Maxi pubblicità, scoppia la polemica
Un grande cartellone sulla facciata della Pietà. Zanetti (Venezia Cambia) scrive a Max Mara: «Fuori scala, toglietele»
Riecco le maxi pubblicità. Con contorno di polemiche. Da qualche giorno campeggia sulla chiesa della Pietà, ben visibile dall’area marciana e dal Bacino, un maxi cartellone con la pubblicità della Max Mara. Due modelle sulla facciata della chiesa con la scritta «Week-end». E riesplode la polemica. «Dopo anni di battaglie e una regolamentazione finalmente arrivata», dice Marco Zanetti, architetto ed esponente del movimento “Venezia Cambia”, «siamo daccapo.
In molti edifici religiosi si vedono enormi cartelloni fuori scala con il contesto della città». Zanetti ha così scritto una lettera aperta alla Max Mara. «Azienda che rappresenta l’eleganza italiana nel mondo», dice, «ma che adesso non ci fa una bella figura». «La mega pubblicità fatta nel fragile contesto veneziano», continua la lettera, «è una sopraffazione sulla dimensione degli elementi caratteristici urbani, sul paesaggio nel suo insieme e sui valori dell’edificio interessato. Che in questo caso è pur sempre una chiesa, per quanto sconsacrata».
Polemiche furiose e inchieste di giornali di mezzo mondo avevano prodotto qualche anno fa una regolamentazione dei maxi-cartelloni. Si era partiti con il ponte dei Sospiri, ricoperto di pubblicità per il cantiere del restauro. Sistema che aveva consentito però di recuperare risorse preziose per restaurare la facciata. Poi le Procuratìe, Rialto, i grandi edifici pubblici della città come il museo del Settecento di Ca’ Rezzonico, Ca’ Giustinian, Ca’ Vendramin Calergi, piazzale Roma. «Avevamo stabilito delle regole, come ad esempio il fatto che la pubblicità doveva essere legata all’operatività del cantiere», dicono a Vela, che negli ultimi anni ha seguito la questione per conto del Comune. Ultimo esempio, quello del ponte di Rialto. Anche qui malumori per l’esposizione di enormi pubblicità viste da milioni di persone. Renzo Rosso a fronte dei fondi stanziati per il restauro del ponte – circa 5 milioni di euro – aveva preteso l’esposizione di suoi marchi per qualche mese. Cambio merce che aveva soddisfatto entrambi. Facendo anche in quel caso storcere il naso ai puristi.
Adesso la questione torna di attualità. Oggi sono molto pochi i siti interessati dalle maxipubblicità. Quasi tutti edifici religiosi gestiti dalla Curia, dove sono in corso i restauri della Soprintendenza. È il caso della chiesa degli Scalzi – dove però le maxi pubblicità parlano anche dell’azienda degli stessi frati Carmelitani che producono la celebre acqua di Melissa – e poi la chiesa di San Bartolomeo, in pieno centro. Politica seguita dalla Curia e dal responsabile del settore Beni culturali Gianmatteo Caputo. Per recuperare fondi destinati ai restauri. Così, dicono in Curia, succede anche per la Pietà. E non si capisce dove sia lo scandalo sollevato in questi giorni. Sulla facciata della Pietà del resto, ricorda qualcuno, fino a qualche mese fa campeggiava un’enorme pubblicità della Chiquita con una maxibanana in bella vista. È forse meno scandalosa di un marchio di moda? «Ma il problema è che queste pubblicità sono fuori scala», insiste Zanetti, «e si tratta di una cattiva figuraper la Max Mara. A cui discolpa va però senz’altro la considerazione che in una Città per bene neppure ci si sogna di autorizzare qualcosa del genere».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video