Marianna uscì con uno spasimante prima di scomparire

Il legale della famiglia Cendron chiede indagini su un ultracinquantenne che le telefonò e la portò fuori. È il terzo uomo della vicenda. La Procura: «Abbiamo fatto il possibile»

PAESE. Finora erano stati due i possibili uomini-chiave nella scomparsa di Marianna Cendron, la cuoca di Paese sparita il 27 febbraio 2013: Renzo Curtolo, il vicino di casa che l'aveva ospitata nel mese precedente al mercoledì in cui si sono perse le sue tracce (al tempo Mary aveva compiuto da poco 18 anni, oggi ne ha 21), e Michele Bonello, il fidanzato della ragazza che viveva al convitto dell'istituto Maffioli. Nessuno, va precisato, è stato mai indagato. Ma c'è un terzo uomo, forse uno spasimante, su cui la famiglia, attraverso l'avvocato Stefano Tigani, chiede approfondimenti. Lo fa nelle pagine dell'opposizione alla richiesta di archiviazione chiesta dal pubblico ministero Massimo De Bortoli e notificata alla famiglia lo scorso 2 dicembre.

Vaporetti e autobus tappezzati di manifesti di Marianna

Si tratta di un uomo ultracinquantenne che qualche giorno prima della scomparsa, il 14 febbraio 2013, aveva telefonato al numero fisso del ristorante del Golf Club castellano per parlare proprio con la giovane cuoca. Un uomo che in seguito sarebbe stato riconosciuto da una collega di Marianna proprio come quella persona che si era presentata al locale per andare a prendere Mary. Chi è quest'uomo? Cosa doveva chiedere a Marianna? È forse la stessa persona di cui aveva parlato Viorica, un'amica di Mary, raccontando agli inquirenti e anche in tivù che la cuoca le aveva riferito di «un uomo che la costringeva, che la chiamava, un ragazzo più grande di lei che la disturbava?». La chiamata tutta da chiarire è emersa dall'analisi dei tabulati telefonici fatta dall'avvocato Tigani. L'uomo misterioso non sarebbe stato sentito dagli inquirenti.

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E' questo solo uno degli elementi da approfondire secondo il legale, ospite mercoledì sera a "Chi l'ha visto?" su Rai 3 assieme a Pierfrancesco ed Emilia Cendron e ad Antonio La Scala, presidente di Penelope, l'associazione dei familiari degli scomparsi. La famiglia ha ribadito che il fascicolo non deve essere archiviato. Dal canto suo, il pm De Bortoli ribadisce; «Abbiamo fatto tutto il possibile, se il giudice delle indagini preliminari riterrà che ci siano altre strade da percorrere, saremo pronti a farlo».

«Il nostro vuole essere un atteggiamento propositivo nei confronti della Procura, chiediamo di verificare soprattutto i tabulati telefonici e le contraddizioni nel verbali», sottolinea l'avvocato Tigani che sta preparando una seconda memoria da presentare al magistrato nei prossimi giorni. Poi l'ultima parola spetterà al giudice per le indagini preliminari. Tra gli altri punti tutti da chiarire, secondo la famiglia, l'effettiva esistenza dei due cellulari di Mary (uno regalatole dai genitori, uno che Renzo sostiene di averle dato), e gli spostamenti registrati dalle celle telefoniche tra il luogo di lavoro, il centro commerciale "I giardini del sole", il convitto del Maffioli, nelle ore immediatamente precedenti e successive alla sparizione di Marianna. Punti di domanda che purtroppo, dopo quasi tre anni, restano ancora senza risposta.

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