Ecco tutti gli arrestati. Ecco i nomi degli arrestati nell'ambito dell'inchiesta: Giovanni Artico, Stefano Boscolo Bacheto, Gianfranco (detto Flavio) Boscolo Contadin, Maria Brotto, Enzo Casarin, Gino Chiarini, Renato Chisso, Patrizio Cuccioletta, Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol, Giancarlo Galan (parlamentare), Francesco Giordano, Vincenzo Manganaro, Manuele Marazzi, Giampietro Marchese, Alessandro Mazzi, Roberto Meneguzzo, Franco Morbiolo, Luciano Neri, Maria Giovanna Piva, Emilio Spaziante, Federico Sutto, Stefano Tomarelli, Paolo Venuti.
Ai domiciliari Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, Giorgio Orsoni, Andrea Rismondo, Lia Sartori, Danilo Turato.

Ore 9.30. C'è anche la richiesta d'arresto per Lia Sartori. Tra le richieste d'arresto della procura di Venezia c'è anche quella per Lia Sartori, che è ancora europarlamentare. L'accusa è sempre finanziamento illecito.

Ore 9.25. Il sindaco Orsoni è ai domiciliari. Per Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti del Mose, sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Ore 9.20. Gozi (Pd): "E' il passato che non passa". «La mia reazione a caldo e da membro di un governo del cambiamento è che queste vicende mi sembrano appartenere ad un passato che non passa e incidono molto negativamente sullo sforzo di cambiamento che noi vogliamo realizzare». Lo dichiara Sandro Gozi ad Agorà. In diretta su Rai3, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee è intervenuto sugli arresti per corruzione, concussione e riciclaggio ordinati dalla Procura di
Venezia sugli appalti per il Mose. «Nel momento in cui - continua Gozi (Partito democratico) - noi stiamo facendo uno sforzo profondo per il cambiamento del Paese e in cui c’è finalmente una nuova generazione al Governo, fa un male terribile essere sempre ripresi da un passato e da un sistema che non passa: noi cerchiamo di andare avanti e ogni volta siamo tirati giù da un passato che non passa. Queste inchieste hanno origini passate e vedono sempre coinvolti personaggi di un’altra fase politica. E comunque, anche se l’inchiesta arrivasse a verificare l’innocenza di tutti quanti, assolutamente possibile visti gli arresti per ora di custodia cautelare, tutto ciò fa un male terribile all’umore e al clima collettivo, che avremmo invece bisogno di avere positivo. Ogni volta siamo presi da questa palude di inchieste giudiziarie, ma raddoppieremo i nostri sforzi perchè è ancora più evidente che in Italia c’è bisogno di cambiamento».

Ore 9.15. Toti (Forza Italia): "Spero magistrati abbiano valutato bene". «Non possiamo ancora dare una lettura politica. Mi auguro che i magistrati abbiano agito con tutte le tutele del caso, visto che siamo anche alla vigilia di importanti ballottaggi in tutta Italia». Giovanni Toti interviene a caldo sugli arresti per corruzione, concussione e riciclaggio ordinati dalla Procura di Venezia sugli appalti per il Mose. In diretta su Rai3 al programma televisivo Agorà, l’europarlamentare e consigliere politico di Forza Italia ha continuato così la sua dichiarazione: «Come fu per l’Expo prima delle Europee, inchieste come queste stanno piombando in tutta Italia. Premesso questo, i magistrati facciano il loro lavoro. Io di tutto ciò non ne ho nessuna consapevolezza: se qualcuno ha rubato, la magistratura faccia serenamente il suo lavoro fino in fondo, e speriamo che ripulisca l’ambiente il più possibile, vale per il Mose e ancor più per l’Expo. Si tratta tra l’altro di due operazioni con grande visibilità anche all’estero, motivo per cui spero che la magistratura abbia ponderato bene quanto sta facendo, perchè se c’è qualcuno che ha fatto i propri interessi è giusto che vada in galera e ci vada il prima possibile. Ma è altrettanto evidente che queste operazioni minano quasi la nostra credibilità di sistema Paese in un momento già difficile - conclude Toti -. Spero che tutti si siano mossi con i piedi di piombo e la dovuta attenzione, e che gli arresti non ritardino nè la fine del Mose nè bloccare l’Expo su cui contiamo per alcuni punti di Pil nel prossimo anno».

Ore 9.10. Arrestati anche 2 ex presidenti del Magistrato alle Acque. Tra i 35 arrestati nell'ambito di una serie di reati legati alla realizzazione del Mose a Venezia, ci sarebbero anche due ex Presidenti del magistrato alle acque emanazione del Ministero delle infrastrutture. In carcere sarebbero finiti Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva. Entrambi sarebbero entrati nella vicenda in base - secondo fonti degli inquirenti - a dichiarazioni fatte nel corso dell'inchiesta da parte degli indagati dei vari filoni d'indagine.

Ore 8.35. Cacciari: "E' uno sconquasso politico". L'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari intervistato da SkyTg24 sull'inchiesta che ha portato all'arresto dell'attuale sindaco Giorgio Orsoni ha commentato: "E' uno sconquasso politico".

 

Ore 8.20. Da fondi neri soldi per la politica.  Gli arresti eccellenti di questa mattina all'alba in Veneto, tra i quali quello del sindaco di Venezia Gioirgio Orsoni e dell' assessore regionale Renato Chisso, partono da una partono da una inchiesta della Guardia di finanza di Venezia avviata circa tre anni fa. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) avevano scoperto che l'ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson aveva distratto dei fondi relativi al Mose, le opere di salvaguardia per Venezia, in una serie di fondi neri all'estero.

Il denaro, secondo l'accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc. Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d'oltre confine e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare l'operazione di questa mattina all'alba. Dopo questa prima fase, lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla Finanza, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito «il grande burattinaio» di tutte le opere relative al Mose. Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all'arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

Ore 7.55. L'inchiesta partita tre anni fa. È partita circa 3 anni fa l’indagine che la Gdf, guidata da un pool di pm della procura di Venezia composta da Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini, ha condotto sulle opere relative al Mose e che stamattina ha portato a 35 arresti, fra cui quello del sindaco di Venezia, dell’ex presidente della Regione Veneto e dell’assessore regionale alle Infrastrutture. L’anno scorso, dopo i primi anni di indagine, erano arrivati i primi arresti eccellenti: a finire in manette, fra gli altri, Giorgio Baita, ex top manager della Mantovani, una fra le principali aziende di costruzione del nordest, e, in una seconda fase, Giovanni Mazzacurati, che, al momento del fermo, si era da poco dimesso dai vertici del Consorzio Venezia Nuova.

Ore 7.50. La notizia degli arresti. Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni è stato arrestato nell'inchiesta per corruzione, concussione e riciclaggio, della Procura di Venezia nell'ambito delle indagini sull'ex ad della Mantovani Giorgio Baita e gli appalti per il Mose. In manette anche l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso. Tra le persone arrestate anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo nonchè il generale in pensione Emilio Spaziante.

Video. La prova delle prime quattro paratoie del Mose

 

 

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