Mancano i cancellieri giudici di pace in crisi

La pianta organica non è adeguata alle esigenze: a rischio efficienza dei servizi e integrità psico-fisica dei dipendenti. Interpellanza del M5S al ministro Orlando
Di Giorgio Cecchetti
Interpress/Mazzega. 10.06.2015.- Riva di Biagio Palazzo del Giudice di Pace
Interpress/Mazzega. 10.06.2015.- Riva di Biagio Palazzo del Giudice di Pace

VENEZIA. All’Ufficio del Giudice di pace di Venezia, ormai, è messa in discussione l’efficienza dei servizi giudiziari e addirittura l’integrità psico-fisica di chi ci lavora. A dirlo sono gli stessi dipendenti, ma pure gli avvocati che frequentano quegli uffici e i giudici: alcuni deputati dei 5 Stelle hanno anche presentato un’interpellanza al ministro della Giustizia Andrea Orlando in cui gli chiedono quali iniziative intende adottare a fronte dei gravi disagi lamentati dai lavoratori e dai cittadini utenti per assicurare un adeguato livello di funzionalità.

Per capire in quali condizioni lavorino in Riva de Biasio basta dare un’occhiata ai numeri: prima dell’accorpamento dei Tribunali e degli uffici a quello centrale, in quello di Mestre il personale amministrativo era composto da 14 persone, dal funzionario agli ausiliari, in quello di Venezia erano in dieci e in quello di Dolo in tre, per un totale di 27 dipendenti. Dopo l’accorpamento previsto dalla legge nel capoluogo, a Venezia, il personale amministrativo è composto da 10 unità soltanto. Dei dipendenti di Mestre soltanto uno lavora ora ai Giudici di Pace di Venezia, gli altri sono presso altri uffici del Tribunale o della Procura, ma i fascicoli di Mestre e Dolo sono arrivati tutti. Così in ambito penale ci sono ben 13 e trecento fascicoli pendenti e in quello civile quasi cinquemila.

«Nonostante le nostre numerose segnalazioni al ministero di Giustizia», afferma l’avvocato Nadia Santambrogio, coordinatore dei nove giudici di pace lagunari, «nulla è cambiato, Roma non ci ha risposto». La pianta organica è del tutto inadeguata e Rita Sartori spiega l’anomalia veneziana: «Come per tutte le altre città d’Italia, dopo l’accorpamento, nella sede centrale, quella del capoluogo, sono stati concentrati tutti i fascicoli delle sedi periferiche chiuse, ma a differenza che nella altre città Venezia è l’unica realtà in cui una sede periferica, quella di Mestre, aveva più del doppio dei fascicolo, dei giudici e anche del personale amministrativo». E tutto questo è accaduto senza che la pianta organica sia stata adeguata. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro tra i rappresentanti sindacali del personale amministrativo, il giudice di pace coordinatore e il rappresentante del Consiglio dell’Ordine forense veneziano, l’avvocato Tommaso Bortoluzzi.

Al termine, tutte le parti hanno concordato, alla luce della situazione critica, di chiedere «l’immediata revisione della pianta organica da parte del ministero della Giustizia, ampliandola adeguatamente». «Non si può certo attendere la scadenza naturale della revisione, quella prevista tra due anni» sottolinea l’avvocato Santambrogio.

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