Marghera, ex Alcoa. «Sarà un laminatoio di primo livello»
MARGHERA. Degli oltre mille dipendenti di venti anni fa, dopo la sfilza di chiusure e messe in liquidazione di società che hanno gestito gli impianti siderurgici di Porto Marghera - dalle italiane Sava ed Alumix fino alla statunitense Alcoa e attualmente Arcoil - il laminatoio di Fusina oggi ne occupa 280 in tutto.
Sono gli ultimi “sopravvissuti” di decenni di cambi di gestione e ristrutturazione - prima dalle Partecipazioni statali e poi dalle multinazionali private - che hanno ridotto al lumicino il settore dell’alluminio, un tempo colonna portante del polo industriale di Porto Marghera, insieme alla petrolchimica.
Anche per loro, dopo la chiusura delle fonderie di Porto Vesme in Sardegna e del reparto primario di Fusina che la multinazionale americana Alcoa aveva rilevato (insieme al Laminatoio) dall’ex Alumix in liquidazione è arrivata la resa dei conti.
I 280 operai e impiegati di Fusina sono rimasti per mesi con il fiato sospeso per il timore di fare la fine dei loro colleghi messi in mobilità o prepensionati. Alcoa, infatti, ha ceduto il Laminatoio - ribattezzato Fusina Rolling - alle newco americana Arcoil che la settimana scorsa ha comunicato di essere pronta a cedere gli impianti di Fusina al fondo di investimento tedesco Quantum Capital Partners che l'anno scorso ha rilevato il 100 per cento del laminatoio Hydro Slim di Cisterna (Latina) e ora - come conferma il suo consigliere delegato, Giovanni Fregnan, nell’intervista che ci ha concesso - si appresta ad acquisire anche quello veneziano come Slim Aluminum spa.
La scorsa settimana siete stati a Fusina per comunicare ai lavoratori il vostro interesse a rilevare il Laminatoio di Fusina, conferma?
«Sì, siamo stati diverse volte a Fusina e abbiamo definito i termini della cessione del pacchetto azionario di Fusina Rolling a Slim Aluminium».
A che punto siete?
«È in corso il processo di consultazione con Arconic, nell’ambito dell’Euro Forum europeo, che auspichiamo si concluda entro marzo con il closing della compravendita».
Ma l’Antitrust europeo potrebbe fermarvi?
«Il parere dell’Antitrust europeo è una procedura dovuta, non c’è alcun problema di cartello o di non rispetto delle regole della libera competizione a livello europeo e dei consumatori. Per questo aspettiamo fiduciosi il parere dell’organismo europeo che dovrebbe arrivare al più presto».
Perché vi interessa il Laminatoio di Fusina?
«Vogliamo realizzare con lo stabilimento di Latina e con quello di Venezia una realtà produttiva di primo livello in Italia. Due stabilimenti complementari in grado di offrire al mercato laminati in alluminio per diversi utilizzi, dal tetrapak per contenitori di cibi come già facciamo a Latina alle leghe più pesanti per utilizzi marini e altro del Laminatoio di Fusina. Il nostro obbiettivo, come abbiamo già detto ai rappresentanti sindacali dei lavoratori veneziani, è di realizzare un’eccellenza produttiva che, al pari di quella di Cisterna Latina, ha una lunga storia e una comprovata esperienza focalizzata in settore che ha ancora un futuro».
E l’ occupazione?
«L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: tutti i dipendenti di Fusina conserveranno il posto di lavoro e avranno gli stessi trattamenti che hanno oggi, come prevede la procedura».
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