Malore stronca manager mestrino quarantenne a Londra
L’amore per il calcio e per il Venezia - che a quel tempo si chiamava VeneziaMestre - gli era scoppiato da giovane, con la fusione delle due società voluta da Zamparini nel 1987, quando con i compagni della curva si trovava allo stadio Baracca a fare il tifo e a discutere di calcio. E nonostante da circa 14 anni si fosse trasferito a Londra, il suo cuore continuava a battere per il Venezia, tanto che quando tornava in città non perdeva l’occasione di andare allo stadio.
In curva se lo ricordano tutti. Riccardo Bozzini, quarantenne, è morto ieri mattina alle 6.11 nella capitale inglese. Dopo aver lottato per otto mesi contro una brutta malattia, il suo fisico non ha retto più. Al suo fianco la moglie, che sul suo profilo facebook l’ha ricordato come un marito e un padre fantastico. Gli è stata vicina fino all’ultimo. Riccardo Bozzini lascia anche due figli, il secondo, un maschietto, nato quattro mesi fa: gli aveva regalato una grande gioia e la forza per continuare a lottare contro la malattia.
Da ragazzo aveva avuto la felicità di poter vedere la sua squadra in serie A, con i gol di Recoba e le sfuriate di Novellino. Era andato fino in Inghilterra, prima ancora di immaginare che ci sarebbe andato a vivere, a metà degli anni Novanta, per il torneo anglo-italiano. Vedere il Venezia giocare in un contesto internazionale era un’occasione che non voleva perdere.
Dopo aver studiato commercio estero all’Università Ca’ Foscari si era trasferito nella capitale inglese, dove aveva trovato l’amore e anche un buon lavoro, che gli piaceva molto, prima alla compagnia telefonica Orange e poi, da tre anni, come manager, al gruppo O2.
Nonostante la distanza da Venezia, non aveva mai smesso di interessarsi alle sorti della sua città e soprattutto della sua squadra. «La notizia della sua morte ci ha sconvolto. Era un ragazzo con una grande passione», lo ricorda l’amico Filippo Bocalon, storico esponente del gruppo Gate22 con il quale ha condiviso decine di partite, «che amava il calcio e amava discutere di calcio. Quando rientrava non mancava di venire allo stadio, l’ultima volta un anno fa».
Poi con la malattia viaggiare si era fatto complicato. A Londra era diventato un punto di riferimento per i viaggi dei tifosi veneziani. Oltre al calcio, amava molto anche il ciclismo, soprattutto le tappe di montagna.
I tifosi del Venezia hanno già pensato a qualcosa di speciale per ricordarlo: una maglia della squadra con tutte le firme dei giocatori. «Un modo per rendere omaggio alla sua grande passione per questa squadra, che non aveva mai dimenticato», dice ancora Filippo. (f.fur.)
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