Giovane ferito a coltellate in via delle Querce: giallo a Marghera
Le tracce di una lite in via delle Querce, a ridosso di una casa abbandonata occupata da tossicodipendenti e sbandati. «Oltre quelle siepi succede di tutto, ormai abbiamo paura a uscire con il buio»
I sanitari del 118 lo hanno raccolto ai margini di viale Vespucci, tra il centro di Mestre, Carpenedo e San Giuliano, quindi.
Trafitto da chissà quanti colpi di coltello, aveva perso molto sangue e ha trascorso il resto della notte in sala operatoria, dove i medici hanno suturato le sue ferite e provveduto a diverse trasfusioni prima di poterlo dichiarare fuori pericolo - anche se la sua prognosi ieri pomeriggio restava ancora riservata.
E, quando sarà in grado di parlare, dovrà rispondere alle domande dei carabinieri: il tunisino 24enne soccorso alle tre del mattino, tra sabato e domenica, dovrà spiegare molte cose, a cominciare da come sia arrivato su quel marciapiede, visto che tutto lascia supporre come lo scontro che l’ha ridotto in fin di vita si sia invece consumato a Marghera, nel parcheggio del cimitero della città giardino.
Le indagini
Ieri mattina i militari dell’Arma erano proprio in via delle Querce, unico punto del territorio in cui sono state scoperte tracce compatibili con una lite violentissima: nello svincolo di accesso all’area di sosta l’asfalto era macchiato da ampie e numerose chiazze di sangue, che nel primo pomeriggio sembravano ancora fresche, tanto copiosa deve essere stata l’emorragia.
Gli aloni rossi si allungavano per tutto il parcheggio per poi concentrarsi di nuovo nelle immediate vicinanze della fermata dell’autobus, all’estremità opposta della piazzola di sosta, dove erano state disperse decine di batuffoli di cotone.
Il nastro segnaletico bianco e rosso delle forze dell’ordine ha impedito per tutta la mattina l’accesso alle auto, mentre gli specialisti erano impegnati a numerare e fotografare ogni segno, esattamente come si vede fare nei procedurali in televisione.
E mentre i militari del nucleo scientifico catalogavano ogni metro di strada, i colleghi in divisa suonavano alle porte delle case che affacciano sul cimitero: «I carabinieri hanno chiesto a tutti», confermavano dalla palazzina a due piani all’angolo con via De Marchi, «ma qui nessuno ha sentito niente. Noi siamo anziani, la notte è difficile che qualcosa ci tiri giù dal letto. Certo, quando abbiamo visto le sirene, in mattinata, ci siamo tutti domandati cosa fosse successo».
Tra i residenti della zona c’è anche chi, con uno sguardo veloce, punta verso quello che potrebbe essere il problema: «Sono più di dieci anni che chiediamo al Comune di demolire quella casa abbandonata, o almeno di mettere finalmente un po’ in ordine oltre i rovi», sospira un’anziana in procinto di suonare ai parenti vicini, «Lì dentro vanno e vengono personaggi di ogni tipo. Questa era una zona tranquilla, una volta, oggi anche qua ci sono spacciatori e sbandati e io, ormai, non mi fido più di uscire di casa quando fa buio».
Il contesto
Sotto accusa c’è la struttura disabitata che sorge quasi a ridosso delle mura del cimitero, tra il parcheggio e il complesso del forno crematorio: chiusa dietro un quadrato di siepi alte e selvagge, è vuota da quando sono morti i precedenti inquilini, che stando al vicinato versavano l’affitto a Ca’ Farsetti.
Arrivarci non è difficile: la vegetazione che circonda e nasconde l’edificio si apre in due varchi, il primo dà sui campi sul retro, dove una scala a pioli inglobata dalla vegetazione racconta di quando era ancora necessario scavalcare la recinzione; il secondo passaggio si apre proprio sul parcheggio del camposanto, neanche cinque metri di distanza dalla macchia di sangue più ampia tra quelle che ieri sporcavano l’asfalto.
La piccola casa a due piani oggi presenta il cemento al posto delle porte, lì dove qualcuno ha provveduto a murare gli accessi, ma questa accortezza non sembra aver scoraggiato gli occupanti abusivi, che hanno guadagnato l’interno infilandosi dalle finestre, dal terrazzino, dal sottotetto dove un’altra scala spezzata indica la via Attorno ai muri esterni, dal lato della strada, vestiti, scarpe, pentole, resti di bivacchi più o meno improvvisati; dal lato dei campi, invece, decine e decine di siringhe usate ammucchiate negli angoli, gli aghi scoperti che minacciano qualsiasi intruso, che svettano sopra i rettangoli di carta stagnola anneriti dagli accendini.
Le ipotesi
I carabinieri, ieri mattina, hanno preso nota di tutto. Ora resta il difficile compito di unire i puntini, ammesso che sia possibile: il giovane ricoverato all’Angelo è stato fortunato, la lama che l’ha colpito non ha centrato alcun organo vitale, ma le tante ferite subite dimostrano un accanimento feroce che, forse, potrebbe davvero riportare a storie di marginalità, a debiti e a importanti conti in sospeso.
Difficile, soprattutto, immaginare come da Marghera sia arrivato a Mestre, in quelle condizioni: se gli schizzi sull’asfalto portano fino alla fermata Actv, è anche vero che in piena notte nessun autobus attraversa via delle Querce.
Eppure al 112 non sono arrivate altre segnalazioni, tra sabato e domenica: in viale Vespucci nessuno ha parlato di urla, di litigi, l’unica chiamata partita dal quartiere è quella al 118, per un uomo già a terra. Anche il collegamento tra l’asfalto insanguinato e il ricovero, insomma, non è scontato.
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