Mareggiate e spiagge da ricostruire, il grande business dei giacimenti in mare
VENEZIA. Il mare si mangia la sabbia. E la sabbia - con il ripascimento - si mangia i soldi pubblici. Al ritmo di 1,5-2 milioni l’anno nel tratto compreso tra le foci del Tagliamento e del Piave (Bibione, Caorle e Eraclea) e di almeno 4 milioni l’anno nel tratto compreso tra la foce del Piave e Isola Verde (da Jesolo a Sottomarina passando per Cavallino) tratto di litorale che fino al 2014 è stato di competenza del Magistrato alle Acque, quindi del Consorzio Venezia Nuova, che ha gestito gli interventi affidando i lavori alle consociate, come accade per il Mose.
VENEIZA. L’erosione. Interventi in assenza di una regia tecnica e politica sul fronte della lotta all’erosione del litorale veneto, una regione che tuttavia - lo sottolinea Legambiente nel rapporto Spiagge indifese 2015 - soffre meno di altre regioni italiane il problema, con una percentuale di spiagge in erosione del 17,9% rispetto a una media nazionale del 42% con una fetta di territori come Puglia, Abruzzo e Molise ben oltre il 50%. Se il problema è globale non si possono tacere responsabilità locali: se sulle spiagge non arrivano più sedimenti in modo naturale è perché i fiumi, tra dighe, bacini di raccolta e cave di estrazione, non ne portano più.
Il percorso del Piave - dal monte Peralba a Cortellazzo - ne è la prova: l’apporto di sabbia al litorale è praticamente nullo. Tra i fiumi Tagliamento e Sile mancano all’appello, secondo gli esperti, circa ottantamila metri cubi di sabbia l’anno. Ecco perché è in questo tratto della costa che le mareggiate sono più minacciose - la zona più colpita è Jesolo Pineta - come quella di una settimana fa, che si è mangiata anche gli ombrelloni: scirocco e alta marea a 115 cm.
Maggio, mese di interventi. Il mese di maggio è quello solitamente individuato per gli interventi di ripascimento dopo il periodo invernale, ma negli ultimi anni le cose stanno cambiando. Anche nel 2013 c’era stata una grande mareggiata - classificata dal comune di Jesolo come la più gravosa avvenuta a maggio negli ultimi 26 anni - con la dispersione di 40 mila metri cubi. Ma ogni anno, nel solo litorale jesolano, a leggere i documenti degli uffici tecnici comunali, se ne vanno a seconda del numero e dell’intensità delle mareggiate tra i 150 mila e i 300 mila metri cubi di sabbia. Mareggiate che nel corso degli ultimi anni, sostengono gli uffici tecnici (2008, 2010, 2012, 2013, 2016) del comune di Jesolo, «hanno esasperato i fenomeni erosivi in atto lungo l'arenile di Jesolo in particolare nella zona Pineta di Cortellazzo». E per intervenire, soprattutto se la stagione estiva è alle porte, serve sabbia, pulita, da stendere in fretta.
Cave marine, i giacimenti. Per sopperire alla mancanza di sabbia la Regione è da tempo alla ricerca di una cava marina, a una distanza compresa tra le 12 e le 15 miglia dalla costa, che possa garantire il materiale necessario per il ripascimento di tutta la costa. Le cave marine sono come depositi nei quali, a causa delle correnti, si accumulano quantità di sabbia.
C’è già una mappa - qui sopra pubblichiamo quella dell’Istituto per la protezione e ricerca ambientale - frutto di alcune ricerche commissionate dalla stessa Regione, che identifica alcuni di questi depositi. Ma fino ad oggi da dove è stata presa la sabbia, e chi l’ha gestita? Nell’area a ridosso del Taglimento, da sempre gestita dalla Regione, la sabbia è sempre stata presa dalla foce del Tagliamento, dove l’apporto di detriti, a differenza del Piave, si è ridotto ma è ancora consistente. E dove lo scavo ha permesso di agevolare la navigazione in alcuni canali. Per le spiagge di Jesolo e Cavallino, gestite fino al 2014 dal Magistrato alle Acque e affidate al Cvn nel perimetro della legge speciale per la laguna, i canali di approvvigionamento sono stati due: le cave marine gestite dal Consorzio e i cantieri edili di Jesolo, con il materiale scavato tenuto in deposito per un anno, pulito, analizzato e poi riversato sulle spiagge. Ma quando il boom edilizio lungo il litorale si è fermato, è venuta meno anche la sabbia, interrompendo in business entrato nell’occhio del ciclone con lo scoppio dello scandalo Mose, e che ha portato la Regione, nel 2014, a riprendere la regia di tutto il litorale.
Il business di sabbia. Per quasi vent’anni quindi gli interventi strutturali e quelli più morbidi sono stati gestiti dal Consorzio. Per Jesolo è stato un vantaggio perché tutto il litorale ha potuto godere di risorse che altrimenti non sarebbe mai riuscito a raccogliere, ma con spese per la collettività. In una seduta consiliare di due anni fa, qualche settimana dopo la retata della procura veneziana, era stato il consigliere regionale Moreno Teso, a snocciolare i dati - mai contestati - sul costo della sabbia da cantiere che veniva pagata fino a 21 euro, tre volte tanto rispetto ai 7 euro che il genio civile regionale pagava la sabbia per riapascere il litorale a Sud della foce del Tagliamento. Interventi che, a Jesolo, sia con la sabbia prelevata dalle cave marine che con la sabbia dei cantieri venivano eseguiti secondo le logiche del Concessionario unico. Ad esempio da ditte come la Ccc di Musile di Piave, società consorziata che nel 2013 ha eseguito lavori per 3,6 milioni di euro, con il ripascimento di quasi sei chilometri di litorale, e la società Rodighiero di Jesolo che per anni è stata una delle principali aziende locali a occuparsi della sistemazione del litorale e di stendere la sabbia.
Dal Consorzio alle gare. Dalla fine del 2014, con il passaggio della gestione della costa dal Magistrato alla Regione, in particolare del Bacino idrografico litorale veneto, ex Genio Civile, che solo in questi mesi - terminate le code degli appalti che erano stati assegnati dal Consorzio - sta prendendo pieno possesso degli interventi di tutela di tutta la costa veneziana. Nel dicembre dell’anno scorso, con una gara a procedura negoziata, sono stati assegnati i lavori per il ripascimento della spiaggia di Cortellazzo, sono stati affidati all’Anese di Concordia Sagittaria, che si è aggiudicata l’appalto offrendo poco meno di 600 mila euro, con un ribasso d’asta del 26%. La ditta Fratelli Scuttari invece, di Chioggia, si è aggiudicata i nei mesi scorsi i lavori per il ripristino dell’arenile alla pineta di Cortellazzo, in destra del fiume Piave.
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