Manager per rilanciare via Piave, nasce il progetto del distretto
MESTRE. Prove pratiche di rigenerazione urbana in via Piave con il laboratorio “Spazi pubblici” della Fondazione del Duomo di Mestre cordinato da Marco Zordan e che ha visto lavorare assieme sei architetti della città (Alessandro Bellinato, Vincenzo Casali, Alvise Giacomazzi, Giovanni Leone, Stefania Minoia, Giovanni Vio) e un docente universitario che in via Piave ha lavorato, come Riccardo Caldura. Obiettivo dei professionisti progettare una riqualificazione urbana per via Piave, la strada che unisce il centro alla stazione ferroviaria e che è collegata con Venezia (via treno) e con Marghera.
Un quartiere vitale, multietnico, con caseggiati e angoli di pregio oggi in declino e che fa i conti con gli effetti negativi del degrado e della presenza di sacche di microcriminalità.
Al bando «grandi interventi isolati», dice il gruppo di lavoro: serve una attenzione e interventi anche «minimi ma costanti e inseriti in un progetto guida e serve una regia in grado di coordinare i diversi livelli unendo l’iniziativa privata e sociale con l’azione pubblica di ampio respiro».
Come? Facendo, in pratica, di via Piave un distretto commerciale e urbano con una regia dell’amministrazione e con un manager che la tramuti in azioni concrete. E che veda il coinvolgimento di quanti in questi anni hanno provato a migliorare le cose: dai cittadini di via Piave, alle categorie del commercio passando per gli hotel fronte stazione, come il Plaza e il Bologna, e i servizi sociali del Comune che in via Piave stanno per insediarsi negli alloggi confiscati a Keke Pan.
Venerdì prossimo alle 18 al Laurentianum di piazza Ferretto il gruppo di studio della Fondazione presenterà a categorie economiche, associazioni e cittadini la propria idea per rilanciare via Piave. «Via Piave è un laboratorio urbano di integrazione sociale e convivenza multietnica, dalle grandi potenzialità e ha le caratteristiche giuste per essere strutturato come distretto commerciale, unitario nella gestione e articolato nell’offerta», spiega Giovanni Leone, del gruppo della Fondazione Duomo.
«E anche la questione della sicurezza non è solo ordine pubblico ma dipende dalla formazione di un senso di appartenenza e comunità degli abitanti». Gli strumenti per agire ci sono: si tratta di aggregare azioni (alcune già in atto), ottimizzare le risorse e cercarne di nuove e in questo senso aiutano i fondi per i distretti del commercio previsti dalla legge regionale 50. «Noi proponamo l’avviamento di un processo che porti alla formazione di un tavolo tecnico e di un laboratorio per via Piave come distretto urbano, in cui convergano le scelte «con la collaborazione di ogni interlocutore istituzione possibile». I candidati sindaco possono andare al Laurentianum ad ascoltare, dice Leone. «Da costoro non servono promesse, ma collaborazione per ottenere risultati concreti».
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