Marcon, si spacciava per medico: Dekleva a processo

Chiesto il rinvio a giudizio per l’uomo accusato di aver ucciso la moglie Lucia Manca. E' in carcere in attesa del processo

MARCON. Forse l’ha fatto per coprire gli anni di università «marinati»; forse per sembrare più credibile agli occhi dei medici; o forse semplicemente per una questione di status symbol. In attesa di conoscere la sua verità, la procura di Venezia non ha dubbi: Renzo Dekleva, già indagato per l’omicidio della moglie Lucia Manca, si spacciava per medico senza aver mai conseguito la laurea.

Il pubblico ministero Francesca Crupi ha infatti chiesto il processo a carico dell’informatore farmaceutico di Marcon, e il giudice Roberta Marchiori ha fissato l’udienza preliminare per il primo ottobre. Tre le ipotesi di reato contestate all’uomo: sostituzione di persona, false attestazioni, induzione in errore.

Due le prove chiave in mano all’accusa. In primo luogo la carta d’identità, rinnovata in municipio a Marcon il 10 luglio del 2008, dove alla voce professione è riportata la parola «medico». In secondo luogo, i biglietti da visita rilasciati ad alcune pediatre trevigiane.

Ora la parola passa alla difesa che potrà eventualmente chiedere di definire il procedimento con un patteggiamento o di essere ammessa al rito abbreviato, che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena. Al di là della strategia che gli avvocati Stefania De Danieli e Pietro Someda sceglieranno, Renzo Dekleva – codice alla mano – rischia soltanto pochi mesi per essersi fregiato di quella laurea mai conseguita. A pesare invece sulle sorti dell’uomo sarà l’esito dell’inchiesta relativa alla morte della moglie, per la quale risulta indagato con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

La procura ritiene di avere un quadro indiziario solido sul coinvolgimento di Dekleva, prova ne sia che l’indagato, detenuto nel carcere di Santa Bona a Treviso dallo scorso 31 gennaio, non ha mai presentato alcuna istanza di revisione della misura cautelare. E non a caso i suoi legali hanno preferito puntare sulla superperizia che dovrà confermare entro il prossimo 7 novembre se il decesso di Lucia Manca sia effettivamente sopraggiunto per soffocamento, come affermato dal consulente del pubblico ministero.

Il motivo è semplice: nell’ipotesi in cui gli esperti non fossero in grado di stabilire con certezza la causa della morte (il cadavere della donna fu trovato in avanzato stato di decomposizione), la difesa avrebbe margine per mettere in discussione la qualificazione giuridica del fatto: in sostanza la possibilità di mettere in discussione se si sia trattato di omicidio volontario.

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