Marta uccisa da un'embolia polmonare da liquido amniotico

BASSANO DEL GRAPPA. Un’embolia polmonare da liquido amniotico provocata dall’iniziale travaglio del feto, già morto da almeno 24 ore, avrebbe ucciso la 34enne blogger trevigiana Marta Lazzarin, originaria di Cusignana di Giavera del Montello, spirata il 29 dicembre nel reparto di Ostetricia dell’ospedale di Bassano del Grappa. È quanto emerge dall’autopsia eseguita ieri dal dottor Paolo Fais del Servizio di medicina legale dell’Università di Verona su incarico del pm vicentino Barbara De Munari. Il magistrato ha aperto un’inchiesta sulla morte della mamma: omicidio colposo l’ipotesi di reato. Nel registro degli indagati il primario bassanese, il dottor Yoram Jacob Meir, con i due aiuti Paola Lanza e Maria Concetta Mangano, l'anestesista Vittorio Bernardi e l'ostetrica Lucia Sasso.L’esame autoptico è stato svolto con la partecipazione di altri due consulenti, il professor Massimo Montisci dell’Università di Padova (per il primario) e il medico legale trevigiano Enrico Pedoja (per la famiglia Lazzarin e il compagno Christian Cappello).

L’embolia da liquido amniotico è un'evenienza che si può verificare quando il feto preme sulla placenta durante l’espletamento del parto e il liquido nel quale “nuota” il bimbo, invece di essere espulso, passa nel cosiddetto “torrente” vascolare materno a partire dall’utero, cioè nei vasi sanguigni, chiudendoli a livello polmonare. Il liquido amniotico, andando in circolo, chiude i vasi del polmone e impedisce alla paziente di respirare, innescando in pochi minuti modificazioni della coagulazione del sangue che portano a trombosi. Le conseguenze? Il collasso, con arresto cardiaco e, in genere, il decesso come è accaduto a Marta, le cui condizioni erano critiche a causa di un’infezione placentare che aveva provocato la morte fetale da un giorno. Fondamentali saranno l’esame istologico e gli accertamenti microbiologici: la relazione finale entro 60 giorni. Nella letteratura medica l’embolia da liquido amniotico è definita come un'emergenza ostetrica imprevedibile, nella maggior parte dei casi non curabile.

Ma in quelle condizioni la 34enne poteva essere salvata? A questa domanda dovrà rispondere l’esperto della procura. A mezzogiorno del 29 dicembre la donna entra in ospedale lamentando perdite con febbre a 39, sintomi dell’infezione. Viene iniziata la terapia antibiotica e alle 13 inizia il travaglio spontaneo tanto da escludere il parto cesareo: Marta è al settimo mese ed è richiesto l’intervento del primario, in più l’anestesia è già arrivato per ogni necessità. Alle 14 ecografia e monitoraggio. Alle 15 l’ennesima ecografia conferma che il piccolo è morto. Mezz’ora più tardi la 34enne è trasferita in sala travaglio. Alle 17.50 l’arresto cardiaco: in sala si concentra l’équipe medica con cardiologi e rianimatori ma alle 19 i medici si arrendono. Dopo il suo piccolo, anche Marta è deceduta. Intanto per oggi sono attesi all’ospedale di Bassano gli ispettori inviati dal ministro Lorenzin, giunti ieri nell’ospedale di San Bonifacio (Verona) dopo la morte di un’altra giovane mamma, Anna Massignan, 35enne medico di base, spirata insieme al suo bambino, a Natale durante il cesareo. La procura scaligera ha aperto un’inchiesta.
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