Manutenzioni, turismo, sicurezza dal governo arrivano 110 milioni

Soddisfazione negli uffici di Ca’ Farsetti: «Dopo la firma il premier Renzi ha mantenuto la promessa» Tra i capitoli più significativi: 45 sono per lavori straordinari, 10 per i flussi, 21 per la terraferma
Di Alberto Vitucci

Centodieci milioni di euro per la Città metropolitana di Venezia. Nella riunione del primo dicembre il Cipe (Comitato interministeriale per la Programmazione economica) ha stanziato i fondi del “Patto per Venezia”. Una settimana dopo la sua visita in laguna, il premier Renzi ha dunque mantenuto l’impegno firmato con il sindaco Brugnaro. E il Cipe da lui presieduto, all’interno dei tanti progetti su Infrastrutture, cultura, ambiente, ha assegnato anche i fondi per la Città metropolitana. «Siamo molto soddisfatti», dicono a Ca’ Farsetti, «il premier ha mantenuto la parola».

Qualche incertezza all’inizio perché la cifra (110 milioni) è la stessa stanziata per la ferrovia dei Bivi dal ministero delle Infrastrutture. Ma i soldi per il Patto, specifica la delibera del Cipe, vengono dal Fondo sviluppo e coesione (Fsc) 2014-2020, destinati a Regioni e Città metropolitane. Con Venezia anche Milano, Firenze e Genova, Regione Lazio e Regione Lombardia. 110 era la richiesta nel dossier consegnato dal Comune a Renzi nei mesi scorsi e adesso parte integrante del Patto. Con i fondi stanziati ieri si potranno prima di tutto rifinanziare gli interventi di manutenzione della città legati alla Legge Speciale. Finanziamenti bloccati dopo che il governo Berlusconi nei primi anni Duemila, aveva varato la Legge Obiettivo e dirottato tutti i fondi sulla grande opera Mose. Dal 2008 si era interrotto anche il finanziamento «quota parte» dei fondi Cipe. E la città era rimasta a secco.

Adesso 45 milioni di euro, senza bisogno di contrarre mutui come si faceva negli anni precedenti, saranno destinati agli interventi di manutenzione straordinaria della città d’acqua. A cominciare dallo scavo dei rii, ma anche il restauro di edifici, rive e ponti, la sistemazione di fondamente e canali. E «l’acquisizione e il restauro di immobili da destinare a residenza, attività sociali, culturali, produttive, artigianali. Sono disponibili da ieri anche i 10 milioni di euro destinati come prima tranche ai «sistemi sperimentali di gestione del turismo a Venezia». La gestione dei flussi di cui si parla da mesi che dovrebbe adesso imboccare strade operative. Ci sono nella delibera anche gli 8 milioni per la «riqualificazione funzionale di palazzo Ducale».

«Interventi necessari e urgenti», dice la direttrice della Fondazione musei con delega a palazzo Ducale Gabriella Belli, «come la sistemazione delle facciate e dei pavimenti, la pulizia di alcune sale, di affreschi e statue». Nella lista ci sono anche fondi per la ricerca sulle nuove tecnologìe di conservazione e restauro, che sarà affidata alle Università (3 milioni), il recupero di Forte Marghera (5 milioni di euro su un totale di 12). Infine, interventi sulla terraferma. Soldi per la riqualificazione urbanistica della stazione di Mestre (3 milioni), 21 milioni inseriti nella voce che riguarda la «riqualificazione di edifici e luoghi pubblici di rilevanza socio-economica e il contrasto all’illegalità nella terraferma veneziana».

Sicurezza inserita nei Fondi per la rinascita delle periferie. Infine il punto più contestato. I due milioni di euro che il Comune ha chiesto al governo per la «progettazione di infrastrutture necessarie alla risoluzione del transito nel canale di San Marco e della Giudecca delle navi superiori a 40 mila tonnellate di stazza lorda». Dicitura che aveva messo d’accordo tutti. Se non fosse che due pagine dopo il “Patto” prevede all’articolo 6 («Impegni delle parti»), l’impegno appunto del governo a realizzare il progetto denominato «Tresse Nuovo. Salvaguardando in tal modo anche l’attività della Stazione Marittima e dei lavoratori oggi in servizio».

Un punto su cui i comitati, ma anche gli ambientalisti e il Pd locale, non sono d’accordo. «Non si scavano nuovi canali», dicono, «ci sono progetti che permettono alternative portando le navi fuori dalla laguna» Una frattura che ha spinto il Pd provinciale a criticare l’iniziativa del Capo del governo.

Due milioni che serviranno per avviare la progettazione delle alternative. «Il Tresse è il nostro progetto, ma siamo disposti a discutere per migliorarlo», ha detto il sindaco Brugnaro, «l’importante è salvare la Marittima». Un’ipotesi potrebbe essere quella di rinunciare allo scavo delle Tresse che ha anche problemi ambientali (l’Ispra lo ha bocciato perché dovrebbe tagliare la discarica dei fanghi inquinati) dirottando le navi sul Vittorio Emanuele e realizzando il nuovo bacino di evoluzione. Un tema ancora irrisolto. Se ne parlerà con il nuovo presidente del Porto. Dopo il referendum.

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