Marito a processo. Ma botte e minacce erano invenzioni legate alla separazione

Un cinquantenne di Mestre era accusato dalla moglie di maltrattamenti, ma il giudice non ha creduto alla versione della donna: assolto

Roberta de Rossi
All'ordine del giorno in tribunale i processi per maltrattamenti in famiglia
All'ordine del giorno in tribunale i processi per maltrattamenti in famiglia

Non c’è giorno che in Tribunale a Venezia non si celebrino processi per maltrattamenti in famiglia, abusi, violenze sessuali, stalking. Normalmente imputato è un ex marito, un compagno, raramente un estraneo. E le condanne arrivano puntuali.

Quello che si è concluso martedì 14 gennaio davanti al Tribunale di Venezia, invece, è un caso che mostra un’altra possibile faccia della medaglia. Certamente minoritaria, ma - lo raccontano i fatti - esistente: quella in cui la donna denuncia un uomo per maltrattamenti e violenze che lui non ha commesso. Quando accade - spiegano magistrati e avvocati - è spesso nell’ambito di una separazione.

Martedì, un cinquantenne mestrino accusato di maltrattamenti in famiglia è stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste: la giudice Francesca Zancan non ha creduto al racconto della donna che accusava il marito di averla picchiata più e più volte.

La signora aveva denunciato di essere stata più volte aggredita brutalmente dal convivente, nel corso del 2020-2021: una testata le avrebbe rotto un sopracciglio procurandole una ferita con ben 25 giorni di prognosi. In un’altra occasione lui l’avrebbe afferrata per il collo, procurandole “lesioni giugulari”. Poi uno schiaffo alla guancia sinistra. Per non dire dei quotidiani insulti e minacce: «Stai attenta, dormi con un occhio aperto perché ti taglio la gola», l’avrebbe minacciata il marito, «Ti tolgo i figlio: se non li avrò io, non li avrai tu», con l’aggravante di aver agito davanti ai bambini piccoli.

La denuncia della donna avrebbe preso corpo nell’ambito della causa di separazione e per l’affidamento dei figli. Un quadro drammatico, come troppo spesso vengono raccontati nelle aule di giustizia, portando a condanne e salvando donne e figli.

Questa, però, la volta la storia era sottosopra. Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per conoscere il perché dell’assoluzione, ma la giudice e la pm hanno creduto a lui.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia