Masci lascia la Sagra del pesce dopo 15 anni di beneficenza
CHIOGGIA. Dopo 15 anni il Masci lascia la Sagra del pesce. Il movimento adulti degli scout, punto di riferimento per chi voleva abbinare la buona cucina allo solidarietà, ha rinunciato a partecipare alla prossima Sagra del pesce perché 4-5 organizzatori del gruppo di 170 volontari per problemi personali non sono più disponibili. Nessuna polemica con l’amministrazione comunale, ma negli incontri propedeutici gli scout si erano permessi di suggerire alcuni paletti da inserire nel nuovo regolamento per la Sagra che sono stati accolti solo in parte. Da settimane circolava la voce che il Masci non avrebbe partecipato alla sagra, che si terrà dal 10 al 19 luglio, e tra le motivazioni alcuni adducevano l’invecchiamento degli organizzatori e alcuni attriti col Comune.
«Non è così», spiega Pia Donaggio della comunità La Forcola del Masci, «abbiamo 170 volontari con almeno una cinquantina di ragazzi, dai 13 anni in su, che sacrificano dieci serate estive per venire a servire gratuitamente ai tavoli. Semplicemente quest’anno 4-5 persone che dedicavano alla sagra 24 ore su 24 per l’organizzazione e poi per la gestione hanno problemi personali. Senza di loro non ce la facciamo. Rimane la grande amarezza di rinunciare a una manifestazione, che facevamo a servizio della città, che ci permetteva di ricavare fondi preziosi (in 15 anni oltre 800.000 euro) per sostenere missioni nei cinque continenti».
«Ringrazio il Masci per il lavoro svolto e la qualità del servizio», precisa l’assessore al Turismo, Luigi De Perini, «hanno portato un sapore diverso alla sagra perché hanno sempre devoluto tutti gli introiti per cause sociali. Ringrazio per le proposte di miglioramento, alcune delle quali recepite. La riduzione dei tavoli è stata accolta da tutti: ogni stand potrà avere dai 60 ai 90 tavoli in base alle proprie capacità. Buona la proposta di offrire un servizio di cucina in loco, ma non è stata accolta dalla commissione».
Elisabetta Boscolo Anzoletti
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia