Marghera, Lo scandalo della “muraglia” incompiuta

Le ispezioni in barca degli attiviti dell’M5S accertano 18 punti critici con palancole assenti oppure già arruginite e cadenti

MARGHERA. Il danno è enorme, sia economico che ambientale e sanitario e la beffa è ancora peggio.

Dopo 10 anni e 800 milioni di euro spesi, dei quasi 42 chilometri di “muraglia “ di palancole e canalette di raccolta delle acque piovane – previsti per impermeabilizzare tutta la gronda lagunare dai veleni dei terreni del sito di interesse nazionale di Porto Marghera (1.621 ettari) ne mancano ancora 4,7 da completare, ovvero 1 in più dei 3,5 chilometri incidati dalla Commissioen Parlamentare d’Inchiesta. Come se non bastasse sempre più tratti di palancole (alte fino a 24 metri) già posizionate sono arruginite e stanno cedendo, vanificando così quanto è già stato fatto e lo stesso scopo dell’opera di messa in sicurezza della laguna; per giunta resta da realizzare il cosiddetto «retromarginamento» che dovrebbe prevenire gli allagamenti (causato dalla stess “muraglia”che protegge la prima falda sotterranea) in caso di forti piogge a Marghera .

L’ispezione dei Grillini. Sono queste le conclusioni del “Gruppo di lavoro Ambiente del meetup Grillivenezia” che hanno ispezionato, con cura e per mesi, le malconce sponde dei canali lagunari a bordo della barca di uno di loro e alla fine, un gruppo di consiglieri e attivisti del M5S di Venezia ha messo a punto e inviato un documentato dossier, con foto e mappe, sullo stato dell’opera di marginamento, la famosa “muraglia” lunga 42 chilometri, avviate più di dieci anni fa e costate fino ad oggi 800 milioni di euro. Una “missione” pensata e realizzata dai Grillini veneziani – che ieri hann oconvocat ouna conferenza stampa, presenta anche la consigliera comunbale Sara Visma – al preciso scopo di impedire che i contaminanti tossici e cancerogeni ancora presenti nelle discariche che imbottiscono Porto Marghera, possano filtrare in laguna o nella prima falda sotterrana. Le ispezioni sono state effettuate dagli attivitti “grillini” Anthony Candiello, Vera Cantale, Roberto Cazzador, Giancarlo Cecchinato, Claudio Giubbilo, Tiziano Malagò, Andrea Palermo e Federica Giovannacci, che si sono messi in testa di scoperchiare lo scandalo nazionale di un’opera prevista solo per fare gli interessi di che doveva realizzarla e, peraltro, l’ha realizzata con materiali che già cedono e inquinano ulteriormente la laguna.

Magistratura e istituzioni. Le conclusioni della loro indagine, realizzata con alla mano il dossier della commissione d’inchiesta della Commissione parlamentare a sul ciclo dei rifiuti e gli illeciti ambientali sono ora sotto gli occhi della magistratura veneziana (che starebbe indagando da mesi e mesi sulla realizzazione di quest’opera, affidata come il Mose all’onnipresenteConsorzio Nuova Venezia) e saranno presto messi in rete (youtu.be/TeGiNu1HpfM) e inviate al sindaco Metropolitano Lugi Briganaro, al governatore Luca Zaia, a deputati e senatori membri della Commissione parlamentare d’inchiesta e al Provveditorato Interregionale.

I punti critici. Le ispezioni in barca hanno permesso, secondo i Grillini veneziani, di mettere a punto una documentata relazione sullo stato di realizzazione dell’enorme opera di messa in sicurezza della laguna che mette in evidenza ben 18 “punti critici” che rischiano di vanificare il completamento e la funzionalità dell’opera. Tra questi c’è il paradosso del tratto di 500 metri della sponda sul canale Sud della multinazionale Alcoa (una delle ultime aziende a pagare la transazione di 7 milioni con il ministrero per il danno ambientale) no nancora realizzato malgrado i fondi disponibili. Lungo il canale di San Giuliano che costeggia l’omonimo parco (escluso in un secondo momento dal preimetro del Sin) circa 1500 metri, cioè tutta la sponda nord, risulta non marginata dalla Regione Veneto che ne ha la competenza. In pieno porto commerciale c’è il Molo A dove ci sono 150 metri di sponda precedentemente marginata in cedimento azione di terreno e acqua di falda vista la mancanza di palancole.

Anche le sponde della Cassa di Colmata del “Molo Sali” – dove vengono depositati i fanghi non pericolosi di dragaggio dei canali – le palancole già installate sono in evidente corrosione. Allarmante è anche il caso del Canale Lusore-Brentelle (il più inquinato della laguna) dove la sponda nord (950 metri circa non marginata) è presente una riga di palancolatura, con numerose interruzioni di parecchi metri cadauna dovute a sottoservizi, servizi, strutture per tubazioni aeree. Anche tratti delle sponde che fronteggiano Idromacchine e Fincantieri non sono completati Sul Canale Ovest (sponda sud) risulta non realizzato un tratto di 200 metri della sponda per la presenza di diverse tubazioni , mentre a ridosso del nuovo ponte strallato (ponte del Porto Commerciale) fino a Cereal Docks, la sponda non è marginata per circa 600 metri. Infine, i collaudi dei tratti già realizzati «non sembrano essere stati fatti del tutto visto lo stato di degrado delle palancole installate».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia