«Massima attenzione su questi episodi»
MIRA. «Sull’incendio di Oriago dovranno far chiarezza gli inquirenti. Resta il fatto che se fosse verificata la connessione tra lo scoppio e l’incendio ci troveremo davanti ad un “reato spia” importante che dovrebbe far riflettere anche il comparto edile». A spiegarlo dopo l’incendio e il gran botto della notte scorsa è Alessandro Naccarato deputato del Pd e componente della Commissione parlamentare antimafia.
«Quelli che sembrano semplici incendi», spiega Naccarato, «spesso sono atti di intimidazione mascherati. Nel campo dell’edilizia più spesso i reati collegati sono quelli inerenti i furti di materiali dai cantieri. Più spesso gli atti di stampo mafioso in Veneto riguardano le aziende che trattano rifiuti ad esempio. Ma in situazioni particolari, anche nel comparto edile la situazione può diventare preoccupante. Questo succede quando ci sono procedure fallimentari in atto, cantieri edili fermi da anni per non parlare dei problemi legati all’assegnazione di appalti nel campo dei rapporti con gli enti pubblici».
«Ora a far chiarezza sull’episodio ci deve pensare la magistratura», continua, «Il fatto che si sia sentita un’esplosione e poi sia verificato un incendio in un cantiere chiuso da anni, esclude dalla logica ad esempio che si sia trattato di un corto circuito».
La presenza delle mafie in Veneto, ricorda Naccarato è ormai dimostrata da numerose indagini. In particolare in questi anni si sono sempre più diffusi i casi di imprese controllate da persone collegate ai gruppi criminali che provano ad alterare la concorrenza e a condizionare l’economia per riciclare denaro proveniente da attività illecite, acquisire mercati e condizionarli per arricchirsi impoverendo le zone in cui operano. L’ingresso dei capitali mafiosi è stato richiesto e incentivato da imprenditori, avvocati, commercialisti, intermediari e istituti finanziari che, più o meno consapevolmente, hanno promosso contatti e relazioni, hanno costituito società di copertura e hanno favorito l’accesso al credito. Dietro a molti fallimenti e alle relative procedure di concordato si annidano gli interessi di organizzazioni criminali che usano prestanome per rafforzare la propria attività.
«Ora non è detto che questo episodio possa essere ricondotto a forme di criminalità così pericolose», conclude Naccarato, «e se il nesso doloso fosse smentito ne saremmo lieti, resta il fatto che su episodi come questi bisogna sempre tenere alta la guardia e non fermarsi a quelli che sembrano semplici episodi di cronaca». (a. ab.)
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