Martella: «Sono contrario, è anacronistica»
«Sono contro la separazione,oggi è del tutto anacronistica». Andrea Martella, deputato del Partito Democratico e vicepresidente del gruppo alla Camera interviene nel dibattito referendario. Ed è risoluto. «Siamo capaci tutti di dire che bisogna dare la parola ai cittadini, tutti ci tengono alla democrazia, ma è doveroso capire se certi referendum hanno validità o meno. Verificare se c’è il rispetto delle norme, delle leggi e dei tempi rispetto ai quesiti referendari. E al mio partito ricordo che per mandare a casa Brugnaro non serve mica diventare separatisti. Io sono il primo a volere che Brugnaro vada a casa ma pensare che si possa tornare a governare Venezia come centrosinistra, lasciando Mestre al centrodestra, è assurdo così come è assurdo pensare che visto che sindaco è Brugnaro non si debba lavorare per dare le competenze del Mose alla città metropolitana. Lo pensava già Valter Vanni». Messaggio chiaro al Pd che lunedì sera valuta la questione referendum di separazione.
Martella insiste: «Non spetta a me dire se è meritevole il referendum, lo dica la Regione. Ma un percorso è in atto: la città metropolitana è nata, attende il piano strategico e molte competenze le vanno attribuite. Siamo in ritardo, certo. Ma la legge 56, la Delrio, che istituisce la città metropolitana, prevede che per consentire la elezione diretta del sindaco ci possa essere una diversa articolazione del Comune capoluogo. Fare il referendum, senza fare la città metropolitana, non mi pare una mossa azzeccata. Prima si fa città metropolitana, poi si possono valutare altre soluzioni. Anche io ci tengo al parere dei cittadini ma la riforma degli enti locali è in corso da tempo, dal governo Monti, e mi pare prevalente la normativa nazionale rispetto alla divisione del Comune capoluogo. Piuttosto serve la specialità. Questa spinta separatista che si sente a Venezia conferma che la città storica, invasa di turisti e senza manutenzioni, non ce la fa più».
Martella spiega che sta lavorando in Parlamento per «misure dentro la Legge di stabilità per Venezia con incentivi fiscali, la garanzia delle risorse per le manutenzioni (scavo dei rii, bricole, aiuti ai privati)», prosegue. «La separazione non è la scelta giusta, chi fa politica deve essere classe dirigente, non farsi portavoce di pulsioni. Serve la città metropolitana con funzioni dedicate ai vari territori e norme e funzioni speciali per Venezia centro storico. Così la questione è gestibile in modo serio. Poi, fatta la città metropolitana con l'elezione diretta del sindaco, pensiamo ai due Comuni. Ma diamoci il tempo di fare le cose bene». (m.ch.)
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