Marittimo di Chioggia muore a Taranto

Alfredo Chiereghin, 45 anni, è rimasto vittima di un incidente mentre eseguiva lavori di dragaggio a bordo di un pontone 
CHIOGGIA. Un marittimo chioggiotto di 45 anni, Alfredo Chiereghin, è morto, l’altra sera, a Taranto, mentre eseguiva lavori di dragaggio a bordo di un pontone, il «Guglielmo G.», della ditta Nuova Coedmar, per la quale lavorava. Le circostanze dell’incidente non sono ancora del tutto chiare. La capitaneria di porto di Taranto, intervenuta per prima sul luogo della disgrazia, fornisce pochi particolari, perché l’esatta dinamica è ancora in fase di accertamento. Quello che sembra sicuro è che il chioggiotto si trovava vicino a una “struttura” (questa la definizione usata nella nota diramata dalla capitaneria) “assicurata da cavi in tensione” che “a causa del cedimento della struttura stessa, avrebbero colpito accidentalmente il marittimo, presente sul ponte di coperta, causandone la morte sul colpo”.


La struttura in questione sarebbe uno dei piloni che servono per ancorare il pontone al fondo marino, in modo che la draga possa operare con sicurezza e precisione. Questo pilone si sarebbe spezzato o piegato, tirando i cavi di sostegno i quali hanno agganciato e trascinato il marittimo sul ponte, schiacciandolo contro un parapetto della chiatta. I colleghi di Chiereghin hanno immediatamente dato l’allarme e la capitaneria di porto ha inviato sul posto una motovedetta con personale tecnico e un medico del 118m ma le operazioni di soccorso si sono rivelate più complicate del previsto. I cavi, infatti, ancora in tensione, continuavano a costituire un pericolo per chi fosse salito sul pontone. Quindi è stato necessario, prima, risolvere questo potenziale rischio e solo dopo il medico ha potuto esaminare il corpo del marittimo chioggiotto per il quale, però, non c’era più niente da fare.


Subito dopo, su disposizione del Pm di turno, per eseguire ulteriori accertamenti, sono intervenuti anche il medico legale, gli ispettori dello Spisal e la polizia scientifica. Il pontone, liberato dai cavi in tensione, è stato rimorchiato nella Calata 1 del porto di Taranto, dove è stato ormeggiato e posto sotto sequestro. Tra la sera e la notte di giovedì, il personale della Capitaneria ha acquisito le dichiarazioni spontanee degli altri membri dell’equipaggio del pontone che sono, poi, state trasmesse all’autorità giudiziaria.


Sull’incidente, comunque, sono in corso due inchieste, una penale e una amministrativa. L’indagine penale, che dovrà accertare la dinamica dell’incidente e le eventuali responsabilità, coinvolgerà, con ogni probabilità, come atto dovuto, i vertici della Nuova Coedmar e sarà condotta dalla guardia costiera e dagli ispettori Spesal; l’inchiesta amministrativa, anche questa condotta dalla guardia costiera, oltre alle cause dell’incidente, ricercherà eventuali responsabilità dal punto di vista strettamente tecnico-operativo (dotazioni di sicurezza, formazione del personale, ecc.) .


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