Maritan, confermata la condanna a 14 anni
SAN DONA'. Ai giudici della Corte d’Assise d’Appello pronti a ritirarsi in camera di consiglio ieri in aula bunker, Silvano Maritan ha ribadito che, quella sera del 13 novembre 2016 in piazza Indipendenza, non volesse uccidere Alessandro Lovisetto, ma che egli stesso fosse stato vittima di un’aggressione da parte dell’uomo che poi trovò la morte. I due giudici togati ed i sei popolari, dopo tre ore, sono usciti con la sentenza: condanna confermata per l’ex boss del Veneto Orientale. Quattordici anni per omicidio volontario, quattro mesi per aver portato con sé il coltello per uccidere. Coltello che Maritan ha sempre sostenuto essere di Lovisetto. Al termine della pena, tre anni in libertà vigilata. Il delitto è maturato, secondo i giudici di primo grado, «per il forte astio, il risentimento, se non proprio l’odio nei confronti di Lovisetto, colpevole di aver infamato l’onore di Maritan per essersi, durante il periodo di detenzione dello stesso Maritan, legato sentimentalmente con quella che era stata la sua donna e sulla quale forse pretendeva ancora di dominare».
La sostituto procuratore generale Maristella Cerato, che aveva presentato ricorso in appello così come la difesa e la parte civile, ieri al termine della requisitoria, ha chiesto per Maritan una condanna superiore a quella di primo grado: 21 anni, con la contestazione della recidiva. I giudici della Corte d’Assise l’avevano esclusa «perché il fatto è del tutto avulso dalla storia criminale di Maritan, non rilevando alcuna continuità delinquenziale». Ma la Procura Generale la pensa diversamente, sostenendo nell’atto d’appello che i fatti sono «pienamente congruenti con la pregressa storia criminale dell’imputato». I giudici di secondo grado hanno sposato l’impostazione della sentenza dei colleghi del tribunale di Venezia quanto alla quantificazione della pena (14 anni e 4 mesi totali) e alla negazione della recidiva, raddoppiando però le provvisionali ai tre figli di Lovisetto, come chiesto dall’avvocato di parte civile Andrea Faraon: dai 300mila euro totali in primo grado, l’anticipo che Maritan dovrà pagare è passato a 600mila.
La difesa, con l’avvocato Giovanni Gentilini, si è battuta per dimostrare che quella di Maritan è stata la reazione a un’aggressione. Tra i motivi di appello, anche il fatto che al momento della lettura della sentenza in primo grado, i due giudici togati sarebbero stati affiancati da sette giudici popolari, invece che dai sei previsti dal codice. Ieri il legale ha chiesto anche la rinnovazione in appello dell’istruttoria dibattimentale, ovvero di acquisire gli atti di un’altra inchiesta. Istanza rigettata. Entro 90 giorni i giudici depositeranno le motivazioni, dopodiché la difesa impugnerà la sentenza davanti alla Cassazione. —
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