Marco Polo nel mirino delle minacce
Incontri contro ogni forma di xenofobia e razzismo ma anche minacce al liceo Marco Polo. «Ci arrivano minacce e offese, anche firmate, via mail. Le stiamo raccogliendo e le trasmetteremo alla Procura», ha segnalato la preside Annavaleria Guazzieri dell’Istituto scolastico frequentato da circa 1200 studenti. Dopo la vicenda degli insulti ai migranti e ad alcuni politici postati dalla professoressa d’inglese Fiorenza Pontini sul proprio profilo Facebook il liceo si è immediatamente mobilitato invitando autorevoli voci del mondo dell’istituzione e dell’informazione.
Agli studenti lo scorso martedì ha parlato il prefetto Domenico Cuttaia, ieri è stata la volta del giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti che, da inviato, ha seguito la rotta dei migranti attraversando il Sahara sui camion e, fingendosi migrante clandestino, curdo iracheno, si è fatto arrestare a Lampedusa per raccontare e denunciare tragedie, traffici, porte sbattute in faccia anche da sacerdoti che hanno ignorato l’appello di Papa Francesco all’accoglienza.
Ad introdurre il giornalista Gatti agli oltre 200 giovani - numerosi sono arrivati dal liceo artistico che sta davanti al Polo, portandosi sottobraccio una sedia - è stata la preside Guazzieri che ha detto: «Questo secondo e non ultimo seminario è la risposta della nostra scuola non xenofoba. È ipotizzabile che gli studenti incontrino anche gli “invisibili” che ogni giorno incrociamo nelle calli».
Gatti prima di raccontare la sua storia ha sottolineato: «Siete giovani straordinari perché date una risposta civile e pacata. Il vostro senso civile è pari a quello della resistenza dei nostri partigiani. Perché non vi siete voltati dall’altra parte fingendo di non aver visto?».
Una raffica di domande e riflessioni degli studenti: «Come trovare un modo giusto e corretto per rispondere»; «Desidero attivarmi per pensare a un futuro migliore senza fascismi e ideologie»; «La storia insegna a non restare indifferenti»; «Le idee della professoressa che va allontanata sono pericolose. Sono il nostro contrario»; «Augurare la morte a persone che soffrono è un fatto gravissimo. Una persona così non può insegnare qui e da nessuna altra parte».
Poi le considerazioni del giornalista: «Non c’è altra strada: il passaggio fondamentale sono la conoscenza e la democrazia, quest’ultima perfettibile cioè può essere migliorata».
Sabato 5 novembre è in programma un altro appuntamento. Gli studenti incontreranno Ali Ehsani, profugo afgano di Kabul che a bordo di un barcone fatiscente ha attraversato l’Egeo rischiando di morire in mare. Si è salvato aggrappandosi a un pezzo della barca. Laureato alla Sapienza ha raccontato la sua storia nel memoir “Stanotte guardiamo le stelle” scritto con Francesco Casolo per Feltrinelli.
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