Market della droga in negozio faro rosso o giallo per i clienti
Apparentemente vendeva vestiti - nel suo negozio, il «Vertigo», in Calle Larga dei Bari a Santa Croce - invece, stando ai carabinieri, di fatto era un mini market della droga: il 48enne veneziano Piero Dall’Asta spacciava marijuana, cocaina e pure eroina. I militari dell’Arma che lo hanno arrestato hanno anche scoperto, grazie ad alcune testimonianze, che per avvertire gli “avventori” che i rifornimenti erano arrivati non utilizzava cellulari, messaggini o altro, nella vetrina del negozio esponeva dei piccoli far raffiguranti degli smile.
Ne aveva due: se compariva quello di colore rosso significava che non aveva dosi a disposizione, se esponeva quello giallo significava che la droga era arrivata ed era pronta per la vendita. Ed è proprio seguendo gli acquirenti che gli investigatori hanno ricostruito la reale attività di Dall’Asta. Hanno visto che nel negozio di Calle dei Bari entravano troppi giovani, qualcuno lo hanno fermato e perquisito, quando hanno trovato la dose hanno insistito per farsi raccontare chi l’aveva rifornito e così hanno deciso per la perquisizione. Naturalmente, hanno atteso che in vetrina fosse esposto il faretto giallo.
Nella serata di giovedì sono entrati e hanno trovato poco più di 16 grammi di marijuana, già ripartiti in numero i involucri e dunque pronti per la vendita, un bilancino di precisione che con la vendita dei capi d’abbigliamento non ha nulla a che fare, undici grammi di cocaina, anche questi già divisi in dosi, 210 euro in contanti presumibilmente guadagnati con lo spaccio della droga. Tra l’altro, poco più di un anno fa, Dall’Asta era stato pizzicato e bloccati con sostanze stupefacenti e, quindi, i carabinieri sono andati a colpo sicuro.
Il pubblico ministero Giorgio Gava ha chiesto ieri la convalida dell’arresto e Dall’Asta è stato interrogato già nella tarda mattinata dal giudice Massimo Vicinanza. Difeso dall’avvocato Marco Zanchi ha risposto alle domande del magistrato ed ha sostanzialmente ammesso che quella droga era sua e che era pronta per lo spaccio. Ha spiegato che aveva ricominciato a vendere sostanze stupefacenti dopo la separazione perché aveva bisogno di soldi, visto che quelli che entravano grazie all’attività commerciale non erano sufficienti. Probabilmente riteneva che la copertura del negozio fosse sufficiente, che lo proteggesse dalle chiacchere e dai sospetti , ma non è andata così e i carabinieri sono arrivati egualmente a lui, come era accaduto lo scorso anno. L’avvocato Zanchi ha chiesto gli arresti domiciliari e il giudice Vicinanza si è riservato di decidere nei prossimi giorni.
Giorgio Cecchetti
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