Marco Polo operativa, Comune sconfitto

Per il tribunale Ca’ Farsetti non può chiudere la società. Pettenò: «Brugnaro non sperperi soldi, faccia entrare altri soci»
Di Francesco Furlan

La Marco Polo System è morta, anzi no. Il Comune voleva sciogliere, e quindi chiudere, la società che per molti anni ha gestito gli spazi di Forte Marghera - oggi in mano all’omonima Fondazione presieduta da Cesare Castelli - ma il tribunale di Venezia, chiamato a dirimere la battaglia legale, con un’ordinanza dell’altro giorno, ha detto di no. Per capirne i motivi bisogna ripercorre la storia della società nata nel 2000 come Geie (Gruppo europeo di interesse economico) e costituita dai soci Comune di Venezia e Unione dei Comuni della Grecia. Una società amministrata da Pietrangelo Pettenò, che si è occupata di progetti di cooperazione e collaborazione a livello europeo - ad esempio la studio della rete dei forti del Mediterraneo - e che, a Forte Marghera, su incarico delle amministrazioni che si sono succedute, si è occupata anche della gestione degli spazi per il recupero di Forte Marghera. I rapporti, già difficili con Giorgio Orsoni, si sono fatti più tesi con l’arrivo a Ca’ Farsetti di Luigi Brugnaro che ha deciso di estromettere la Marco Polo dalla gestione del Forte, garantendogli comunque una sede, e di chiudere la società. Una decisione che però, spiega il giudice Lina Tosi nell’ordinanza, il Comune non può prendere da solo, senza tenere conto del fatto che gli altri soci, i comuni greci, vogliono invece tenerla in vita. Anche perché tra le parti - riassume un giudice - c’è un accordo, firmato nel 2010 dopo i primi dieci anni di attività, che prevede il proseguo dell’attività per 5 anni, più altri 5 anni. L’attività si poteva quindi interrompere alla fine del 2015?

Sì, ma il Comune avrebbe dovuto precisarlo per bene, e non dare per assodato lo scioglimento. Anche perché, se il Comune dava per sciolta la Marco Polo, non si spiega la lettera del Direzione politiche educative del Comune di Venezia - lettera del marzo del 2016 - che chiede alla Marco Polo di attivare i laboratori per le scuole, proposti poi dalla società nel maggio successivo, e regolarmente pagati da Ca’ Farsetti. «Operando quindi», scrive il giudice nel dispositivo, «dando per vivo e vitale il Geie, di cui come socio il Comune predicava l’avvenuta cessazione». Tra i progetti in corso da parte della Marco Polo anche Youinherit, rientrante nelle programmazione Interreg Central Europe, sul fronte degli antichi mestieri lagunari. «Marco Polo System rappresenta il successo dell’Europa della cultura e della partecipazione», commenta Pettenò, «Brugnaro invece ci ha sempre osteggiati, non dando sovvenzioni e anzi avanzando pretestuose richieste economiche. L’accanimento ideologico del sindaco fa male ai veneziani e alla posizione di Venezia sullo scacchiere europeo. Se Brugnaro non crede nel progetto, anziché sperperare soldi pubblici per inutili liti giudiziarie, esca da socio e permetta a chi ha già chiesto di aderire come socio». Solo poche settimane fa il Comune aveva anche ricevuto un’ingiunzione di pagamento per 151 mila euro, servizi offerte dalla Marco Polo e mai saldati.

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