«Materne e asili nido al collasso Senza fondi pronti allo sciopero»
Poco prima di mezzogiorno, dopo tre ore di vivace assemblea, alzano la mano: tutti. È arrivato il momento - riflette l’assemblea - di far sentire la nostra voce e di farla sentire chiara e forte, anche se non siamo persone abituate a protestare e a scendere. Il pacchetto di iniziative di protesta votato ieri per alzata di mano al centro Cardinale Urbani di Zelarino dai rappresentanti delle scuole parrocchiali del Veneziano non ha precedenti nella storia della Fism, la federazione delle scuole materne cattoliche.
Dal corteo a palazzo Balbi, sede della Regione - «ci incateneremo alla vera da pozzo» - allo sciopero da organizzare con i dipendenti e in collaborazione con le organizzazioni sindacali fino a - come extrema ratio - la sospensione delle lezioni per un giorno. Per la prima volta quindi i cancelli delle scuole parrocchiali potrebbero restare chiusi per volontà delle stesse parrocchie e associazioni dei genitori che le gestiscono. Difficile pensare che possa accadere davvero, ma l’ipotesi - anche se non è ancora stato fissato il giorno - c’è ed è scritta nero su bianco.
«Dobbiamo dare un segnale», spiega Stefano Cecchin, presidente provinciale e regionale della Fism, «perché non possiamo restate inermi di fronte all’agonia delle nostre scuole dell’infanzia, che sono sì private, ma svolgono una funzione pubblica, facendo anche risparmiare lo Stato». Nel Veneziano sono 133 le scuole dell’infanzia iscritte alla Fism, di cui 43 anche con il nido integrato. Accolgono 12 mila bambini, con 900 dipendenti tra docenti, educatrici e ausiliari, e 500 volontari tutto-fare. A pesare, in queste settimane, sono soprattutto i mancati fondi messi a bilancio ma non ancora deliberati da Palazzo Balbi. All’appello, su base regionale, mancano 21 milioni per i nidi, e 21 per le scuole dell’infanzia. «Basterebbe avere le delibere da esibire alle banche come garanzia per ottenere gli anticipi e andare avanti in questi mesi», spiega Cecchin, «in attesa dell’erogazione vera e propria, che sappiamo non arriverà prima del prossimo aprile». La mobilitazione decisa ieri prenderà strade diverse a seconda di come andrà, dopo le rassicurazioni arrivate a mezzo stampa, l’incontro che martedì mattina i rappresentanti della Fism avranno con l’assessore regionale ai Servizi sociali Davide Bendinelli.
Ma anche se la Regione dovesse confermare i fondi alle scuole parrocchiali la strada resta tutta in salita perché il governo ha, al momento, fortemente ridimensionato il contributo. Negli anni scorsi, su scala nazionale, era di 539 milioni di euro. L’anno scorso è sceso a 494, e per il prossimo 2015 potrebbe scendere a 472: di questi 272 sono previsti dal bilancio, e saranno erogati attraverso il ministero dell’Istruzione, e 200 con la legge di stabilità nell’ambito dell’accordo Stato-Regioni. «Non permetteremo che rubino il futuro dei bambini perché è di questo che stiamo parlando», aggiunge Cecchin, «siamo a pronti a tutto, anche a incatenarci di fronte alla sede della Regione». Ne va della sopravvivenza delle stesse scuole perché alzare le quote - mediamente di 150 euro al mese, a copertura del 60% del bilancio - o ridurre il personale, che già rischia di non ricevere la tredicesima a dicembre, potrebbe non essere sufficiente per far tornare i conti. «Non possiamo e non vogliamo alzare le rette in un periodo di grave difficoltà anche per le famiglie», dice don Carlo Gusso della parrocchia di Borbiago, «ma dobbiamo mobilitarci per far capire a tutti il valore del servizio che offriamo».
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