Maxi debito da onorare per gli ex soci del Covealla
CHIOGGIA. «Egregio signore, lei deve ancora pagare, in solido con gli altri soci dell'ex Covealla, 592mila euro, interessi compresi, di canoni per le concessioni per la molluschicoltura in laguna, dal 1995 in poi». È la sostanza della lettera che molti ex caparozzolanti si sono visti recapitare in questi giorni da parte del Magistrato alle acque. Un ente che, ormai, sembra specializzato nel voler riscuotere arretrati ventennali, come già per accaduto per i canoni di concessione per gli spazi acquei, poi “rientrati” per effetto di una serrata trattativa con i comuni e le associazioni dei consumatori e grazie all'approvazione, in Parlamento, di una norma legislativa ad hoc che ha chiarito la situazione.
Ora un problema analogo, con tanto di ipotesi di prescrizione del presunto debito, si ripropone per i canoni di concessione dei circa 3000 ettari di laguna, gestiti a suo tempo dal Covealla e da questo consorzio, sub concessi alle cooperative di caparozzolanti.
«Il Covealla era nato nel 1994» ricorda Franco Pavanello, direttore del consorzio dal 2001 al 2005, anno di cessazione dell'attività «ma, fino al 2004, nessuna richiesta di pagamento dei canoni era arrivata. In quell'anno, quando ormai si percepiva la “volontà politica” di un azzeramento del consorzio, giunse anche la richiesta del Magistrato di pagamenti per 4-500mila euro, non ricordo la cifra esatta. Ma non si fece in tempo ad affrontare la questione, complessa già allora, perché, a fine 2005, il Covealla smise di esistere. Presumo che del problema avrebbe dovuto occuparsi il liquidatore, o la Provincia o il Gral che, in seguito, subentrò di fatto al Covealla».
Il fatto è che, da allora, molte cooperative sono fallite, hanno chiuso e smesso di operare. Molti dei 1000-1200 soci di allora (oggi i caparozzolanti sono ridotti a poche centinaia) hanno perso i capitali investiti, le abitazioni messe a garanzia dei prestiti, hanno cambiato lavoro o, disgraziatamente, non hanno più lavoro. E ora si trovano a dover far fronte ad un presunto debito di cui non sapevano nulla.
Diego Degan
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