Marzenego in secca, disagi da venerdì
MESTRE. In gergo tecnico si chiama “Asciutta generale”. Una sorta di grande secca pilotata che di solito interessa il Piave ma stavolta coinvolge anche i fiumi Dese, Marzenego, Sile e lo Zero, dove viene sperimentato il deflusso ecologico, imposto all’Italia dall’Unione europea con la direttiva Quadro Acque (Direttiva 2000/60/CE) che introduce concetti nuovi per preservare i processi biologici e l’ecosistema dei nostri fiumi. Una novità che viene sperimentata anche in centro a Mestre, dove un ampio tratto di Marzenego tombato, è tornato a cielo aperto tra via Poerio e Riviera XX Settembre, a ridosso di piazza Ferretto. E la secca a primavera è un caso eccezionale. Il consorzio di bonifica Acque Risorgive ha annunciato ieri che la sperimentazione viene attuata dal 16 al 28 marzo, e invita i cittadini a segnalare tutti i possibili disagi, dalla puzza di acqua morta alla presenza di pesci senz’aria.
Le derivazioni dal Piave fino ai fiumi, Dese, Zero, Marzenego e Sile saranno interessati da una forte riduzione del flusso d’acqua. Le fosse attorno alla città murata di Castelfranco Veneto rimarranno senz’acqua e sarà importante la riduzione del flusso per il fiume Marzenego che scorre pure in centro a Mestre. Accentuato l’effetto sullo Zero con evidenti difficoltà tra Zero Branco e Mogliano. Minori i problemi per il fiume Dese.
«Ci preme avvisare la popolazione delle aree interessate», dice il presidente di Acque Risorgive, Francesco Cazzaro, «che potrebbero evidenziarsi delle criticità anche di carattere igienico-sanitario per la riduzione di portata che si registrerà nei fiumi in pochi giorni. La fauna ittica sarà sottoposta ad un forte stress con la probabile necessità di recupero nei tratti che andranno in asciutta. Ai cittadini facciamo appello perché ci aiutino nella raccolta dei dati, collaborando al monitoraggio dei fiumi interessati dall’asciutta». Acque Risorgive mette a disposizione la sua app (si può scaricare gratuitamente da Google Play e App Store) con la quale, una volta registrati, sarà possibile inviare segnalazioni utili.
C’è da dire che i Consorzi di bonifica sono scettici sull’applicazione della direttiva europea in un territorio dove è intenso l’uso dell’acqua dei fiumi per l’irrigazione. «Per ogni prelievo d’acqua di fiume», spiega il direttore del consorzio Carlo Bendoricchio, «deve essere verificato che la quantità di acqua che rimane nel fiume sia tale da permettere allo stesso di mantenere o migliorare la qualità ambientale complessiva. L’obiettivo finale che si propone la Direttiva europea consiste nel raggiungere entro il 2021 almeno il livello di qualità “buono” per tutti i fiumi». Ma come spiega Carlo Casoni, capo Ufficio Territorio Ambiente di Acque Risorgive, «le norme che regolano il deflusso ecologico sono state pensate per i grandi fiumi del Nord Europa e non si adattano facilmente a realtà diverse» e una applicazione «rigida rischia di creare notevolissimi problemi ai nostri corsi d’acqua». La asciutta generale del Piave diventa l’occasione per «raccogliere quanti più informazioni possibili sui corsi d’acqua disponendo di dati come misure di portata, livello e qualità delle acque. Questa fase sperimentale sarà utile per capire i potenziali effetti dell’applicazione di questa nuova normativa sul nostro territorio e per raccogliere elementi necessari a gestire nel migliore dei modi l’applicazione graduale del Deflusso Ecologico da qui al 2021» con un confronto tra Consorzi e Regione che dovrà poi relazionarsi con il Ministero dell’Ambiente.
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