Marghera, Vega vende un pezzo del Lybra
C’è il massimo riserbo dei vertici della società consortile che gestisce il Parco Scientifico Tecnologico Vega di Marghera sull’esito del bando di vendita di una porzione di sua proprietà dell’ immobile “Lybra”, già occupata. Si tratta della porzione anteriore di un edificio – il primo a essere costruito poco più di dieci anni fa, nell’area dell’ex Agrimont – composto da cinque piani fuori terra per complessivi 5.000 metri quadri (in parte occupati e di proprietà di Confindustria) destinati a uffici e di due piani seminterrati e rialzati destinati ad autorimessa per complessivi 2500 mq. L’obbiettivo del bando era di raccogliere il maggior numero di offerte d’acquisto, per poi procedere a gara fra i soggetti interessati.
Il prezzo minimo richiesto nel bando è di 9.200.000 euro. Per il bilancio di Parco Vega scarl (i cui soci di maggioranza sono il Comune di Venezia, la Regione ed Eni) la vendita della porzione del Lybra permetterebbe di ridimensionare il suo consistente patrimonio immobiliare (edifici e aree) e, di conseguenza, i pesanti costi connessi in termini di imposte (Imu, Tia, ecc.), manutenzioni e ammortamenti. Nel 2011 Parco Vega scarl ha chiuso con un passivo di 1.596.000 euro e un patrimonio netto di 15.609.000 euro e reperire nuove risorse finanziare senza esposizioni bancarie è oggi quanto mai neccessario per sviluppare la nuova “mission”, inaugurata con la direzione generale dell’ex deputato e già vicesindaco di Venezia, Michele Vianello, appassionato di informatica e autorevole esperto in materia di innovazione digitale e tecnologie telematiche.
E’ stato proprio lui, negli ultimi tre anni, a realizzare l'infrastrutturazione a banda larga a 300 megabite, i laboratori di ricerca e sviluppo Ict (tencologie informatiche della comunicazione), ha creato il cloudcomputing (la nuvola informatica), favorito i processi in Enterprise 2.0, avviato l'incubatore di nuove aziende (start up e spin off) e la conversione al fotovoltaico di tutto il Parco Vega 1 che raggruppa, oltre al Lybra, altri grandi edifici con avanzati laboratori di nanotecnologie, digital-mediale, beni culturali, ambiente e sviluppo sostenibile, aerospazio, biotecnologie, formazione e servizi avanzati.
«Parco Vega scarl non è una società immobiliare» dice Michele Vianello «la quantità di immobili in proprietà era una fattore importante ieri, quando si è trattato di costruire questa realtà in un’area abbandonata dall’industria. Ma oggi il Vega è diventato il più grande parco tecnologico e scientifico, insieme a quello di Trieste, d’Italia e uno dei maggiori e più avanzati in Europa proprio nel campo delle nuove tecnologie digitali, dell’innovazione informatica, della ricerca scientifica e come incubatore di nuove e giovani aziende, come Solwa srl che ha recentemente vinto il premio Impresa del Futuro».
«Noi intendiamo proseguire su questa strada» ripete Vianello «e il recupero di nuove risorse finanziarie con il ricavato della vendita di una parte delle nostre proprietà immobiliari e i minori costi di gestione ci permetteranno di realizzare nuovi investimenti di tasca nostra, senza alcun contributo pubblico, tipo quello che è stato dato al Parco di Trieste dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca scientifica».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia