Maritan è tornato a casa concessi i domiciliari

San Donà. Era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Lucky Luciano” Aveva acquistato due chili di cocaina dalla ’ndrangheta trapiantata a Milano
Di Giorgio Cecchetti

Luciano Maritan è tornato a casa. Ieri, i giudici del Tribunale del riesame presieduto da Patrizia Montuori hanno concesso gli arresti domiciliari al pregiudicato di San Donà, così come aveva chiesto il suo difensore, l’avvocato Annamaria Marin. Gli stessi pubblici ministeri Carlotta Franceschetti e Walter Ignazitto avevano dato parere positivo per far uscire dal carcere Maritan, finito nuovamente in manette nell’ambito dell’operazione «Lucky Luciano» condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo lagunare.

I rappresentanti dell’accusa avevano dato il loro via libera agli arresti domiciliari sulla base del suo atteggiamento processuale: Maritan non aveva soltanto ammesso le sue responsabilità sul reperimento della cocaina a Milano e sul suo trasporto nel Veneto, ma aveva anche indicato le responsabilità di altri, anche di personaggi che senza le sue dichiarazioni non sarebbero stati coinvolti nelle indagini dei carabinieri. Non si è certo trasformato in un collaboratore di giustizia, ma per quanto riguarda il procedimento in cui è rimasto coinvolto ha fornito ampie dichiarazione, che gli investigatori hanno potuto riscontrare.

Il pregiudicato sandonatese è già stato condannato per i due chili di cocaina acquistati da esponenti legati alla ’ndrangheta e trapiantati a Milano. Il 2 ottobre dello scorso anno il giudice Andrea Comez lo ha condannato a sei anni di reclusione e a 24 mila euro di multa, ben sei mesi in più della pena richiesta dai pubblici ministeri. Cinque mesi prima, tra l’altro, il difensore, l’avvocato Marin, aveva raggiunto l’accorso con i rappresentanti dell’accusa per chiudere il processo con una pena di quattro anni e mezzo, proprio grazie alle dichiarazione che Maritan aveva cominciato a rendere. Ma, in quell’occasione, il giudice Massimo Vicinanza aveva ritenuto quella pena non congrua anche sulla base dei precedenti penali specifici dell’imputato (Maritan aveva già subito almeno un’altra condanna per traffico di sostanze stupefacenti).

Poche settimane fa, inoltre, sempre il pregiudicato sandonatese era stato protagonista di un altro procedimento, in questo caso accanto all’ex sindaco di San Donà Francesca Zaccariotto. L’accusa era quella di concorso in abuso d’ufficio: l’esponente leghista, secondo la Procura, aveva favorito Maritan per un posto comunale di guardaparco per tre mesi, scavalcando altri 32 concorrenti. Il giudice, però, aveva assolto tutti perché il fatto non sussiste. La Procura attende le motivazioni della sentenza per decidere se presentare appello o meno.

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