Maratona di New York: «That’s a truffa, mister Bloomberg»

La rabbia dei 300 runners veneti già negli Usa. C’è chi correrà lo stesso con il lutto al braccio. Proposta anche un class action contro i tour operator

NEW YORK. «That's a truffa mister Bloomberg». L'attempato runner italiano intervistato sulla linea del traguardo della New York city marathon da una televisione locale non usa certo mezzi termini. Nel cielo azzurro splende il sole, l'elettricità nei quartieri a sud è stata ripristinata, così come la metro, che ricollega ancora (a pagamento) Manhattan a Brooklyn. I newyorkesi affollano i negozi e così, apparentemente, non sembra esserci alcuna ragione al mondo per annullare una festa a 47 mila persone.

Il disappunto dei quasi 3 mila maratoneti italiani (di cui 303 provenienti dal Veneto), si spinge anche oltre. Un avvocato pordenonese domani incontrerà un collega statunitense per definire una possibile strategia legale contro la municipalità. Un gruppo di runners padovani propone una class action contro i tour operator che li hanno portati fin qui.

«Non si annuncia che la corsa si farà sicuramente martedì per poi annullarla inaspettatamente il venerdì sera» dice un gruppetto di trevigiani. «C'è il sospetto che si sapesse da subito che la corsa non si sarebbe fatta, ma che New York non abbia voluto rinunciare al business delle prenotazioni e dei consumi», concludono. Claudio Caroni, titolare del tour operator Born2run di Reggio Emilia, agenzia che opera esclusivamente nel mondo delle maratone, è qui dal tardo pomeriggio di venerdì. «Ero sul pullman che dal JFK porta a Manhattan quando ho ricevuto la notizia e non volevo crederci. Una decisione di questo tipo, presa a poche ore dallo start della maratona, ci lascia stupiti e delusi, anche e soprattutto per gli sforzi enormi fatti per consentire a tutti quanti di raggiungere New York. Se fosse successo in Italia sicuramente ci avrebbero deriso e additati come i soliti faciloni». Tra i beffati c’è anche il campione olimpico Stefano Baldini che avrebbe dovuto correre la maratona per beneficenza. L’oro di Atene è critico: «Sono scivolati sulla realtà. Dovevano saperlo già da martedì che sarebbe stato impossibile gestire un evento così importante, peccato che si siano mosse trentamila persone da tutto il mondo! Ero qui per correre e dispiace anche per Run4Emilia, il progetto volto alla raccolta fondi in favore del Comune di Reggiolo».

Tra i runner c'è chi propone, all’ora della maratona cancellata, di indossare il pettorale e di portare correndo capi di vestiario e offerte in denaro per gli sfollati. Consegna davanti al municipio. Prevale, però, la voglia di correre. E stamattina, con una fascia nera al braccio, i runners di tutte le nazioni si ritroveranno a Central Park per 20 chilometri di fatica e solidarietà. Tra loro Orlando Pizzolato, Linus e molti podisti di Veneto e Friuli Venezia Giulia venuti fino a qui per coronare un sogno sportivo infranto, più che da Sandy, da ragioni riconducibili a un'altra corsa. Quella di martedì prossimo con arrivo alla Casa Bianca.

La rabbia e la delusione dei veneti (69 partiti dalla provincia di Venezia, 47 da quella di Padova, 42 trevigiani e otto bellunesi) ieri è comunque viaggiata oltreoceano verso il vecchio continente anche via twitter e Fb. Decine i messaggi, molti pieni di risentimento non tanto per l’annullamento della maratona, piuttosto perché l’annuncio è arrivato in maniera tardiva. C’era un business da salvaguardare.

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