Matteo e la battaglia impari contro il gigante siccità. «Chiudo l’azienda agricola»
La lotta quotidiana di Dalle Fratte per irrigare i suoi campi a Zianigo di Mirano.
«Colture agonizzanti, stagione invernale compromessa: ci ho provato, ora cambio lavoro»
ZIANIGO DI MIRANO. Il gigante si chiama siccità. Matteo ha provato da mesi ad affrontarlo ed avere la meglio. Ci ha messo ingegno, inventiva, 13-14 ore al giorno sui campi, caldo patito e sudore versato. Ma nulla è bastato contro una natura che in quest’estate torrida non sta regalando nemmeno una goccia d’acqua.
E così Matteo ha dovuto alzare bandiera bianca contro il gigante. Non solo metaforicamente, ma anche con una foto con cui, dal profilo Facebook della sua azienda agricola Petricore bio a Zianigo, ha annunciato la sua decisione, mostrando proprio una bandiera bianca: «Basta, mi arrendo».
«Sospendo temporaneamente l’attività, chiudo lo spaccio e sto cercando un’altra occupazione nel settore», racconta Matteo Dalle Fratte, 38 anni, la terra come lavoro e come passione, «Ho dei costi da sostenere per azienda agricola e il pensiero va anche al futuro. Ho una famiglia da mantenere. E se dovesse ricapitare un’annata così?».
La storia di Matteo è quella di tantissimi agricoltori che stanno combattendo la stessa battaglia. Dalle Fratte ha dieci ettari di campi, di cui uno e mezzo a orto e il resto a seminativo, soia in questo momento. Un’azienda agricola certificata biologica capace di fornire prodotti in tutto l’arco dell’anno.
«Già nel 2021 c’erano stati i primi segnali della siccità. A ottobre avevo dovuto irrigare il radicchio, cosa mai successa. Quest’estate gli effetti della mancanza d’acqua sono sotto gli occhi di tutti».
A inizio giugno, prima che l’emergenza siccità esplodesse in tutta la sua drammaticità, Matteo Dalle Fratte aveva raccontato sulla pagina social dell’azienda agricola qualche trucchetto per usare l’acqua senza sprechi. Ad esempio sistemando una pacciamatura in fieno a protezione del suolo, usando un tubo per l’irrigazione localizzata a goccia e un sensore infilato nel terreno per capire quanta acqua ci fosse sotto.
Con il passare delle settimane, il livello della battaglia si è alzato: le difficoltà di irrigazione si sono fatte via via sempre maggiori. Dalle Fratte finora aveva attinto l’acqua da un ramo del Muson che si è praticamente prosciugato dopo che il Consorzio di bonifica ha aperto la paratoia per non far morire i pesci.
E così l’agricoltore ha usato l’ingegno, creando un sistema fai-da-te sfruttando l’acqua di falda di un piccolo pozzo, riempiendo un grande contenitore posizionato sopra ad alcune balle di fieno e irrigando poche aiuole alla volta sfruttando la forza di gravità.
«Ci provo con tutte le mie forze, ormai si va avanti con la forza della disperazione», scriveva Matteo dieci giorni fa, «Almeno non vedo le piante avviarsi lentamente alla morte. Il lavoro è molto lungo e faticoso, speriamo ne valga la pena».
Il gigante però non ha mollato, anzi. E Matteo ha deciso di fare un passo indietro: «Le piante sono agonizzanti. Già adesso avrei un buco produttivo a metà settembre per i mancati trapianti delle piante dieci giorni fa. Un pozzo artesiano? Non ci siamo né con i tempi, né con i soldi. La stagione è compromessa, noi agricoltori ragioniamo proiettati nel futuro. Ci ho provato con tutte le mie forze, non c’è soluzione».
E così Matteo ha alzato bandiera bianca, ricevendo il sostegno di tante persone che lo invitano a non arrendersi.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia