«Mai più malati psichici legati ai letti»

Contenzione dei ricoverati per Tso (Trattamento sanitario obbligatorio): parla il nuovo primario Andrea Angelozzi
Di Giorgio Cecchetti
Monselice, 07 Mag 12.TSO ad un ragazzo in p.za Ossicella. Nella foto: il "soccorso" al ragazzo in barella.Ph. Zangirolami
Monselice, 07 Mag 12.TSO ad un ragazzo in p.za Ossicella. Nella foto: il "soccorso" al ragazzo in barella.Ph. Zangirolami

«Scrivo come garante delle persone limitate nella libertà: vengo a conoscenza che il primario dei Servizi psichiatrici di Mestre intende fare un regolamento per la contenzione nel Servizio di diagnosi e cura di Mestre, tale regolamento legittima una pratica obsoleta, sicuramente priva di aspetti curativi, inoltre incentiva le pratiche di psichiatri ignoranti e poco coinvolti nel servizio stesso. Sicuramente è da anni dimostrato che un’attenta e disponibile pratica che riconosca i diritti dei pazienti in quanto persone e che escluda la contenzione fisica è più curativa». Questa è la comunicazione firmata dal garante comunale Sergio Steffenoni che nei giorni scorsi è giunta sui tavoli del commissario straordinario Vittorio Zappalorto (sostituisce il sindaco, responsabile della salute dei cittadini), del nuovo primario del Servizio psichiatrico di Mestre Andrea Angelozzi e del presidente della sezione civile del Tribunale Maurizio Gionfrida, che ha il compito di verificare la legittimità dei Tso (Trattamenti sanitari obbligatori).

Una comunicazione allarmata, che il dottor Steffenoni ha inviato nel timore che il nuovo primario, giunto da Ancona poco più di un mese fa, avesse l’intenzione, attraverso la redazione di un nuovo regolamento, di introdurre il metodo della contenzione, che in parole povere significa legare i pazienti ai letti del reparto dove sono ricoverati perché non si agitino, non disturbino e non si feriscano.

Un metodo molto discusso, purtroppo ancora utilizzato in molte strutture sanitarie italiane. Proprio poco tempo fa, ad esempio, il pubblico ministero di Venezia Rita Ugolini ha chiesto il rinvio a giudizio di due primari e un medico dell’ospedale di San Donà per concorso in omicidio colposo per un paziente quarantenne che, dopo essere stato legato ininterrottamente per undici giorni al letto, si era lanciato dalla finestra ed era morto nel primo momento in cui era stato liberato. Nel capo d’imputazione si definisce tra l’altro la pratica della contenzione come «impropria e illecita», in quanto utilizzata come terapia e non come «atto per consentire la terapia» e contraria alle indicazioni della conferenza delle Regioni che si basa sullo studio “The European Commitee for the Prevention of Torture and Inhuman or Degrading Treatment or Punishment”».

Il procedimento naturalmente non è concluso - l’udienza preliminare è fissata davanti al giudice per il 18 novembre e toccherà a lui decidere se vi siano elementi per mandare sotto processo i tre medici - ma l’indagine ha messo in luce che si tratta di una pratica molto usata e in molti casi anche a sproposito.

E il nuovo primario di Mestre, interpellato sulla comunicazione ricevuta nei giorni scorsi, dichiara di essere del tutto contrario a qualsiasi contenzione dei pazienti. «È una prassi antiscientifica e antietica» sostiene il dottor Angelozzi. E il nuovo regolamento? «Non ho alcuna intenzione di varare un regolamento anche perché significherebbe giustificare questa prassi, ma non bisogna essere ipocriti», spiega, «si tratta di una pratica che è stata usata anche in questo reparto e io voglio che esistano indicazioni chiare in modo che non sia più utilizzata».

«Non si può far finta che non sia esistita e non esista», ribadisce il primario, «non era certo molto usata, ma se lo è voglio che venga esplicitato chiaramente in quali condizioni, per quale motivo e in quali momenti».

Il dottor Angelozzi, quindi, è apertamente contrario a legare i pazienti ai letti e lo dichiara apertamente (anche la sua storia professionale lo dimostra) e la comunicazione del garante dei diritti delle persone private della libertà è stata utile a chiarire la posizione del primario, visto che per sua stessa ammissione anche a Mestre sarebbe stata una pratica usata.

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