Maschere e "burqa", nessun divieto in arrivo
VENEZIA. Nessun divieto di maschera «Le maschere? A carnevale ci saranno, eccome». Così il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, al termine del vertice in Prefettura, riguardo alla sicurezza in vista dei prossimi appuntamenti cittadini.
«Diciamo a tutti - ha detto Brugnaro - di venire qui, a Carnevale, dove verranno identificati, come si è sempre fatto, coloro che, in maschera, non intendono fornire le proprie generalità, potendo anche contare sull'efficace sistema di identificazione dei turisti in albergo. Ma diciamo di venire anche a Natale, quando proveremo, in una città sicura, a proporre un segnale in controtendenza, con iniziative sul territorio».
«Oltre alle operazioni con la polizia per il presidio del territorio - ha ricordato il sindaco - da settembre, ci siamo messi al lavoro sul tema dell'antiterrorismo, pensando che il 13 dicembre aprirà la Porta Santa a San Marco. Abbiamo così un piano, che incrementerà la vigilanza anche nei musei, con punti di controllo, prima della Piazza, che non saranno effettuati in massa, ma saranno puntuali, su persone sospette, per identificarle. Aumenterà insomma la difesa passiva, anche perché l'intelligence non ci ha segnalato nessun allarme terrorismo».
Non sono in programma nuove leggi per regolare l’uso del burqa nel nostro Paese. Lo ha poi chiarito il ministro dell’Interno Angelino Alfano, lunedì, al termine della riunione sulla sicurezza a Venezia. A chi gli chiedeva se ci fossero nuove norme sull’uso del burqa - o, meglio, del niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi delle donne musulmane che lo indossano - Alfano ha risposto: «Non abbiamo in questo momento iniziative legislative. In Italia si è liberi di pregare ma non di inneggiare all’odio. Abbiamo già provveduto all’espulsione di 60 soggetti di cui 4 Imam». Il ministro è poi tornato sul caso del cittadino tunisino che aveva solidarizzato con gli attentatori di Parigi: «Abbiamo già espulso e reimpatriato il tunisino nel suo Paese che aveva simpatizzato con chi aveva sparato a Parigi. Per me e per noi aveva già fatto abbastanza per non vivere nel nostro Paese».
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