Marito e moglie sfidano l’Atlantico su una “sanpierota” in legno
VENEZIA. Attraversare l’Oceano Atlantico in sanpierota: seguire con una barca a vela “al terzo”, nata in laguna, la rotta tracciata dagli Alisei per le grandi navi commerciali, nei secoli. Duemila e 500 miglia tra Capo Verde e i Caraibi: una ventina di giorni tra mare, cielo, sole, capodogli e delfini, fidandosi della sola forza del vento, mangiando cibo liofilizzato, bevendo acqua dissalata e affidando al telefono satellitare i (pochi) contatti con il mondo che va avanti frenetico. Un piccolo pannello solare ad alimentare gli strumenti di bordo, una zattera autogonfiabile e un radio localizzatore di emergenza Gps, per renderla “rintracciabile” nell’oceano. Quel che suona ai più come una pazza avventura, per Marco Tapetto - veneziano, 52 anni, velista sin da bambino e costruttore di barche a vela sin da ragazzo, grande esperienza internazionale nelle regate d’altura e in tutto ciò che sa di mare e vento - «è il sogno di tutti i velisti che si avvera. Con una barca a vela non è un viaggio estremo.... però, con una sanpierota un po’ più impegnativo di sicuro lo è», si schernisce, «seguiremo le rotte dei naviganti veneziani, con l’obiettivo anche di fare divulgazione sulla salute del mare, grazie alla collaborazione con il Wwf, al quale segnaleremo i nostri avvistamenti».
Un’avventura di coppia. Con Marco parte la moglie, Ursula Zancarlin, una passione per i viaggi in solitaria per il mondo, ma neofita della vela: «Mi fido di lui ed è un’esperienza che non mi perderei mai, so che vedremo cose bellissime. Non ho paura». A portarli a destinazione “Achab”, una barca di legno di 6 metri e 70 per 180 centimetri, che lo stesso Tapetto ha costruito tre anni fa e ora modificato per l’occasione. Il suo orgoglioso proprietario, Paolo Pradel, gliel’ha affidata con entusiasmo: «Li aspetterò ad Antigua e andremo a prendere uno spritz...o alle Isole Barbados, dipende da dove li accompagnerà il vento». Un anno di preparazione: la sanpierota - in fasciame di legno e compensato marino - è stata appesantita riempendo i gavoni di polistirolo e l’interno cavo dei due leggerissimi alberi in legno, per far sì che possa “girare su se stessa” in caso di rovesciamento. Una piccola cabina, per dormire qualche ora tra un turno e l’altro al timone, rinforzato con un anima di acciaio per resistere alle onde dell’oceano. Niente pilota automatico, al massimo due bande laterali di tela per ripararsi un po’ dagli spruzzi. Le vele, sì, non sono “da laguna”, ma in dacron, appositamente tagliate e cucite dalla veleria Baraonda Sailmekers, per resistere agli Alisei, che dovrebbero soffiare tra i 14 e i 20 nodi, Forza 4.
«Ci penso da sempre, ma ci lavoriamo dalla scorsa primavera, grazie all’aiuto di molte persone», racconta ancora Tapetto, «abbiamo dovuto affrontare soprattutto il problema del cibo, dell’acqua e dell’energia. Medici nutrizionisti dell’Asl di Mirano ci hanno aiutato per il cibo liofilizzato, per spiegarci quali pesci poter pescare e mangiare crudi, evitando pericolose tossine». Ringraziamenti d’obbligo in un’impresa così. L’aiuto dell’Avl, piccola ma vivacissima realtà velica del Lido, e dell’Associazione Vela al terzo; i consigli del comandante Ferruccio Falconi. L’azienda turistica di capo Verde Time che aspetta “i due pazzi veneziani” che vogliono attraversare l’Oceano. Tognana e Indigo Sailing Team. E il Comune di Venezia che li patrocina. «Un’impresa difficile, ma studiata a fondo che porterà il nome di Venezia per i mari, con la sua tradizione nella navigazione: siamo orgogliosi di questa coppia di veneziani», commenta l’assessore allo sport Roberto Panciera, affidando a Marco e Ursula il gonfalone che sventolerà a poppa di “Achab”, che partirà in nave da La Spezia alla vota dell’Isola di Sal: si salpa per la traversata a vela ai primi di marzo.www.marcotapetto.com.
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