Maxi frode, confiscato appartamento

Tra i beni sequestrati dalla Finanza a un imprenditore pordenonese figura l’alloggio in un palazzo di calle del Sturion
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 14.02.2014.- Calle del Surion San Polo, 663
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 14.02.2014.- Calle del Surion San Polo, 663

Tra i beni confiscati a un imprenditore pordenonese, responsabile di frode fiscale, c’è anche un appartamento in un palazzo di calle del Sturion a Rialto. Nella lista ci sono 32 immobili tra cui una villa del Settecento, nonché sette auto d’epoca e uno yacht. Tutti confluiti in due fondi patrimoniali, in teoria “protetti” da eventuali sequestri, ancor prima della contestazione dell’Agenzia delle entrate e della successiva indagine per frode, ma dopo la verifica fiscale delle Fiamme gialle. Ma, secondo la Guardia di finanza, quella messa in atto era stata una vera e propria operazione “preventiva”, una «sottrazione fraudolenta» di quanto destinato all’Erario. Beni che sono stati confiscati - non c’è possibilità di appello - a seguito dell’esecutività della sentenza, risalente al 2012. Le Fiamme gialle hanno concluso il censimento, apponendo i sigilli a decine di beni riconducibili all’imprenditore Gianni Soldera (compirà 70 anni domani), originario di Montereale Valcellina, ma da tempo residente a Brazzacco di Moruzzo (Udine).

Le disavventure del commerciante di prodotti informatici erano cominciate con un’indagine per frodi carosello nel 2006: 16 milioni di euro, sette cartelle esattoriali emesse. In primo grado, il 20 ottobre 2009, era stato condannato a sette anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, in concorso con altri tre imputati. La corte di appello aveva ridotto la pena a cinque anni e mezzo. In Cassazione Soldera era stato prosciolto per intervenuta prescrizione.

Parallelamente era partito un procedimento per sottrazione fraudolenta di beni destinati all’esecuzione esattoriale. Con la costituzione di due fondi patrimoniali (uno alimentato dai propri beni immobili e l’altro da quelli mobili registrati) formalmente destinati a soddisfare le esigenze familiari, era l’accusa, l’imprenditore avrebbe messo al riparo i beni soggetti a confisca per evitare la rivalsa dello Stato.

In primo grado, il 5 giugno 2009, era stato assolto «perché il fatto non sussiste»: il giudice aveva ordinato la restituzione di quanto posto sotto sequestro. Il pubblico ministero Federico Facchin aveva impugnato la sentenza e la Corte d’appello di Trieste aveva ribaltato il verdetto: due anni (indultati), confermati dalla Cassazione, con sentenza divenuta irrevocabile il 4 aprile 2012. La «segregazione patrimoniale», secondo i giudici, era avvenuta. La confisca dei beni diventa esecutiva.

Il Nucleo di polizia tributaria di Pordenone, comandato dal tenente colonnello Rocco Laiola, ha apposto i sigilli a 32 immobili - tra cui una villa di 20 vani del Settecento a Malnisio di Montereale e un appartamento in un palazzo a San Polo 663, a due passi dal Ponte di Rialto - uno yacht di 13 metri attraccato ad Aprilia Marittima, sette auto storiche, già affidate all’ufficio aste giudiziarie di Udine: Ferrari, Porsche, Mg, Giulietta Alfa Romeo, Mercedes, Jeep campagnola e Topolino. Confiscati anche diversi terreni ed appartamenti (alcuni affittati) tra Aviano, Pordenone, Latisana, Sesto San Giovanni, Udine, Conegliano e Gorizia. “Libera” la residenza di Moruzzo in quanto non intestata all’imprenditore.

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