Maresciallo dei carabinieri condannato a otto mesi

Jesolo. L’ex comandante della stazione dell’Arma assolto dai reati di peculato e truffa aggravata È rimasta in piedi invece l’accusa di falso in atto pubblico. Il suo difensore presenterà appello

JESOLO. È stato assolto dal reato più grave che gli era stato contestato, quello di peculato. Assolto anche dalla truffa aggravata, così come aveva chiesto il suo difensore, l’avvocato Ettore Santin. Ma il maresciallo dei carabinieri, Raffaele Battipaglia, ex comandante della stazione dell’Arma di Jesolo, è stato condannato comunque a otto mesi di reclusione: l’accusa che gli è rimasta attaccata è quella di falso in atto pubblico. Il pubblico ministero Roberto Terzo aveva chiesto una condanna a un anno e mezzo di reclusione. Naturalmente la pena è stata sospesa grazie alla condizionale e il suo difensore ha già annunciato che presenterà appello.

Nell’ottobre di tre anni fa era sembrato un trasferimento senza alcuna giustificazione, visto che il maresciallo dei carabinieri Battipaglia, allora comandante di Jesolo, nella cittadina balneare era conosciuto e stimato. In aula sono stati ascoltati i testimoni, per la maggior parte carabinieri della stazione. A far scattare le indagini gli accertamenti compiuti dal vice comandante: da tempo sia Battipaglia sia il suo vice sono stati trasferiti. Stando alle accuse, Battipaglia dal 2009 al 2012 avrebbe utilizzato l’auto di servizio guidata da un militare per le sue faccende private, in particolare il 9 dicembre di sei anni fa avrebbe raggiunto le «Ceramiche Piave» per acquisti che riguardavano casa sua, inoltre nello stesso giorno si era fatto accompagnare all’ospedale di San Donà per una visita. Sempre con l’auto di servizio guidata da un militare, il 22 agosto 2012, si era fatto accompagnare all’ospedale di Portogruaro per alcuni esami che doveva fare. Infine, avrebbe trasferito nella sua casa, prelevandole dal giardino della caserma quattro piante ornamentali. Questi episodi sono stati rubricati nel capo d’imputazione per il reato di peculato. Per quanto riguarda quello di truffa ai danni dello Stato, si legge che il comandante si attribuiva presenze in servizio in modo che gli venissero pagati straordinari e maggiorazioni previste per incarichi esterni, quando invece avrebbe svolto tutti quegli incarichi soltanto parzialmente.

Fin qui tutte accuse che sono cadute o perché ritenute non provate o perché fatti che non hanno costituito un reato. L’unica rimasta in piedi è quella che riguarda la presenza in servizio del maresciallo per alcune ore, mentre Battipaglia era invece assente.

Prima di finire a Jesolo il maresciallo Battipaglia aveva svolto incarichi importati: anche per la sua altezza (sfiora i due metri) e prestanza fisica aveva prestato servizio nei corazzieri quando al Quirinale c’era Sandro Pertini, inoltre aveva partecipato a numerose missioni di pace, l’ultima quella in Kosovo nella ex Jugoslavia.

Giorgio Cecchetti

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