«Marghera strategica meno burocrazia credito a chi merita»
«Zona franca e logistica per la manifattura 4.0 a Marghera». È l’orizzonte che ha in mente Damaso Zanardo per una Marghera che, spiega l’imprenditore a capo dell’omonima azienda di logistica, deve continuare a giocare un ruolo centrale nell’industria dell’area metropolitana di Venezia.
Zanardo, iniziamo con lo stato di salute dell’economia. Qual è il suo punto di vista?
«Sottolineo due aspetti che secondo me ancora non vanno. Il primo è la burocrazia: abbiamo perso dieci anni perché lo sportello unico, che doveva semplificare la vita degli imprenditori con un interlocutore unico, in realtà ne ha semplicemente aggiunto un altro. Un fardello negativo, diventato insopportabile».
E il secondo qual è?
«Il sistema del credito. Poco trasparente con finanziamenti basati molto spesso su logiche clientelari, come abbiamo visto con il caso delle popolari venete, che nulla hanno a che vedere con la bontà del progetto industriale per il quale si chiede il finanziamento. Le banche devono tornare a criteri trasparenti, di merito».
Ma nella gestione delle banche gli imprenditori non sono certo esenti da responsabilità, soprattutto nel caso delle popolari.
«Certo, bisogna ammetterlo. Le banche devono tornare a finanziare i progetti meritevoli, non gli amici».
Che futuro vede per l’area di Marghera, di cui quest’anno si festeggiano i 100 anni dalla nascita?
«Marghera paga lo scotto della sua storia, una vocazione chimica che a lungo ha impedito che ci fosse spazio per altri. Ma quello spazio oggi c’è, anche se è legato alla bonifica delle aree inquinate».
Le bonifiche potrebbero tenere lontani gli investitori?
«Io non credo perché Marghera ha caratteristiche che nessun’altra zona industriale dell’area metropolitana possiede, dal punto di vista delle infrastrutture, dei sotto-servizi, ci sono le banchine, il porto. C’è tutto quello di cui un’impresa ha bisogno. A Marghera ci sono le condizioni per attrarre investimenti dell’industria manifatturiera».
Da tempo si batte per l’ampliamento della zona franca doganale.
«Nel mondo ci sono tre grandi brand: la Coca-Cola, la Ferrari e il made in Italy. Io penso che molte aziende della manifattura 4.0, godendo delle condizioni della zona franca, potrebbero investire a Marghera per produrre semi-lavorati: questo permetterebbe loro di poter godere del marchio made in Italy, che è il nostro principale punto di forza nel mondo. Bisognerebbe però avere la forza per attrarre fondi europei che permettano di collegare meglio Marghera ai grandi corridoi paneuropei».
Ha parlato di imprese 4.0. Ma le aziende stanno davvero facendo innovazione?
«È una strada obbligata, soprattutto sul fronte del rispetto all’ambiente: lo chiedono i clienti, lo chiedono i consumatori. È un circolo virtuoso: le aziende green da un lato sono più forti sul mercato rispetto ai competitor, dall’altro rispettano l’ambiente. È un passaggio necessario che fa bene a tutti».
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