Mantovani, duecento lavoratori a rischio

Venezia, il ministero del Lavoro ha negato il rinnovo della Cassa integrazione perché non c’è stato un percorso di risanamento

VENEZIA. Non ci sarà la proroga della Cassa integrazione straordinaria (Cigs) alla Mantovani e ora a rischiare il licenziamento sono quasi duecento lavoratori. È questo l’esito della lunga e complicata riunione che ieri a Roma, nella sede del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, si è protratta per quasi 5 ore tra l’azienda del Mose, le organizzazioni sindacali, e la direzione del Ministero. Riunione tesa, la quarta in un mese, dopo tre rinvii e altrettanti verbali di mancato accordo. Ieri azienda e sindacati erano fiduciosi di tornare da Roma con la proroga della Cassa integrazione straordinaria (Cigs), conclusasi lo scorso 26 ottobre: se non nove mesi, almeno sei.



E invece la direzione generale del ministero del Lavoro ha risposto picche, imputando alla Mantovani di non aver dato seguito a quel piano di risanamento presentato un anno fa, durante la firma per il primo anno di Cigs, e che prevedeva la nascita della newco Sereco (Serenissima costruzioni) nella quale trasferire la parte sana dell’azienda e una fetta importante di lavoratori, almeno duecento. Saltato il tavolo per la proroga della cassa integrazione, l’azienda ha deciso di ritirare la procedura di licenziamento collettivo per 102 dipendenti che aveva avviato lo scorso 11 settembre, riservandosi «ogni altra possibile azione». Impossibile quindi leggere questa mossa dell’azienda con la lente dell’ottimismo. Nella partita a poker tra ministero, azienda e organizzazioni sindacali, l’azienda è pronta a rilanciare sul numero dei licenziamenti anche perché, semplicemente, non saprebbe dove collocare i cento operai che il 26 ottobre sono usciti dalla protezione della Cigs, e in questi giorni sono in ferie forzate.

«La procedura di licenziamento», spiegano fonti aziendali, «potrebbe ora riguardare anche duecento persone». Un numero che comprende gli 85 operai impegnati nei cantieri del Mose; cantieri da alcune settimane lasciati sguarniti per il contenzioso che vede contrapporsi la Mantovani e il Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Se il piano di ristrutturazione dell’azienda, con la nascita della Sereco, è stato congelato è - nella versione di Mantovani - responsabilità del Cvn che lo scorso 4 agosto aveva promesso 20 dei 40 milioni dovuti, oltre a lavori per altri 100 milioni di euro. «Promesse», spiega la Mantovani, «che non sono state mantenute e ci hanno impedito di procedere con la nascita della newco. È ovvio che se i soldi e i lavori arrivassero una parte dei 200 licenziamenti possibili potrebbero rientrare». Un pressing che dura da tempo, anche in tribunale, dove l’azienda ha fatto ricorso al Tar contro il sesto atto aggiuntivo sui cantieri del Mose. Proprio per le difficoltà di dare atto al piano di ristrutturazione lo scorso 16 giugno l’azienda aveva inviato una lettera al ministero del Lavoro, chiedendo una revisione dell’accordo del 2016, che però non c’è stata. Fino a che ieri sera la direzione del ministero ha stabilito la mancanza dei presupposti per la proroga della Cigs, aprendo una fase di forte incertezza per l’azienda e soprattutto per il futuro dei 260 lavoratori rimasti.

 

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