Maxi-buco North East Service, ci sono i primi indagati
MESTRE. Il titolare della North East Services Luigi Compiano sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati. E, insieme a lui, altri dirigenti della società trevigiana di vigilanza e trasporto valori. Ma non basta: l’ipotesi di reato iniziale, quella di furto aggravato, sarebbe stata modificata alla luce dei nuovi riscontri investigativi. Massimo il riserbo degli inquirenti al riguardo, ma - stando ad alcune indiscrezioni - la svolta è arrivata con il rinvenimento di 29 assegni per complessivi 29 milioni di euro nel caveau di Silea. Assegni intestati alla società e che sarebbero stati firmati «a mio proprio» dallo stesso Luigi Compiano. Che ci facevano quei titoli nel fortino di via Belvedere?
Secondo le prime ipotesi, gli assegni potrebbero essere stati messi per la copertura contabile di somme prelevate. Il punto è che - stando a quanto accertato dagli uomini della Guardia di Finanza, nei conti di Compiano non sarebbero state trovate le relative somme di denaro. Per questo i controlli degli investigatori sono stati estesi anche all’estero. E, per questo il fascicolo della Procura, inizialmente a carico di ignoti, risulta ora intestato a Compiano e ad altre persone.
Nell’inchiesta erano finiti fin da subito i trevigiani Filippo Silvestri e Massimo Schiavon, rispettivamente amministratore delegato e responsabile contabile della Nes. Giovedì scorso erano state perquisite le loro abitazioni oltre che le 12 sale conta della società, presenti in diverse province e regioni italiane. La Guardia di Finanza aveva agito con il supporto dei cani segugio (addestrati per riconoscere l’odore delle banconote) e con l’ausilio degli uomini della Banca d’Italia nominati ausiliari di polizia giudiziaria. A tali accertamenti sono seguiti quelli sui conti, anche con riferimento ad altre società controllate da Compiano.
Il rinvenimento degli assegni ha reso dunque assai delicata la posizione del titolare della Nes. E l’incontro con il sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare delle indagini, risulta ora più che mai necessario per fare chiarezza sull’accaduto.
L’interrogatorio è atteso per martedì, mentre questa mattina ci dovrebbe essere un summit tra il magistrato che indaga e il procuratore capo Michele Dalla Costa, dopo l’incontro di sabato con le Fiamme Gialle.«Attendiamo di essere convocati dagli inquirenti», è il commento del legale di Compiano, l’avvocato Piero Barolo. Il confronto, peraltro è stato chiesto dallo stesso titolare della Nes, deciso a spiegare quanto accaduto rispetto al maxi-buco. Non è escluso che, in quella sede, il patron faccia riferimento a un giro contabile.
L’ammanco inizialmente accertato era di 28 milioni di euro anche se, fin dalle prime ore, appariva evidentemente che l’importo sarebbe salito. Così è stato: le verifiche effettuate nelle diverse sedi della Nes hanno fatto lievitare la somma a 38,5 milioni di euro, ma si tratta di un conteggio del tutto provvisorio.
Nel frattempo sono state presentate in Procura altre tre denunce di altrettanti clienti dell’istituto di vigilanza; segnalazioni che si sono sommate a quelle di Veneto Banca e Banca Intesa, i due gruppi creditizi che hanno - di fatto - messo in moto l’inchiesta della magistratura. Le due banche avevano in sostanza chiesto la restituzione dei loro soldi, senza risultato. Di qui la decisione di inviare, martedì scorso, i propri ispettori insieme alla Finanza per riprendersi il denaro. Che, però, non è stato trovato.
Accanto alle violazioni penali, la Finanza sta verificando anche, eventuali, irregolarità amministrative relativi a trasporti di valori effettuati senza rispettare i regolamenti in materia di quantità di denaro trasferibile e numero di vigilantes da impiegare: 700 i viaggi finiti nel mirino, risalenti alla scorsa primavera.
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