Mani russe sulla sede della Croce Rossa
JESOLO. Una cordata di imprenditori russi per la Croce Rossa di Jesolo. Le perizie sono in corso e la struttura, con tutta la sua vasta area verde, potrebbe essere venduta. Non certo svenduta, trattandosi di imprenditori di un certo peso disposti a sborsare cifre importanti. Si parla di circa 30 milioni di euro, ma le perizie sono ancora in corso. La Croce Rossa non ha mai nascosto di essere pronta, dietro il giusto compenso ad andarsene da Jesolo, dove è sempre meno desiderata in tempi di invio forzato di migranti.
Farebbe comodo a tutti, soprattutto in tempi difficili in cui questi migranti arrivano a frotte dal Sud Italia e devono essere ospitati in questi enti e strutture attrezzati per l'assistenza. A Jesolo, in via Levantina civico 100, ci sono ancora 25 “dublinanti”, tra uomini, donne e bambini, ovvero quei migranti che, in difetto di documentazione nella nazione in cui sono arrivati, vengono rispediti nel Paese in cui sono sbarcati per completare la documentazione che consentirà loro di restare regolarmente in Europa.
Dopo un primo tentativo della Regione, alcuni anni fa, poi andato a vuoto, adesso c’è un nuovo interesse per la Croce Rossa che su quest’area frontemare è un punto di riferimento per la formazione, quando non ci sono emergenze internazionali di altro tipo. Gli imprenditori russi hanno visto bene dalle steppe, perché potrebbero realizzare alberghi e residence da mille e una notte in un’area di grande interesse turistico e speculativo che ai turisti russi piace molto, tanto da diventare con tedeschi e austriaci, i più ricercati anche per le disponibilità economiche. Poco lontano è stato realizzato e aperto l’hotel Almar, primo cinque stelle di Jesolo, poi verrà terminato, forse per la prossima estate, se non prima, un altro hotel cinque stelle nelle vicinanze, della Falkensteiner. «Di perizia», dice dal Consiglio comunale Daniele Bison, «ne era stata fatta una anche i tempi di Galan in Regione, attraverso l’allora direttore generale, ma l’avevamo fermata invocando la Corte dei Conti in quanto una perizia non era giusto avesse dietro la Regione. Se fosse stata pagata, avremmo trasmesso tutto alla Corte dei Conti e così non se ne fece nulla. Ora ci provano questi russi, che essendo imprenditori privati, con una società a Roma, possono fare quello che vogliono naturalmente trattandosi di loro investimenti. Certo, dobbiamo stare in guardia dalle speculazioni e pensare al destino dell’ospedale che sarà compresso tra questi poli e costruzioni turistiche. Bene ha fatto, dunque, la direzione generale a mettere un’ipoteca sull’ospedale con questo polo riabilitativo che verrà realizzato e sarà un punto di riferimento per la sanità territoriale».
Intanto il prefetto ha scritto al sindaco di Jesolo, come a altri sindaci, per tastare la disponibilità di strutture pubbliche in cui accogliere i migranti che sono arrivati, in tutto un centinaio, in provincia. Il Comune, però, pare non abbia strutture statali o pubbliche a disposizione che siano agibili.
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