«Manuela Cacco, complice ma credibile»

Omicidio Noventa. Ecco le motivazioni che hanno portato alle condanne dei fratelli Sorgato (30 anni) e della tabaccaia (16)
PADOVA . Una «ricostruzione coerente» quella fornita da Manuela Cacco, coimputata ma anche – di fatto – testimone d’accusa. Ecco perché quella ricostruzione senza sbavature, logica e non contraddittoria, sommata a una valanga di indizi verificati e riscontrati nel corso dell’inchiesta, ha portato il giudice alla formazione di un convincimento al di là di ogni ragionevole dubbio. Il convincimento della piena responsabilità penale degli imputati nell’assassinio di Isabella Noventa, la segretaria di Albignasego uccisa la notte fra il 15 e il 16 gennaio 2016, il cui corpo non è mai stato trovato. Ecco perché i fratelli Freddy e Debora Sorgato sono stati condannati a 30 anni di carcere per il reato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla soppressione del cadavere, mentre sono stati inflitti 16 anni e 10 mesi a Cacco che, pur partecipando all’ideazione del delitto, ha poi collaborato con gli inquirenti. È un’anticipazione delle motivazioni della sentenza del gup padovano Tecla Cesaro depositate ieri sera nella cancelleria dell’Ufficio gip a un paio d’ore dalla scadenza del termine, la mezzanotte del 23 ottobre.


Processo indiziario.
Si è trattato di un processo indiziario, rileva il giudice. Manca la “prova regina” del delitto, il corpo della vittima. Mancano le tracce di sangue di Isabella, mai accertate nella villetta dell’ex fidanzato Freddy, ritenuta “palcoscenico” del dramma. Eppure, secondo il giudice, è proprio la somma degli indizi, univoci e precisi, insieme al resoconto fornito dalla Cacco (definito coerente) ad aver reso possibile l’accertamento della verità processuale.


Elementi forti.
Nelle motivazioni tanti gli elementi indiziari indicati come forti. Fra questi: gli sms scambiati fra i tre (Cacco a Freddy il 9 gennaio 2016: «... Porta pazienza tra poco sarà tutto finito», e poi Cacco a Debora poche ore prima del delitto: «A quest'ora domani sarà tutto sistemato»); le telefonate fra gli imputati; i giri in auto intorno a Noventa la notte del 16 gennaio (i fratelli nella Golf di Debora, la Cacco al volante della sua Polo) per sbarazzarsi del cadavere documentati dalle telecamere lungo le strade; le celle telefoniche agganciate dai telefonini. Ancora il video che riprende Manuela durante la messinscena per le strade di Padova quando sfila indossando il piumino bianco della vittima.


La collaborazione.
Credibile è ritenuto il resoconto della Cacco che, dopo aver svelato la messinscena il 15 febbraio 2016, fornisce una dettagliata ricostruzione dell’omicidio il 25 febbraio e il 7 marzo completata l’8 settembre. «Debora mi disse “Ho ucciso Isabella con due colpi di mazzetta e le ho infilato un sacchetto in testa».


I Sorgato.
Inattendibili le versioni dei fratelli. «Isabella è morta in un gioco erotico... l’ho gettata nel Brenta» la spiegazione di Freddy. Contraddittorio l’alibi di Debora: prima aveva detto di aver passato la tragica notte al lavoro, poi a casa, correggendo ancora il tiro («Avevo parcheggiato l’auto da Freddy e mi ero dimenticata in macchina il cellulare»).


Cristina Genesin


©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia