Matrimoni turistici e le pestilenze d’oggi L’allarme di Moraglia

Un cero e una preghiera, una frittella e un palloncino. Festa religiosa e sagra per migliaia di veneziani e non che hanno rinnovato l’antico voto in occasione della Madonna della Salute. Alle 10 il Patriarca Moraglia ha presieduto la messa alla presenza delle massime autorità cittadine. Nell’omelia, durata 21 minuti, il presule ha messo in evidenza la vita familiare, criticando i matrimoni turistici.
«Chi è sposato nel Signore ha detto il suo “sì” in Cristo», ha detto, «e ama perché qualcuno lo ama per primo e proprio da questo amore nasce il suo amore; il sacramento è solo questo, il resto a cui noi abbiamo dato troppa importanza è pura conseguenza. Vediamo anche sui matrimoni che facciamo, dove li facciamo, in modo turistico e così via». Subito il presule ha aggiunto: «È importante, però, giunti a questo punto, dire di nuovo, con chiarezza, che il sacramento del matrimonio chiede d'esser preparato, non improvvisato, celebrato al momento opportuno e non prima o in modo estemporaneo».
Il Patriarca ha poi evidenziato che «la famiglia è anche una realtà sociale importante sulla quale poter costruire una società che sia veramente coesa e capace di condividere. In Italia è il primo ammortizzatore sociale». A margine, in campo della Salute, il Patriarca ha argomentato sulle due “pesti” attuali: «La prima è l’individualismo, un tarlo che mina le relazioni; la seconda è il riduzionismo, cioè non siamo più capaci di cogliere l0interezza. Riduciamo l0uomo e le relazioni a una parte di quello che dovrebbe essere l0umanità, allora tutto diventa economia, finanza, corporeità, materialità mettendoci di fronte a una società che zoppica».
Infine il bagno di folla tra scatti fotografici e strette di mano. Sull'omelia, alcuni commenti a caldo. Don Ettore Fornezza, rettore a Torcello, si è soffermato sui matrimoni turistici: «Fa riflettere il pensiero del Patriarca. Ha fatto bene a sottolinearlo ma a Torcello non si celebrano matrimoni turistici. Sono preparati scrupolosamente con gli sposi e i loro parroci con un minimo di quattro incontri. Sposo tanti miei alunni, so chi sono e sono seguiti spiritualmente». «All’anno sono circa 30», precisa don Fornezza.
Anche monsignor Giuseppe Camilotto, arciprete della basilica di San Marco, commenta: «Accolgo anche coppie che vengono da lontano, chiedono di sposarsi per tradizione di famiglia. Gli incontri di preparazione mi sorprendono sempre. Se convivono non li redarguisco come peccatori, li innamoro di Dio». Poi il sacerdote che, durante l’anno ne celebra circa 25 parla dei matrimoni turistici.
«Ha ragione il Patriarca; purtroppo ci sono le agenzie che propongono ibridi, cioè matrimoni accattivanti. La cripta abbinata a degli eventi è una stupidaggine ma controlliamo i siti delle agenzie e interveniamo».
Tra la folla, una famigliola dei Frari. Chiara De Rossi e Marco Gavagnin - due figli, Tommaso, 6 anni, Benedetta, 14 mesi - si sono sposati otto anni fa: «Il Vangelo era lo stesso di oggi. Essere sposati in Cristo è quel vino che dà brio alla festa e sostanza al matrimonio. Speriamo di essere un esempio per i figli».
Per Liana Fiorin, cinquant'anni di matrimonio: «Di amore, tenerezza, baruffe, 50 anni magici con mio marito», racconta. Intorno è un flusso ininterrotto di pellegrini: salgono la gradinata anche una giovane musulmana, il vicario Evangelos Yfantidis della chiesa greco-ortodossa di San Giorgio dei Greci con una cinquantina di fedeli; nei paraggi il vice rabbino Avraham Dayan della Comunità ebraica: «Non posso entrare ma conosco la festa della Madonna della Salute», dice. Fino alle 19 si sono registrate 12 emergenze mediche del Cisom, nessuno è stato portato in ospedale.
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