Marghera, Poste senza aria condizionata

MARGHERA. L’ufficio postale centrale di Marghera da alcuni giorni è privo dell’impianto di area condizionata, ma, nonostante le proteste dei dipendenti e dell’ampio numero di utenti, il problema rischia di protrarsi ben oltre il picco massimo di afa. E probabilmente fino ai primi di settembre, quando, forse, l’ufficio sarà anche costretto a chiudere del tutto per alcuni giorni per consentire i lavori di sostituzione dell’impianto. Nella sede delle Poste Centrali di Marghera in Piazzale Concordia da alcuni giorni per trovare un minimo di refrigerio dagli oltre trenta gradi esterni di temperatura, utenza e dipendenti sono costretti a rivolgersi a due soli ventilatori a pale posizionati per terra davanti agli sportelli.
L’impianto centralizzato si è guastato e, per ora, non si conoscono tempi precisi per il ripristino. «Non è possibile», lamenta Daniele Vittone della UilPoste provinciale, «che ogni estate ci debbano essere problemi di rotture di impianti. Marghera non è il primo caso quest’anno, ma si sono verificati inconvenienti anche a Mirano, Mestre centro e Zelarino. Sappiamo che quasi la metà degli impianti sono obsoleti, non vedo perché si debba aspettare per forza la rottura, con inevitabili disagi a utenza e lavoratori, per cambiarli. Forse, per capire che ci vuole un cambio di mentalità, si aspetta solo che malauguratamente qualcuno si senta male veramente». Almeno per altri due mesi, però, la sostituzione dell’impianto non sarà possibile. «Si è verificato un guasto non semplice da risolvere», spiega Poste Italiane, «che ci vedrà costretti a cambiare l’intero impianto, anche in previsione delle stagione invernale. Dovremo pertanto bandire una gara per l’appalto, e i tempi previsti vedranno i lavori iniziare presumibilmente a fine agosto, con l’ufficio che potrebbe rimanere chiuso al pubblico per alcuni giorni».
Intanto, non sono certo due ventilatori provvisori a dare sollievo in un ufficio che, privo di finestre come da regolamenti, rischia di trasformarsi in una specie di serra per gli otto lavoratori dei singoli turni e per l’utenza. Ad agosto, tra bollette da pagare, stipendi e pensioni, il rischio è quello di code che raggiungono anche l’ora di attesa, con il caldo che potrebbe portare anche ad esasperare gli animi. «Lavorare con soldi e documenti cartacei», dice ancora Vittone, «in un ambiente dal caldo eccessivo è quasi impossibile, quindi capisco perfettamente le proteste dei dipendenti di Marghera».
Massimo Tonizzo
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