«Matteo è stato ucciso da due albanesi per droga»
SANTA MARIA DI SALA. «Ad uccidere Matteo Venturini non sono stato io, ma due albanesi nel giro dello spaccio che avanzavano soldi da me e da Matteo. Loro gli hanno fatto pagare lo sgarro massacrandolo». È stato è stato Dragan Miladinovic a dare questa versione dei fatti davanti al giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Padova, Cristina Cavaggion, ieri mattina in carcere a Padova. Il serbo di 28 anni è accusato di aver ucciso brutalmente Matteo Venturini in un furioso litigio conclusosi con un pestaggio mortale a Pionca di Vigonza la sera del 16 febbraio scorso.
«Due albanesi», spiega l’avvocato Pascale de Falco Difensore di Miladinovic, «secondo il mio assistito hanno raggiunto sia Venturini che il mio assistito, entrambi coinvolti nel giro della droga, nella sua casa a Santa Maria di Sala. Da qui in 4 sono saliti nell’auto dei due albanesi che sono partiti verso Vigonza. All’interno dell’auto però è scoppiato un alterco e il mio assistito mi ha riferito che vista la malaparata è riuscito a gettarsi fuori dal mezzo in corsa».
A compiere la vendetta per lo sgarro, secondo Miladinovic sarebbero stati i due albanesi che avrebbero, secondo questa versione, portato a Pionca Venturini dove lo hanno massacrato a morte. Dragan Miladinovic quindi non si è sottratto alle domande del giudice che alla fine però ha convalidato l’arresto portato a termine da un blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo di Padova in una casa di un parente del 28 enne a Mellaredo di Pianiga.
Miladinovic era riuscito a scappare all’estero per qualche settimana, ma al rientro in Italia è stato acciuffato. Secondo quanto ricostruito dalle indagini condotte dal pm Roberto D’Angelo, Matteo Venturini è stato colpito a morte con un bastone uncinato che, oltre a provocare un’emorragia cerebrale lenta, gli ha causato anche ferite, graffi con un taglio all’occhio sinistro e quasi spappolato la mandibola. Ferite che hanno portato al semi-distacco di un orecchio.
Dopo la furiosa lite Venturini, che da tempo abitava un campo nomadi della zona, è stato gettato nelle acque del canale Tergola a Pionca di Vigonza e li ritrovato agonizzante. È poi spirato la notte del 17 febbraio all’ospedale di Padova. Non sono infrequenti in questi ambienti liti che poi degenerano in aggressioni pesantissime per questioni di pagamenti
«L’autorità giudiziaria», spiega l’avvocato De Falco, «dopo le dichiarazioni fatta dal mio assistito ha disposto delle verifiche sulle persone chiamate in causa e sulla sequenza dei fatti». Dopo la convalida dell’arresto nei prossimi giorni si terrà l’interrogatorio di garanzia.
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