Maltempo in Veneto, si contano i danni: nei fiumi una valanga di detriti

Allagate solo le aree golenali. La Protezione civile: «Nuove piogge abbondanti»
Le campagne allagate attorno al Livenza al confine con la Marca e sopra il Livenza e la Statale a San Stino
Le campagne allagate attorno al Livenza al confine con la Marca e sopra il Livenza e la Statale a San Stino
MESTRE.
La grande paura è passata con la notte, Con le notizie sul passaggio delle piene del Piave, del Brenta e del Livenza. Quest'ultimo il sorvegliato speciale, il più a rischio esondazione. Ma alla fine gli argini hanno retto ovunque e a parte le aree golenali invase dall'acqua, la nostra provincia è stata risparmiata dall'alluvione. Nella zona compresa tra San Donà, Noventa e Musile sono rientrate a casa, quasi tutte, le venticinque persone evacuate. La notte più lunga comunque l'ha trascorsa chi abita sulle terre del Livenza che nel trevigiano già due giorni fa ha rotto gli argini. Nella zona di Chioggia ancora allagate, martedì notte, le quindici abitazioni di Punta Gorzone.


Ma la storia di questa piena viene scritta anche con i numeri dei volontari della Protezione Civile, degli agenti, dei militari e dei vigili del fuoco che in tre giorni hanno fatto fronte comune all'acqua. La Provincia ha impiegato 12 pattuglie della Polizia Provinciale, circa 30 uomini del Settore Viabilità, oltre a 60 volontari della Protezione Civile. Volontari che sono stati impiegati sia nel bloccare i «fontanazzi» che nascevano lungo gli argini e nei terreni adiacenti agli alvei ma anche per collaborare nell'evacuare le persone a rischio.


Polizia Provinciale e tecnici del settore stradale hanno monitorato ventiquattro ore su ventiquattro le strade e i ponti soprattutto nella zona del Veneto orientale dove le piene del Livenza e del Piave hanno creato non pochi problemi alla viabilità.

L'impegno dei vigili del fuoco del Comando Provinciale ha riguardato soprattutto altre province. Sei le squadre inviate nelle zone di Padova e Verona, per un totale di una novantina di uomini in tre giorni. I pompieri veneziani sono stati impegnati in particolare nella zona di Casalserugo e a Bovolone. A questi si devono aggiungere gli equipaggi degli elicotteri del Nucleo di Tessera intervenuti in situazioni molto critiche per portare soccorso e recuperare persone in seria difficcoltà.



SANTO STINO DI LIVENZA.
Per la popolazione una notte trascorsa all'insegna dell'incertezza, alleviata dalla presenza instancabile e rassicurante della Protezione Civile, del Genio Civile e dei Vigili del Fuoco. Ma non è finita. L'acqua decresce, ma troppo lentamente. Il Livenza fa ancora paura. Gli argini sono resi più deboli dalla piena e sono più a rischio anche se Giuseppe Ostan, assessore comunale e responsabile del Distretto Portogruarese della Protezione Civile, spiega: «Sono argini collaudati che hanno superato emergenze analoghe e non dovrebbero subire l'effetto sgretolamento, ma l'attenzione è ai livelli massimi». Verso l'una dell'altra notte il livello dell'acqua si era arrestato per poi riprendere a salire arrivando alle due a metri 6,83. E si è temuto il peggio.

Preghiere di donne col rosario in mano, richiami degli uomini, ocio che a cresse, misurando il livello dell'acqua con un rametto de cassia, idrometro popolare, piantato sugli argini. A lato del campo sportivo però era visibile l'idrometro di Cessalto che in tempo reale dava le variazioni di quota. Negli occhi di tutti il ricordo dell'alluvione del 2002, ma questa è stata superiore di ben 14 centimetri e di poco inferiore a quella catastrofica del 1966. Ed il timore che si potesse rivivere la tragica esperienza era palpabile. In zona Biverone, una delle aree più a rischio delle quattro individuate, la Protezione Civile aveva già preparato 250 sacchi per rinforzare l'argine. Poco lontano sono stati bloccati in tempo due fontanazzi con una coronella di sacchi pieni di sabbia.


Alle tre la piena finalmente si è fermata, il livello dell'acqua si è stabilizzato e soccorritori e residenti hanno tirato un sospiro di sollievo. L'organizzazione ha funzionato alla perfezione, frutto di continue esercitazioni della Protezione Civile, effettuate con le squadre degli undici comuni del veneto orientale con Santo Stino capofila. Durante la mattinata di ieri è proseguito il continuo monitoraggio degli argini da parte dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile. «Ieri alle 13 l'idrometro segnava metri 6,76 cioè solo sette centimetri in meno della massima della notte, a conferma della grande portata d'acqua del fiume - dice Luca Villotta coordinatore operativo della Protezione Civile Comprensoriale - è andata molto meglio nel pomeriggio quando alle 15,30 si è avuta una marea a meno 15 ed un'altra altrettanto favorevole alle 21,45. Noi come Protezione Civile avevamo allertato tutti i comuni interessati con un congruo anticipo, forse eccessivo, ma abbiamo avuto il conforto di un risultato più che positivo». Una sala operativa che ha saputo dare le giuste direttive con Giorgio Bandiziol dei Vigili del Fuoco, Massimo Gaggio ed Alessandro Vidal del Genio Civile, Luca Villotta e Giuseppe Ostan, coordinatori per la Protezione Civile. «Siamo preoccupati per le abbondanti piogge previste per fine settimana - dice ancora Giuseppe Ostan - finora non abbiamo effettuato nessuna evacuazione, speriamo di uscire dall'emergenza nei prossimi tre giorni».

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