Marghera, la crisi di Condotte congela anche le torri al Vega

Il gruppo Immobiliare è interessato da una procedura di concordato con riserva E il Pala Expo, con una capienza di 7mila persone, cerca ancora una vocazione

MARGHERA. I progetti di Condotte Immobiliare spa, del Gruppo Ferfina, da tempo in gravi difficoltà finanziarie, dall’aprile scorso è interessata da una procedura di “concordato con riserva” e ora rischia di vedere naufragare anche i suoi piani per il “waterfront” di Porto Marghera. L’area del Vega 2, dove Condotte ha costruito il Pala Expo e dove dovrebbe costruire anche due alte torri per un totale di 16 mila metri cubi con un totale di 400 camere abitabili, è attualmente del tutto inutilizzata, tranne l’area parcheggi del Pala Expo.

Le ultime notizie sulla procedura di concordato non sono certo incoraggianti, l’accordo con le banche creditrici per il rientro dai debiti non è arrivato e sembra ormai inevitabile la dichiarazione del fallimento e l’arrivo di un commissario liquidatore. Lo sviluppo dell’area Vega 2, che si trova accanto a quella del Parco tecnologico e scientifico Vega 1, faceva parte del grande progetto di recupero e riqualificazione urbana di tutto il waterfront di Porto Marghera, messo a punto da un team di progettisti internazionali come gli architetti Michele De Lucchi e Andreas Kipar. Il Pala Expo, realizzato tre anni fa con una capienza per 7 mila persone e parcheggi per oltre mille auto negli oltre 5 ettari di superficie, è racchiuso tra il canale Brentella, via Ferraris e via Righi-Ponte della Libertà. La sua realizzazione doveva essere solo l’inizio dello sviluppo dell’intera area che dovrebbe ospitare le due torri per uso residenziale, commerciale e congressuale, per le quali era stata chiesta al comune di Venezia una variante urbanistica al piano regolatore generale.

Ma di fatto Condotte ha congelato tutto il progetto e da mesi è alla ricerca di un gestore del Pala Expo che è stato costruito nella porzione più ambita dell’area Vega 2, acquistata da Condotte al salatissimo prezzo di 20 milioni di euro e, di fatto, non è mai decollato, nemmeno dopo il lancio promozionale come evento collaterale all’Expo di Milano del 2015 che l’aveva inglobato con l’iniziativa del Padiglione Aquae. Per realizzarlo, con un costo di 10 milioni di euro, Condotte - già allora in difficoltà finanziarie per un debito di circa 300 milioni di euro - ha dovuto affidarsi a Sgr-Internazionale Investments che fa capo alla finanziaria di Enrico Marchi, presidente di Save e gestore dell’aeroporto Marco Polo di Tessera. Ma già alla prima esperienza di gestione, il Pala Expo affidato all’omonima società che faceva capo a Giuseppe Mattiazzo, ha deluso tutte le aspettative, chiudendo i sei mesi di attività del Padiglione Aquae con pochissime presenze di pubblico ed espositori, e di conseguenza con un bilancio in forte perdita. Tant’è che la società di Mattiazzo è stata sfrattata dal Pala Expo e costretta al fallimento e Condotte, nonostante gli sforzi, non è riuscita a utilizzarlo pienamente e tanto meno è riuscita, almeno per il momento, a trovare un nuovo gestore capace di farlo fruttare visto che si trova in una ottima posizione sul waterfont di Porto Marghera, accanto all’area dei Pili di proprietà di una società (Porta di Venezia) che fa capo al sindaco, Luigi Brugnaro che vorrebbe anche lei realizzare torri, una darsena da diporto e, sopratutto, un palasport per far giocare la sua Reyer, previa autorizzazione del Porto . —


 

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