«Mai sospettato la presenza di inquinanti»

Il caso diossina trovata nel giardino di Ca’ Bembo, utilizzato dalla vicina scuola Renier Michiel, ha scatenato in questi giorni ipotesi e domande. Ca’ Foscari, proprietaria del terreno, risponde ad...

Il caso diossina trovata nel giardino di Ca’ Bembo, utilizzato dalla vicina scuola Renier Michiel, ha scatenato in questi giorni ipotesi e domande. Ca’ Foscari, proprietaria del terreno, risponde ad alcuni dei quesiti emersi, precisando di non aver mai sospettato la presenza di inquinanti negli anni passati e di aver fatto chiudere il giardino nel momento stesso in cui «per le operazioni preliminari a lavori di restauro» per legge si è trovata a verificare lo stato dei terreni.

«Il 5 novembre – ha spiegato l’Università in una nota – l’Ateneo ha inviato a Comune, Provincia, Regione e Arpav il piano di caratterizzazione ambientale, cioè la documentazione tecnica con l’ipotesi di intervento per chiedere l’autorizzazione a completare le verifiche e avviare le altre attività previste».

Il 13 gennaio la Regione ha avviato la valutazione del piano, approvato il 28 dello stesso mese. Le tre copie del piano richieste dalla Regione per dare il via libera ai lavori sono state spedite dall’Ateneo il 17 febbraio. «Tutto è stato consegnato – prosegue l’Università – e sarà possibile ipotizzare una tempistica una volta ottenuti i via libera da parte degli enti preposti». Secondo l’Università tutte le operazioni sono state comunicate al dirigente scolastico Salvatore Amato, ma il preside sostiene di non essere stato informato della natura delle sostanze inquinanti e di non avere più ricevuto risposte dopo metà dicembre.

I genitori si sono chiesti quale sia stato il ruolo del Comune: «Prima di fare qualsiasi comunicazione – ha detto l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin – bisogna andare più a fondo e capire il tipo di diossina e la quantità. L’Università ha fatto quello che doveva fare: chiudere il giardino non appena ha saputo che questo parametro era superiore, come avrebbe fatto subito il Comune».

Vera Mantengoli

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