Corso di bengalese per bambini a Marghera: preservare la cultura e favorire la comunicazione

L'iniziativa mira a preservare la lingua e la cultura bengalese, favorendo il legame tra le nuove generazioni e le famiglie. Il corso, destinato a bambini delle scuole elementari

Marta Artico
Corso di Bengalese in una scuola a Marghera
Corso di Bengalese in una scuola a Marghera

 

«Non è la prima volta che tengo un corso di bengalese per i bambini, da qualche anno faccio la stessa cosa a Marghera, grazie agli spazi che ci lascia don Nandino Capovilla. È importate che i bambini non perdano la loro cultura e soprattutto che riescano a comunicare con i parenti, i nonni che risiedono in patria oppure i famigliari che vivono qui».

Azhad Khan, è il responsabile del gruppo Venice Bngla Music, eclettico, affezionato alle tradizioni, da sempre va chiedendo spazi per poter far conoscere la cultura bengalese ai suoi connazionali e agli italiani, tanto che ha organizzato il capodanno bengalese a Marghera, una grande festa colorata in un parco.

«Sono responsabile del corso assieme ad altre tre maestre» spiega» «si tratta di una iniziativa nata in seno al consolato e all’ambasciata, da tempo andavo chiedendo spazi, poi abbiamo iniziato a parlarne, anche assieme al comune e alla prefettura, abbiamo fatto diverse riunioni e ottenuto gli spazi, e adesso il corso partirà anche qui. È importante che i bambini non dimentichino la loro cultura e tradizioni e possano dialogare con la loro famiglia nella loro lingua».

Appuntamento domani alle 11, negli spazi dell’Istituto Giulio Cesare. Per ora ci sono una decina di iscritti delle quinte elementari. Taglia corto sulle polemiche l’avvocato Fabrizio D’Avino, console onorario del Bangladesh.

«Sono questioni puerili, è importante che i bambini non perdano la lingua e ne imparino di nuove». Kamrul Syed, responsabile della Venice Bangla School, non la considera una novità: «Da quasi vent’anni nella mia scuola insegniamo sia l’italiano che il bengalese ai bambini, e abbiamo organizzato dei corsi dopo scuola anche alla Giulio Cesare».

Alam Shariful, bengalese, è anche nel consiglio d’istituto dell’Istituto comprensivo Giulio Cesare: «È una iniziativa lodevole e ne siamo felici» spiega «anche se per noi abbastanza normale, in ogni caso ad avvisarci non è stato il consolato, ma lo abbiamo saputo dalla dirigente scolastica».

Il corso è gratuito, i bambini porteranno il materiale e devono essere tutti iscritti alla Giulio Cesare, le mastre sono di madrelingua.

«Nella chiesa della Cita» conferma don Nandino Capovilla «i corsi di madrelingua si fanno da diversi anni, e non solo il bengalese. La stessa cosa la fanno i cinesi come noi in giro per il mondo facciamo con Dante Alighieri: ognuno coltiva la sua cultura, si chiama in between, ognuno porta la propria appartenenza, e più la coltiva più diventa una ricchezza per noi e per loro».

Un plauso arriva anche da Gianfranco Bonesso, a lungo dirigente comunale, che ora anima l’associazione Articolo 19: «Bisognerebbe farlo con tutte le lingue» commenta.

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