Marghera autonoma? I residenti sono divisi tra “pro” e “contro”

L’idea di separarsi da Venezia non piace a tutti «Semmai da Mestre, ma qui non siamo al Cavallino»
Di Massimo Tonizzo

MARGHERA. Marghera comune autonomo? Le prime opinioni degli abitanti sulla questione di una ipotetica separazione dalla nascente città metropolitana di Venezia, che prenderà il posto della Provincia, vedono i residenti dividersi, ma con una maggioranza decisa verso il no alla separazione e il sì a restare uniti a Venezia. Se proprio “secessione” deve esserci, comunque, mai e poi mai assieme ai “cugini” di Mestre.

Al mercato rionale di piazza Mercato la gente si divide tra chi propende per l’indipendenza di Marghera e chi, invece, vede Venezia come una sicurezza e un’ancora di appoggio in una situazione finanziaria difficile.

«Così come stiamo va tutto abbastanza bene», dice Claudio Zecchin, pensionato ed ex dipendente pubblico, «non vedo effettivi motivi per chiedere una autonomia che, tolta Venezia, porterebbe probabilmente meno entrate per il nuovo comune di Marghera. Penso che difficilmente qui si potrebbe ripeterebbe la situazione positiva verificatasi con la decisione presa da Cavallino, per il quale rispetto a noi contano molto le entrate turistiche che ne permettono la sopravvivenza come comune autonomo».

Per il sì è invece Clodomiro Zuin, ottant’anni splendidamente portati e in passato lavoratore nel ramo dell’edilizia. «Penso che avremmo vantaggi. A mio parere Marghera è perfettamente in grado di cavarsela da sola anche senza Venezia. Qui la Municipalità funziona già bene e basterebbe poco per renderla del tutto autonoma. L’autonomia, però, deve essere totale, quindi Marghera da sola e senza Mestre».

Per il sì è anche Maria De Paoli, casalinga, che argomenta il suo parere favorevole soprattutto con le possibilità di semplificazione burocratica: «Attualmente per molti documenti e certificati si tocca andare nelle sedi centrali a Venezia o Mestre e fare lunghe file e attese. Con il comune limitato a Marghera tutto sarebbe molto più semplice e veloce».

No netto, invece, da Nives Vitale, ragioniera in pensione e da quarant’anni a Marghera: «Si andrebbe incontro a ulteriori inutili spese. A Marghera già sta chiudendo tutto, fabbriche e negozi. Non vedo come il comune autonomo potrebbe portare qualcosa in più alla vita cittadina. Se Mestre vuole la sua autonomia, che la prenda pure,ma Marghera deve restare all’interno della città metropolitana».

Concordi nel loro no anche le amiche Renza Mazzon e Laura Cecchi, entrambe casalinghe. «Staccandoci», dice la signora Renza che abita nel quartiere da oltre quarant’anni, «a mio parere perderemmo quasi tutto senza guadagnare nulla in cambio. Penso soprattutto ai servizi garantiti dai fondi assegnati come città di Venezia, che arrivano in parte anche nelle aree periferiche. Non mi sembra che Marghera possa essere in grado di sopravvivere da sola e senza questi soldi supplementari garantiti».

«Spero nella scelta giusta da parte di chi ha maggior potere decisionale rispetto a noi semplici cittadini», dice la signora Laura, a Marghera dal 1977, « a mio parere Venezia, Mestre e Marghera sono più forti come entità unica».

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